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Aiutiamo Maurizio Coluccio

Creato il 16 marzo 2014 da Makinsud

Nel Mondo esistono migliaia di persone affette da malattie rare cui la ricerca medica non riesce ancora a dare una cura, condannando molti malati ad una triste fine. Maurizio Coluccio è un uomo di 43 anni affetto dalla Sindrome di Cogan Atipica, una delle tante malattie rare di cui non si conoscono ancora le cause e per la quale in Italia non si ha nessuna speranza di guarigione.

Maurizio Coluccio vive a Praia a Mare, paese nell’alto tirreno cosentino, e la sua vita è totalmente cambiata da quando ha contratto questa rara malattia, iniziata nel 2007 e peggiorata negli ultimi anni, affrontando una quotidianità difficile, con forti dolori fisici, perdita di gran parte dell’udito, difficoltà visive e di movimento. Il peggioramento degli ultimi anni ha portato Maurizio Coluccio a cercare possibili soluzioni alla malattia anche all’estero e dal Messico è arrivata una speranza, che gli potrebbe permettere di arrestare il decorso della malattia. A tal proposito, in una clinica messicana il Dr. Marcial Maciel sta curando casi simili a quello di Maurizio Coluccio attraverso una terapia che si basa su un autotrapianto di cellule staminali.

Maurizio Coluccio

Per dare l’opportunità a Maurizio Coluccio di sottoporsi a tale terapia in Messico, così da tentare di arrestare il decorso della malattia, l’Associazione Teniamoci per Mano Onlus, insieme ad amici ed altri volontari, ha lanciato una raccolta fondi. La storia di Maurizio Coluccio ha avuto fin da subito l’appoggio dell’Ubi Banca Carime di Praia a Mare che ha aperto un conto corrente dedicato a sostenere la sua causa. Per dare un contributo ed aiutare Maurizio Coluccio le coordinate bancarie sono le seguenti:

IBAN: IT15 Q 03 0678 0870 0000 0000 2951

intestato a: Maurizio Coluccio

causale: Un aiuto per Maurizio

Il mio male – ha spiegato Maurizio  fa parte delle tipologie di malattie rare. Circa cinquecento persone in tutta Italia sono colpite da questa malattia. Un numero troppo basso per avviare un protocollo di ricerca. Il problema principale, è che non stiamo parlando di numeri ma di persone, con le loro storie, con le loro famiglie, con le loro speranze. Non voglio sentirmi un malato di serie B, solo perché affetto da una patologia rara. Una nuova speranza è arrivata dalla gente, si sono offerti volontariamente di aiutarmi e per questo li ringrazio, perché mi stanno ridando la possibilità di sognare un futuro”.


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