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Aldo Benevelli / Una vita tutta giocata sul Vangelo

Creato il 28 gennaio 2012 da Marianna06

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Ho appreso, ahimé, con qualche giorno di ritardo,attraverso la carta stampata, nonostante internet e cellulari, la notizia della festa che si è svolta giovedì scorso,  26 gennaio, a Monforte d’Alba, in provincia di Cuneo, in onore di don Aldo Benevelli, sacerdote cuneese molto noto in città, monfortino appunto  e, soprattutto per me, fondatore dell’LVIA.

 LVIA che è stata ed è l’Ong in Italia che, in più di quaranta anni, si è spesa senza risparmio, attraverso i suoi volontari, per l’Africa e per la sua gente, allo scopo unico di migliorarne per quanto possibile la qualità  della vita con i più disparati interventi.

E mi riferisco a progetti sul campo d’ingegneria idraulica, di agrotecnica, di medicina preventiva, di alfabetizzazione primaria e secondaria.

Ho conosciuto, grazie ad un amico, don Aldo a Roma, nel lontano 1985,  in occasione di una delle “Settimane nazionali LVIA”, che allora si tenevano periodicamente, a fine luglio-  primi giorni di agosto, in differenti città italiane. Non è stato difficile divenire amici, perché il suo forte carisma di trascinatore sempre entusiasta e la mia altrettanto forte motivazione ad occuparmi d’Africa si sono naturalmente incontrate.

Ho cominciato così a seguirlo con tutta la disponibilità di un’allieva, che intende apprendere dal maestro. Perché la sua vita era, prima e durante , e certamente continuerà ad esserlo anche dopo (mi auguro il più tardi possibile), una validissima esemplare testimonianza di fede, speranza e carità.

Attenzione, però, una fede maschia (prima d’esser prete, infatti, Aldo Benevelli, giovanissimo, ha militato nella Resistenza), una speranza, la sua, che ha significato e significa essenzialmente volersi sporcare realmente le mani e una carità mai pelosa .Di quella insomma che t’insegna necessariamente a pescare e non ti regala niente “a gratis”.

La mia vita d’insegnante e di madre di famiglia prima, di nonna oggi, non mi ha ancora permesso purtroppo di raggiungere l’Africa ma ciò a me non fa problema.

Giuseppe Allamano, fondatore dei Missionari della Consolata di Torino,mio santo “cult”, non è mai potuto andare in Africa .Eppure la Congregazione da lui fondata è presente in tutti i continenti ad eccezione dell’Oceania. E il bene fatto dai suoi missionari, con tutti i limiti umani possibili, è tantissimo. E poi l’Africa ormai è qui. Nel vicino. Nel “nostro” vicino. Altrettanto bisognosa d’accoglienza rispetto al più lontano villaggio saheliano.

L’importante, io dico per me, è continuare a seguire gli sviluppi storici, economici, sociali e politici dei diversi Paesi africani e informarne gli altri perché, quando parlano d’Africa, sappiano bene ciò che dicono .Non parlino per sentito dire o narrino fantasticherie. Ecco perché è nato Jambo Africa.

E, ogni mattina, si scrive qualcosa. Proprio come, nella sua vita, ha sempre fatto e fa don Aldo con le sue riflessioni e memorie, lui con la penna ovviamente, e ce le  si comunicava, quando ci si sentiva, nelle nostre “storiche” telefonate, anni addietro, alle prime ore del giorno.

Adesso però occorre doverosamente parlare di quest’omaggio che la Fondazione Bottari Lattes ha organizzato per don Aldo Benevelli ,a Monforte, attraverso un documentario, firmato Sandro Gastinelli e Marzia Pellegrino, dal titolo ”Il Sottoscritto. Storia di un uomo libero”.

Finito di girare nel novembre scorso, racconta la vita dell’uomo e del sacerdote.

Si ricordano i momenti piacevoli e spensierati di Aldo- bambino in paese, l’amore incondizionato per mamma Rosa,sua prima maestra di vita oltre che madre, l’impegno di partigiano, di giornalista,  d’insegnante, d’ animatore di giovani.

E poi c’è la nascita della Caritas locale, di cui è promotore,il lavoro in Francia per osservare da vicino (preti-operai e vescovi non conformi) una Chiesa molto più dinamica della nostra, e infine l’Africa. L’impegno più grande e più bello anche se talora costellato di sofferenze  per la dolorosa perdita di abili compagni di viaggio .I volontari intendo.

Più che le mie parole sono le opere fatte da don Aldo di certo  quelle che contano .E sono veramente tantissime. Nemmeno tutte note al grosso pubblico.

Ci si augura che il documentario di  Gastinelli e Pellegrino, sponsorizzato dalla Cassa di Risparmio di Cuneo nell’ambito del progetto “Memoria Futura”, lanciato nel 2010 per valorizzare la memoria storica del territorio, possa in DVD  arrivare anche a chi è lontano da Cuneo per essere visionato.

Chiudo, ma ci sarebbe tantissimo altro da scrivere.E magari di volta in volta lo farò.

 Un post, tuttavia, non è e non può essere un”romanzo”.

Non me ne voglia don Aldo. Non me ne vogliate voi, amici.

Per chi volesse saperne di più ci sono gli scritti di don Aldo, il suo libro “Banditen” sull’esperienza partigiana, pubblicato da un’editrice di Cuneo e qualcosa, qua e là, anche in internet(vedi Youtube).

Dico solo che don Aldo mi ha insegnato con la sua vita, vissuta sempre alla luce del Vangelo, che la ricerca della Verità deve bandire, per quel che ci riguarda, ogni maldestro  e inadeguato tentativo di pensare che essa possa essere fatta soltanto con le nostre proprie forze.

C’è un Lui che non cercheremmo se non ci fosse già venuto incontro. E che ci ama. E questo Lui non dobbiamo mai metterlo in non cale.

  

   Marianna Micheluzzi


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