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Albatros-Il Filo e la poesia

Creato il 02 novembre 2012 da Serenagobbo @SerenaGobbo

Albatros-Il Filo e la poesia
Di solito non compro libri della Albatros. Posso fare eccezioni per autori che conosco (come la Stanchina Rubin di S. Stino, che scrive davvero bene, o pochi altri) perché è una casa editrice a pagamento, e si sa, chiunque paghi viene pubblicato senza un minimo di cernita qualitativa.
Ma in questo caso avevo trovato in edicola un malloppetto di quattro libri di cui uno era della Vertigo, “Processo al Papa”, di Geoffrey Robertson, il difensore di Assange per Wikileaks. Tra gli altri tre, di cui non potevo leggere le quarte di copertina perchè chiusi nel cellphane, c’era “Saette verbali contro cieli monotoni”. Autrice: Manuela Matroianni, classe 1988.
Mi prende il nervoso quando vedo queste c.d. sillogi poetiche, soprattutto se pubblicate con case editrici a pagamento. Come può pretendere una persona che la gente normale sia interessata a leggere certe cose? Come può essere disposta un autore a pagare pur di pubblicare certe cose?
E dico “cose” perchè non posso parlare di poesia.
Tutti si credono Ungaretti: una riga, ed è poesia.

Alcuni esempi:
Una pagina vuota in cui trovo:

Bagliori artificiali
che nel cielo
si riflettono.

oppure:

Sono solo io a scegliere di mentire.
oppure:

Il mio gatto ha spirito forte e
pensieri agili.

o ancora:

Città in espansione,
paesi in estinzione.

Mi fermo qui? Certo, ci sono anche le “poesie” più lunghe, ma io mi fermo qui.
Certo, una sorta di dichiarazione d’intenti dice che queste non sono poesie:

“Le mie non sono poesie,
sono pensieri fluidi
che scivolano nella mente
quando il vento svela
i suoi segreti”

Ma chiedo io: chi non ha di questi pensieri fluidi? Ammetto che qualche immagine sia originale, ma chi non ne ha? Perché uno deve credere che i propri pensieri siano interessanti tanto da tirar fuori il portafoglio per farli conoscere al “grande” pubblico? (che poi questo libretto lo abbia trovato in svendita in blocco con altri, mi fa pensare che sia rimasto invenduto in qualche magazzino e che fosse invece destinato al macero…)
E anche se non sembra, non ce l’ho tanto con l’autrice (che comunque meriterebbe un discorso a parte), ma con la casa editrice. “Tu paga, e noi pubblichiamo”, non importa cosa.
Per forza poi il pubblico si disaffeziona alla poesia (che è uno dei generi più pubblicate da questi pseudo-editori).



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