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Al Cinema: recensione "Gone Girl"

Creato il 25 dicembre 2014 da Giuseppe Armellini
presenti spoiler pesanti
Era da 6 anni che non incrociavo Fincher avendo saltato (non per scelta, anzi, mi ispirano entrambi) i suoi due ultimi, The Social Network e il primo capitolo di Millennium.
Mi fiondo a ritrovare il buon David (autore in passato di 2,3 film enormi) proprio il giorno di Natale, ispirato dal magnifico titolo, Gone Girl, da moltissime critiche positive (che non ho letto nel dettaglio ma insomma, quando si creano consensi te ne accorgi) e dal desiderio di vedere se questo film si poteva fiondare nella classifica dei migliori dell'anno proprio all'ultimo momento.
Beh, che dire, grande film ma sono rimasto forse un filo deluso.
Si vede lontano un miglio che Gone Girl ha matrice letteraria, e si intuisce persino la presenza dell'autore del libro nella stesura della sceneggiatura. Lo si capisce principalmente dai reiterati (ed eccessivi) estratti presi dal diario di Amy, dalla struttura granitica ed eccessivamente architettate da thriller (tutti o quasi i più grandi thriller sono derivati) e da un passo lungo (forse troppo) tipico delle riduzioni cinematografiche (già, si chiamano riduzioni, ma se a farle è lo stesso autore del libro tanto riduzioni non sono...).
Intendiamoci, Gone Girl è un ottimo film, ambiguo,  teso, ricco di spunti persino.
Il tema della bugia nell'amore, quello della coppia già sgretolata che fa finta di no, quello dei cappi psicologici, economici ed emotivi che molte volte un partner mette all'altro, sono tutti spunti svolti egregiamente. A questo proposito ho trovato magnifico il primo incontro tra Nick ed Amy, quel giocare subito con le bugie, 2 minuti che poi in maniera molto più dirompenete rappresentaranno i successivi 5 anni. E' difficile capire se e quando ci sia stato amore tra loro, io ad esempio ho grandissimi dubbi che i due siano mai stati realmente innamorati.
Il problema di questo film è che è sempre un +1 avanti rispetto alla verosimiglianza, in ognuno dei suoi aspetti.
Lo è in quello della critica feroce ai media, veri manipolatori di coscienze e voltagabbana di professione a seconda di dove tira il vento. O.k, di trasmissioni spazzatura che speculano su crimini ce ne sono, in Italia lo sappiamo bene, ma un giorno dopo la scomparsa di una donna (senza sapere per nulla che sia morta, anzi,all'inizio si crede rapita) ritrovarsi una presentatrice da milioni di spettatori che dà del sociopatico, dell'assassino, del bugiardo e dell'incestuoso al marito è davvero impresentabile come cosa. Peccato, perchè con un pò più di misura questa era una delle tematiche svolte meglio del film.
Ma quel +1, forse qua pure +2, è presente anche nella struttura thriller del film, in quella serie di marchingegni, trappole, piani diabolici e "delitti perfetti".
E' facile analizzare Gone Girl da questo punto di vista.
Basta farsi una domanda: le vicende del film, TUTTE, dall'inizio alla fine, sono verosimili?
No. Punto.
E un grande thriller, anche di quelli che giocano con azzardate e diaboliche architetture (per stare nel recente passato penso a Gone Baby Gone - curioso, un altro "Gone" e sempre Affleck di mezzo...- La Migliore Offerta o lo sconosciuto El Cuerpo) alla fine per me reggono molto meglio. E non è detto che siano sceneggiature più verosimili di Gone Girl (anzi...), ma probabilmente il taglio che danno al film ricerca meno questa verosimiglianza (specie nel secondo e nel terzo titolo citato).
Qua invece i post-it di Amy, le "100 cose da fare" che intravediamo nella sua macchina, la seconda messinscena, quella con lo spasimante, la francamente evitabile Caccia al Tesoro, tutto appare davvero troppo, troppo.
La vicenda dell'omicidio del riccone porta poi a due errori, uno "tecnico", l'altro concettuale, che ho fatto fatica a digerire.
Il primo è lei che torna a casa col marito completamente zuppa di sangue dopo che era stata curata in ospedale, tenuta a letto e ripulita per l'intervista, l'altro che in nessun paese civile è credibile che l'Fbi in un caso di efferato omicidio come quello lasci perdere competamente tutto senza una minima indagine (Amy tra l'altro dichiara come fosse legata senza poter fuggire e poi sceneggia quel post-stupro davanti alla telecamera completamente libera...).
Però, però...
Però il film ha una protagonista femminile magnifica, quella Rosamund Pike il cui volto avevo incrociato più volte ma vista solo in una occasione in un intero film (La versione di Barney, di cui peraltro non ricordo nulla). Bravissima, camaleontica, eccezionale nel manifestare ambiguità già nello sguardo e perfettamente a suo agio sia nei panni upper class iniziali che in quelli da contedinella della seconda parte.
In realtà quello che sembrava un film sulle bugie e sui piedi d'argilla di un matrimonio (con lui che ad un certo punto sembrava indifendibile) secondo me racconta invece di una malattia.
Amy non è bugiarda, e Gone Girl non racconta delle menzogne che i due continuavano a dirsi.
No, Amy è malata, cattiva, ha dei disturbi serissimi. E se non bastasse l'assurdo teatro allestito contro il marito, se non bastasse l'omicidio a sangue freddo dell'altro uomo (omicidio poi di pura cattiveria e senza uno scopo troppo preciso se non quello di tornare a tormentare Affleck, probabilmente dopo aver visto in tv che stava per uscirne "pulito") c'è una scena piccolissima ma che forse vale quanto o più di queste altre da Csi Miami.
Lo sputo nel bicchiere della ragazza. Così, improvviso, nascosto, vigliacco, solo per una mezza battuta non sopportata.
Gone Girl è la storia di una mente disturbata che ha come unico e grande scopo nella vita quello di dominare gli altri.
E in questo senso ho trovato il finale davvero bellissimo.
( voto 7 )

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