Dal 7 gennaio gli operai dell’indotto Alcoa, licenziati e senza ammortizzatori sociali, hanno occupato la torre della miniera di Serbariu (Carbonia) per protesta. Questa mattina uno di loro ha tentato di buttarsi dalla torre, ed è ora ricoverato in ospedale. Prima di loro in miniera ci sono stati gli operai Rockwool a Dicembre, prima ancora quelli della Carbosulcis ad Agosto. La Sardegna di oggi sembra l’Inghilterra della Tatcher negli anni ’80, con la lunga protesta dei minatori che fu repressa con forza. La nostra redattrice Claudia Sarritzu ha intervistato gli operai. Sotto il video dalla miniera – girato dagli operai Alcoa (grazie a Manolo Mureddu) per L’Isola dei cassintegrati – in cui si vedono i pompieri completare le misure di sicurezza.
C’è chi si infila nei buchi profondi della terra e chi scala le vette delle torri per infilarsi nelle pieghe estreme del cielo di Sardegna. Sono uomini e donne che hanno perso il lavoro, uno stipendio con cui sopravvivere, che hanno la sfortuna di essere operai nel periodo più buio della storia industriale italiana. Ma perché ancora le miniere? “Perché sono simboliche, forse perché da lì a Carbonia è partita un secolo fa la grande illusione del lavoro per tutti”, risponde così Manolo Mureddu (Cisl) uno dei 520 operai dell’indotto Alcoa, che ora con la chiusura della fabbrica di Alluminio sono stati scaricati senza neppure la certezza di ricevere la cassa integrazione.
Così il 7 gennaio alle 15 sono saliti sulla Torre della grande miniera di Serbariu per farsi sentire, per spiegare a questo Paese in campagna elettorale cosa significa essere al terzo mandato di cassa in deroga a 400 euro al mese, cosa significa vedersi consegnare una lettere di licenziamento immediato operativa dal 12 gennaio perché per te dell’indotto non è contemplata una cassa integrazione. “Dobbiamo ricordare che la nostra preoccupazione è concreta: dal 15 novembre, data in cui i ministri erano venuti nel territorio a promettere il piano straordinario per il Sulcis non si è mosso nulla. Non solo, il governo ha fra l’altro tagliato 46 milioni di euro per la cassa in deroga, questo significa che tutti coloro prendevano appena 400 euro fra pochi giorni non riceveranno neppure il tanto per sopravvivere”.
A loro spetterebbe lo stesso trattamento ricevuto dai lavoratori Alcoa, perché parliamo di circa 420 operai che lavoravano dentro i cancelli e appena cento fuori, nelle officine, ma che dipendevano in toto dalla multinazionale americana. Stanchi degli annunci caduti nel vuoto hanno deciso anche loro di protestare con metodi estremi. Stamane un operaio di 43 anni con moglie e due figli a carico, stremato dalle umiliazioni e dalla frustrazione ha tentato di buttarsi dalla torre nel vuoto. Per fortuna i vigili del fuoco e i colleghi hanno salvato l’uomo che ora è ricoverato in ospedale.
Ma cosa chiedete con tutta questa determinazione e disperazione? “Chiediamo che il piano straordinario per il Sulcis sia attivato al più presto – continua Mureddu – chiediamo che nel territorio arrivino i soldi che hanno annunciato. Lo speriamo, anche se ormai siamo disillusi, perché visti i ritardi e il fatto che stiamo cadendo in miseria, fra poco non avremmo più i soldi per vivere e non ci aspettiamo più nulla da Roma”, conclude Mureddu. Roma, la stessa odiata capitale che si accusa in un video divulgato in questi giorni dalla Lega Nord. Video che però prende in giro i lavoratori sardi (grazie a Nomfup per la segnalazione). C’è chi fa campagna elettorale usando come strumento la propaganda ignorante da primi del ’900.
di Claudia Sarritzu | @CSarritzu