Migliaia di studenti e professori universitari albanesi si sono riuniti ieri a Tirana per una marcia di protesta, la più grande dall’inizio delle manifestazioni, oltre un anno fa, per esprimere il loro dissenso contro la riforma del sistema accademico varata dall’esecutivo, chiedendo al premier Edi Rama di ritirare la legge.
A dire dei rappresentanti del comitato Për Universitetin, promotore della contestazione, questo provvedimento consentirebbe al governo di porre sotto il proprio controllo l’intero comparto universitario nazionale e, contemporaneamente, di deviare i fondi destinati a quest’ultimo verso gli istituti privati, compensando la spesa con l’aumento delle rette.
Opposta invece la versione dell’esecutivo, il quale afferma che l’incremento delle tasse servirà solo ad aumentare la disponibilità di fondi per l’istruzione pubblica e che nessuno punta a limitare l’autonomia dell’Università; la nuova legge, sempre secondo il governo, avrà invece il fine di garantire a tutti gli studenti una parità di trattamento a prescindere dal loro reddito.
In seguito ai provvedimenti di liberalizzazione dell’economia, richiesti da Bruxelles a Tirana come prerequisito per il suo ingresso nell’Unione Europea, sono stati aperti nel paese diversi istituti universitari privati, destinati però principalmente a studenti con un reddito elevato; il taglio dei fondi all’istruzione pubblica, dovuto anche alla mancanza di liquidità nelle casse statali, rischia quindi di rendere l’accesso alla formazione superiore un privilegio per pochi.
da Notizie Geopolitiche