Magazine Cinema
Abbiamo (molto probabilmente) un nuovo regista.
Abbiamo (senza ombra di dubbio) una nuova grande attrice.
Intanto mi riprometto di affrontare a brevissimo in un post la questione cinema contemporaneo-sala-etcetera, ce n'è bisogno.
Detto questo.
Per almeno metà film Cloro mi ha dato l'impressione di essere un'opera prima straordinaria, un vero e proprio piccolo miracolo (italiano).
Non è che poi cali eh, è solo che è mancato il cambio d ritmo che ti aspettavi, il guizzo, il film si assesta e rimane lì, sobrio, onesto, piacevole, ma senza rapirti completamente.
Cloro è la storia di Jennifer (la madre adorava le soap opera, che ci volete fare) una 17enne di Ostia costretta a crescere troppo in fretta. La mamma è morta, il padre è perso mentalmente nel buio più completo (forse proprio a causa della morte della moglie, forse persino per senso di colpa, c'è una frase sibillina al riguardo), il fratellino è un bambino che alterna vivacità a momenti completamente spenti, un bambino senza più genitori, shockato.
Jennifer è campionessa di nuoto sincronizzato (e dopo Foxcatcher siamo a due film consecutivi su sport anacronistici, fuori dal tempo) ma deve saltare allenamenti e preparazione per i campionati italiani perchè, avendo perso casa, i 3 si trasferiscono nelle montagne abruzzesi (vicino Sulmona) in una baita offerta dallo zio. L'acqua manca da morire a Jennifer. E a casa è sempre più dura....
Oh, Giuseppe che scrive la trama, che m'è preso?
Quello che sorprende di Cloro è l'assoluta qualità del tutto, così alta che ti dimentichi dopo 5 minuti che sia un film italiano. Vedi quelle location, vedi la fotografia, vedi la naturalezza degli attori, vedi il gusto e lo stile delle riprese e non noti differenze da tanti film americani dalle tematiche e ambientazioni simili (penso ad esempio a Un Gelido Inverno, praticamente l'esordio della Lawrence, o al bellissimo Frozen River con la divina Melissa Leo, storie di freddo, degrado e vite cresciute troppo in fretta).
C'è un uso dello sfocato impressionante, con questi corpi in primo piano nitidi, perfetti, e questi luoghi sfocati, persi in una profondità di campo pazzesca (ovviamente aiutata da location perfette di valli e montagne). C'è stile, c'è gusto, c'è grazia, in un film di acqua e silenzi, montagne e degrado. Ci sono sequenze memorabili come quella "al contrario" in piscina, come la discesa con le slitte di lei e suo fratello (primo momento di serenità o di tentativo di serenità dell'intero film), come le scene in piscina viste da quella finestra che incombe là sopra.
Sanfelice ci sa fare, eccome se ci sa fare.
E poi c'è lei, la giovane attrice, Sara Serraiocco, una specie di piccola Hilary Swank italiana, una che sa mostrare carattere, che sa suscitare dolcezza, che sa esser naturale, che sa reprimere e nascondere la propria sensualità per poi tirarla fuori completamente. Una vera.
Ma, pur trovandoci davanti ad un'ottima sceneggiatura, quello che manca a Cloro è, come dicevo, la capacità di fare un balzo definitivo in avanti. Non è che in un film debba per forza "accadere qualcosa" per fare sto balzo, perchè basta anche il non visto per compierlo. Ma qua non c'è, Jennifer intraprende una storia che non si capisce bene se sia d'amore o sesso con il custode dello ski lift (con una ellissi temporale un pò strana per giunta), il padre finisce in monastero senza tante spiegazioni (uscendo praticamente di scena, e i tentativi di farcelo tornare non convincono), tutte le situazioni si risolvono in modo affrettato e anche un pelino schematico.
Ma è affascinantissimo il contrasto tra la montagna e il desiderio di acqua di Jennifer, anche perchè, "l'odore del cloro non se ne va via" (dice mentre pulisce la piscina dell'hotel dove lavora).
E l'apnea acquisisce così un doppio significato.
Per lei trattenere il respiro è vita, è la base del proprio sport. Ma l'apnea salvifica è appunto questa, quella sott'acqua. Poi ce n'è un'altra di apnea però, fuori dall'acqua, e quella rischia di farti annegare per sempre perchè non hai la forza per uscirne, non ha musiche d'accompagnamento e non c'è nessuna mano che ti tira fuori. Si chiama vita.
Ci sarà un ritorno, ci sarà l'odore del mare da respirare di nuovo, ci sarà il cloro pronto a farti bruciare nuovamente gli occhi.
Ma proprio quando torni dove hai sempre desiderato di tornare c'è una montagna, c'è un fratellino, c'è un possibile amore che ti dicono che, forse, questo è il posto sbagliato.
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