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Alcune note sullo stile narrativo di Stefano Benni

Creato il 17 dicembre 2013 da Pamelaserafino

Personalizzare il proprio stile significa affinare l’espressione, rendendola più efficace sia costruendo frasi dal taglio e dal ritmo via via più adatti allo svolgersi della vicenda sia scegliendo parole capaci di trasmettere emozioni e non soltanto significati sia ridando forza e impatto a termini troppo usati e logorati dall’uso. Un esempio contemporaneo ce lo offre la scrittura di Stefano Benni con un linguaggio duttile, aperto alle espressioni del gergo corrente, che spazia tra diversi generi narrativi raccontando storie comico-surreali, che costituiscono un’esplicita critica sociale e una satira esilarante e pungente dei comportamenti di massa. L’autore non si limita a utilizzare espressioni gergali tipiche del parlato, ma ne conia di nuove attraverso metafore o accostamenti linguistici inusuali, che pure restano comprensibili per la loro evidenza espressiva. Di seguito riportiamo un brano tratto dal Libro Bar Sport duemila.
Creatura recentemente apparsa ma ormai tristemente nota. Il suo dramma non è il cellulare, ma la dipendenza, cioè il non saper rinunciare al telefonino nei luoghi più improbabili e nelle situazioni più scomode. Per questa ragione è detto DDT; ovvero Drogato Da telefonino.
Ad esempio, il DDT è appena entrato nel bar e il cellulare trilla mentre sta bevendo il cappuccino. Il DDT continua a bere con la destra e risponde con la sinistra, oppure intinge il cellulare nella tazza e si attacca una brioche all’orecchio. Va alla toilette telefonando, e dentro si odono rumori molesti, sciabordio e schianti dovuti alle difficoltà di compiere certe operazioni con una mano sola. Spesso quando esce ha il cellulare grondante e strane macchie sui pantaloni. Inoltre ogni anno circa duemila telefonini spariscono in turche o gorghi porcellanati. Una leggenda metropolitana li vuole clonati e usati dai ratti di fogna al posto della comunicazione ultrasonica. Il DDT risponde in qualsiasi situazione, posizione e occasione. La sua prerogativa è infatti “l’effetto Colt”: non può sentire un trillo senza estrarre di tasca l’arma, vive sempre all’erta come un pistolero, risponde velocissimo non solo al trillo del suo cellulare ma anche a quello del vicino, al trillo della cassa, ai trilli dei telefoni in televisione, e, in campagna, anche al canto dei grilli.
Poniamo attenzione alla sigla DDT, spiegata nel significato che gli attribuisce l’autore significa Drogato Da Telefonino, questo accostamento metaforico suscita nel lettore un atteggiamento di disgusto per la sua assonanza con il vecchio DDT, un noto insetticida estremamente tossico. Si noti ancora l’espressione effetto Colt che crea un’analogia tra il cellulare portato alla cintura dai cow-boys e che suggerisce un’idea di pericolo proprio perché l’arma è strumento di difesa e di offesa. Va evidenziato, inoltre, l’uso frequente di iperboli e paradossi che accentuano il divario tra l’esagerazione linguistica e la banalità delle situazioni reali, strumento utile per dare una comunicazione di contenuti più profonda rispetto al piano letterale della storia.


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