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Alan K. Baker: “L’ambasciatore di Marte alla corte della Regina Vittoria”

Creato il 15 giugno 2013 da Audrey2

AlanBaker-AmbasciatoreMarte

Autore: Alan K. Baker
Titolo originale: The Martian Ambassador
Editore: Delos Books
Pagine: 287
Prezzo: € 14,90

Ero entrata in libreria per acquistare L’età sottile, di Francesco Dimitri.
Giuro che ero decisissima a prendere solo quel romanzo, fiondarmi alla cassa, pagare senza guardarmi intorno e uscire a razzo: strategia che mi costa notevole sofferenza ma che, purtroppo, mi serve per salvaguardare i miei pochi denari.
Solo che, arrivata alla sezione “Tutto tranne Fantasy”, nel chinarmi sulla pila dell’ultimo di Dimitri mi è cascato l’occhio su una copertina chiassosa, non particolarmente bella ma che, tuttavia, mi ha attratta al punto che… niente. Ho posato L’età sottile — rivolgendogli un “Tranquillo, che ti porto a casa con me” —  e ho preso L’Ambasciatore di Marte alla corte della Regina Vittoria.
Solo per leggere la sinossi e dare un’occhiata alle prime pagine.
Solo per quello.
…!

Londra, 1899.

Sono ormai passati sei anni dalla scoperta di vita intelligente su Marte e le relazioni tra i due mondi si stanno sviluppando rapidamente. Ma i rapporti amichevoli e pacifici tra l’Impero Britannico e il Pianeta Rosso rischiano di essere gravemente compromessi quando Lunan R’ondd, ambasciatore marziano presso la corte di San Giacomo, muore improvvisamente durante un banchetto ufficiale. La scoperta di una strana, microscopica larva nel suo apparato respiratorio induce la Regina Vittoria a sospettare che sia stato vittima di un bizzarro delitto.

Il Parlamento di Marte non è affatto contento: è la prima volta che un marziano viene ucciso sulla Terra, per di più in circostanze così sospette. È il momento di far entrare in azione Thomas Blackwood, investigatore speciale per l’Ufficio Affari Clandestini di Sua Maestà. Insieme a Lady Sophia Harrington, Blackwood viene incaricato di risolvere il mistero della morte dell’Ambasciatore R’ondd prima che i marziani decidano di prendere in mano la situazione, col rischio di causare una guerra interplanetaria.

Avevo una gran voglia di leggere qualcosa di diverso, ecco perché alla fine l’ho acquistato. Perché di Steampunk, in effetti, non ho mai letto granché — a parte qualche racconto, qualche stralcio, qualche articolo sul genere.
Per certi versi, ne sono rimasta soddisfatta; per altri, affatto. Nel complesso mi sono annoiata abbastanza, tanto che i prossimi romanzi della serie Blackwood & Harrington non credo che mi precipiterò a prenderli. Però, se non posso dire di essere entusiasta, non posso neanche affermare che L’Ambasciatore di Marte alla corte della Regina Vittoria non mi sia piaciuto per niente. Molti elementi hanno colpito la mia immaginazione
L’ambientazione creata da Alan Baker è il motivo principale per cui non mi pento di averlo preferito a L’età sottile. È un ottimo mix di biologia, tecnologia retrofuturistica e magia. Ci sono navi eteriche (spaziali), djinn e armi laser. Ci sono cogitatori “alimentati” a fate, che possono essere infettati da creature mostruose che risiedono nello spazio profondo. C’è una Regina Vittoria restituita alla giovinezza da farmaci marziani, e divenuta in qualche modo “aliena” a causa degli stessi. I trasporti urbani si muovono su zampe, i Templari si sono evoluti in un corpo speciale di polizia e le indagini si avvalgono delle facoltà medianiche di sensitivi in grado di esplorare altri pianeti con le loro menti.
Su tutto questo si posa lo sguardo un poco scettico di Thomas Blackwood, investigatore speciale. Cosa che salva questa meraviglia di ambientazione dall’essere solo una lista di ammennicoli vari ed eventuali.
La trama è quella di un giallo senza particolari colpi di scena, sviluppata in modo debole e non priva di cliché e ingenuità imbarazzanti, a cominciare dal cattivo dalla risata maniacale che snocciola alla bella antagonista tutti i suoi piani. La quale sviene. Il cattivo non solo è loquace: è anche stupido. Non vuole ammazzare i suoi nemici sul tappeto buono, perciò fa attraversare loro mezza casa per poterli uccidere nell’atrio, dove c’è il pavimento di pietra — dando loro l’occasione di farlo fesso. Alla fine muore lui e gli sta pure bene! Ecchecavolo… Ovviamente, il cattivo non poteva non accompagnarsi a uno scherano turpe e orribile a vedersi.
I marziani ci sono giusto il tempo di finire ammazzati, ma hanno le loro due paginette di gloria: in un capitolo scritto ad hoc per far sapere al lettore che se Blackwood non risolverà alla svelta l’indagine sull’omicidio dell’ambasciatore, distruggeranno Londra con la loro nuova, potentissima e supersegreta arma.
Il deus ex machina, nella nuda persona di Oberon, è un what the fuck? esasperante quanto il cattivo che ride e sproloquia. A prenderla filosoficamente, però, ci si può fare una risata su. Per par condicio, Baker tira dentro nella narrazione anche Titania, nuda pure lei.
Non manca un filo di morale ecologista.
Ad appesantire il tutto ci pensano poi un bignamino della storia dei Templari e il resoconto dettagliato di un esperimento i cui esiti sono importanti, sì, ma non per questo è necessario prenderla da Adamo ed Eva — imho.
E quindi, alla fine, la domanda più importante è: ma ci sarà il triangolo amoroso tra Blackwood, Harrington e de Chardin? Che se fossero tutti uomini, varrebbe la pena di leggere anche i prossimi romanzi. Eccome! Ma siccome si tratta del classico trio: lui che ammira lei e ne è incantato, lei che ammira lui e pensa fugacemente che anche l’altro ha le sue attrattive, l’altro che è galante con lei… be’, come ho detto, per ora passo.

QUI potete leggere le prime quattro pagine.



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