Per il Sud sono dati in chiaroscuro quelli che emergono dalla pubblicazione “Italia in cifre 2013″ dell’Istat, che elenca le cause più frequenti di morte degli italiani, dando così un quadro complessivo alla sanità pubblica. I morti per tumori diminuiscono sensibilmente, ma la spesa pubblica per i servizi sanitari è ferma e a risentirne è sopratutto il Mezzogiorno. L’esame della geografia della mortalità complessiva conferma livelli più elevati di mortalità al Centro e al Nord rispetto a quelle meridionali, dove si muore perlopiù per malattie circolatorie. Al Sud ci sono anche più medici rispetto al resto d’Italia: 19 ogni 10mila abitanti contro 16,6 del Nord e 18,3 del Centro. Dato confermato anche dalla presenza di medici addetti alla guardia medica, che nel Mezzogiorno sono ben 7.139, più del doppio rispetto alle altre regioni (e, non a caso, i presidi di guardia medica sono 1.700 sul totale italiano di 2.925).
Ma veniamo alle note dolenti: la spesa sanitaria. Già perché se da un lato possiamo sicuramente essere felici del fatto che la Sanità italiana, dopo tanti anni, scopre di avere i conti in ordine, dovuti a vincoli sempre più stringenti e ad una spesa pubblica molto ridotta ma, dall’altro lato, non c’è stato, come si prevedeva, un balzo nei consumi privati. Questo significa che, negli anni della crisi, gli italiani sono stati costretti a tagliare sulla salute, anche sui servizi che,prima, sembravano essenziali. Ciò è evidente sopratutto al Sud, dove, per le tradizionali debolezze amministrative, il sistema è più debole. E, infatti, in testa alla classifica della spesa sanitaria privata c’è il Trentino Alto Adige, seguito da Veneto e Friuli Venezia Giulia, tutte regioni del Nord.
Il Mezzogiorno, però, si può consolare con altri numeri: le regioni meridionali sono quelle con la più bassa percentuale di aborti femminili (la Campania al primo posto) con un rapporto di 7,9 casi ogni 1000 donne e sono anche quelle dove si contrae meno l’epatite, il 18% dei 2.594 casi registrati in Italia. Nel nostro Paese diminuiscono i suicidi, 6,7 casi ogni centomila abitanti, cifra che è di nuovo tra le più basse nel mondo. Insomma, dando un giudizio complessivo alla ricerca, la situazione non è così disastrosa come molti si aspettavano ma sono dati che dovranno tener conto anche del fatto che molte regioni sono alle prese con onerosi piani di rientro che di certo non favoriranno lo sviluppo del servizio. E, tra queste, ce ne sono ben quattro del Sud: Abruzzo, Campania, Molise e Calabria.
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