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alcuni aneddoti dal futuro degli altri | 02.01.04

Creato il 02 aprile 2014 da Plus1gmt

Jacques Le Goff, “La civiltà dell’Occidente medievale. Strutture spaziali e temporali (X-XIII secolo)”: Qualunque progresso nell’Occidente medievale è scasso di terre, lotta e vittoria su sterpi, arbusti oppure, se occorre e se l’attrezzatura tecnica e il coraggio lo permettono, sugli alberi di alto fusto, la foresta vergine, la «gaste forêt›› di Perceval, la selva oscura di Dante. Ma la realtà palpitante è un insieme di spazi piu o meno vasti, cellule economiche, sociali, culturali. Per lungo tempo l’occidente medievale è rimasto un agglomerato, una giustapposizione di domini signorili di castelli e di città sorti in mezzo a distese incolte e disabitate. D’altronde il deserto è allora la foresta. La si rifugiano gli adepti volontari o involontari della fuga mandi: eremiti, innamorati, cavalieri erranti, briganti, fuorilegge.

farovale, “L’amore e i soldi”: Non miro ad essere CEO di una multinazionale, né ad essere presidente di qualcosa, questione che tra l’altro sconvolge il mio amato padre che mi vorrebbe evidentemente diversa da come sono. Ricopro un bel ruolo in realtà, non faccio timbri tutto il giorno, posso usare il mio cervello e sono piuttosto libera nella gestione e nelle scelte che prendo. Anni fa sono giunta alla conclusione che avrò sempre qualcuno sopra di me, sempre. Quindi lavoro, faccio cose che mi piacciono tra l’altro, e sono molto fortunata per questo, ma poi la mia scala di valori mette l’amore prima.

BiSus | BIsogni SUSsurranti, “Lentamente”: Forse è l’assimilazione dei tanti “fai piano” sentiti da piccolissimi, o un modo per proteggersi dai ritmi troppo frenetici degli adulti. Un vitale bisogno di lentezza più forte di tutto, anche della volontà di compiacere i genitori per riceverne qualcosa in cambio. O forse è solo l’essere intrinsecamente rompiscatole, sta di fatto che cercare di metter fretta ai miei figli, ma credo valga un po’ in generale per i bambini, è un’operazione del tutto inutile quando non deleteria.

Claudiappì, “Violet Tulip”: mentre erravo pallida e assorta, un donnone di colore mi ferma chiedendomi se le davo un’occhiata al pupo mentre lei entrava in un negozio a scegliersi le calze. In questi casi, nella mia testa si alternano lo stupore divertito del “càpitano tutte a me” e il panico da “mi vuole fregare”. Per un attimo ho pensato che mi avrebbe mollato il bambino (come quelle che lo piazzavano davanti ai conventi e chi s’è visto s’è visto) e sarebbe scappata dalla porta sul retro, ma non essendoci alcuna porta sul retro, mi sono tranquillizzata e le ho detto che sì, certo, ci mancherebbe.

Quasi, “La scimmia sulla schiena – 11 canzoni italiane che raccontano l’eroina”: Mentre negli ultimi tempi i giornali si riempiono di articoli sempre più drammaticamente precisi sul ritorno del massiccio uso di eroina nelle nostre città, mentre aumentano le morti per overdose non solo negli appartamenti di NYC ma anche nella periferia di Torino e nel centro di Roma, mentre i dati relativi a un successo per nulla nuovo della roba sembrano prevedere un’altresì non nuova catastrofe sociale, ci siamo messi a ripensare a quante canzoni italiane abbiano raccontato più o meno precisamente, in prima o in seconda persona, questa brutta storia.

Giramenti, “La spam libresca su Facebook: come riconoscerla, come combatterla, come fanculizzarla.”: Non importa cambiare indirizzo email a ogni cambio d’armadio, uscire dai gruppi Facebook, scansare le pagine dedicate agli scrittori esordienti e palesarsi su Anobii con l’account della nonna morta di noia nel ’72: la spam libresca vi trova. Sempre.

PurtroPPo, “Pidocchi e patto atlantico”: Io non capisco come faccia Francesca a portare gli occhiali da miope e a vedere i pidocchi sulla testa dei nostri figli. Anche in penombra. Anche in condizioni estreme. Deve essere qualche strano gene nel cromosoma X, perché io non ce l’ho mica quella cosa lì.

Luca De Biase, “I nemici della rete hanno imparato dalla guerriglia: usano a loro favore la complessità facendo confusione”: Una volta la disinformazione si faceva mettendo in giro notizie false. Oggi si fa mettendo in giro proposte di legge e varie pseudodecisioni che, per quanto poco sostenibili o realizzabili o ipercontroverse, generano una confusione significativa nella mente dei consumatori e delle piccole imprese, intimoriscono i navigatori meno pazienti nell’informarsi sui loro diritti, limitano l’innovazione e la fiducia nella rete. La semplicità normativa è un principio fondamentale cui tendere se si vuole innovare. La confusione normativa è una pratica molto efficace se si vuole conservare.

Leonardo, “La fabbrica delle bufale”: Ogni tanto qualcuno su internet scrive una storia smaccatamente falsa, volutamente paradossale (ad esempio un popolo rettile extraterrestre ha invaso la terra secoli fa e si nasconde tra noi); qualcuno la legge, la apprezza, la segnala ai suoi contatti; la storia si propaga finché non incontra esponenti di quella minoranza statistica che non riesce a capire la differenza tra cronaca e fiction. Purtroppo sono più di quelli che crediamo, e se a loro manca il senso critico, non manca tuttavia l’energia per indignarsi e trasmettere la loro indignazione: una volta arrivata fino a loro, la storia si spoglia di tutti quei tratti che ci consentivano di identificarla immediatamente come finzionale, e viene irradiata sotto forma di storia vera, da condividere con chi non crede alla realtà ufficiale!!1!

Il Post, “Get lucky, spiegata sul serio”: Per prima cosa, dobbiamo occuparci della ripetitività della canzone. C’è una gustosissima presa in giro, oltre al giro di quattro accordi che non cambia mai: la parte vocale di Pharrell Williams e quelle di chitarra di Nile Rodgers sono fotocopiate. Il pre-ritornello e il ritornello sono identici, copiaincollati su GarageBand. Non è nemmeno sicuro che i Daft Punk abbiano chiesto ai loro ospiti di registrare le parti per tutta la durata del brano. Non è una novità, ma è una scelta ammirevole, quasi punk, che manda un messaggio chiaro: «Questo è pop. Qui la ripetizione regna sovrana. E il nostro tempo è più prezioso del vostro».

La Linea d’Hombre, “10 indizi (più uno) che hai superato i 50″

Valigia Blu, “Agcom e diritto d’autore online: non ci resta che piangere”: Il regolamento comporta decisioni di una notevole complessità, come l’oscuramento di siti web a seguito di segnalazioni dei titolari dei diritti, introduce nuove definizioni, e implica la necessità di analizzare la realtà del web in continuo mutamento. Il flusso di dati da gestire sarà decisamente importante e di sicuro l’operato dall’Autorità sarà oggetto di numerose attenzioni. Per questi motivi l’Agcom ha preferito esternalizzare l’aspetto tecnico riservandosi il ruolo di supervisore.

Canzone del giorno
Janelle Monae – Heroes



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