Nazzareno Guarnieri, Presidente Fedrazione Romanì
Nazzareno Guarnieri, presidente della Federazione Romanì, è combattivo: «Alemanno deve ridiscutere il Piano nomadi, siamo pronti a proteste clamorose». Per Guarnieri è indispensabile, insomma, mantenere alta l'attenzione sulle sofferenze dei rom costretti a vivere nei campi. La soluzione, però, non è «casa per tutti i rom bensì una politica dell'alloggio globale aperta a tutti che includa anche le famiglie rom che ne hanno diritto».
Il sindaco Gianni Alemanno propone di dare in affidamento i bambini rom che vivono in condizioni disagiate. E' un pericolo reale?
Il sindaco ripropone la vecchia favola dei rom che maltrattano i propri figli. Se pensiamo, è quello che accade anche alle famiglie italiane poverissime come la coppia di Bologna alla quale è morto un bambino. Non ci si chiede mai perché quei genitori vivono in condizioni disagiate, come non ci si chiede perché questi quattro bambini vivessero in una baracca. Gli sgomberi non eliminano il problema.
Quanto è importante l'incontro di Napolitano con i genitori dei bambini morti?
E' di immensa portata simbolica. Non era mai accaduto prima che una carica istituzionale così alta chiedesse chiaramente alloggi dignitosi per i rom. Da tempo chiediamo un incontro con il presidente della Repubblica per chiedergli un appoggio alla legge, non ancora approvata, sul riconoscimento della cultura romanì come minoranza linguistica in Italia. Attendiamo ancora una risposta, ma siamo fiduciosi.
Come Federazione Romanì aderirete alla manifestazione di protesta di giovedì?
Ancora non abbiamo preso una decisione, ma molto probabilmente aderiremo. In realtà noi vorremmo promuovere una mobilitazione di grosso impatto mediatico, vogliamo far capire che questa politica dei campi deve finire e che il Piano nomadi romano è semplicemente una truffa.
Eppure Alemanno ha nominato un delegato appartenente alla comunità rom, Najo Adzovic. Non è comunque un passo avanti?
Non abbiamo nulla contro Adzovic, ma chiaramente difende l'operato del sindaco senza conoscere a fondo i bisogni della comunità. Non è un caso che il capo del Coordinamento Rom di Roma, Bayram Rasimi, abbia lasciato il suo incarico in polemica con il Piano nomadi. Si era fidato delle promesse del Campidoglio, e quelle promesse non sono state mantenute. Ecco perché insceneremo una protesta clamorosa per poter parlare con Alemanno.
E cosa gli vorreste chiedere? Il Piano nomadi è da riscrivere, se partite dall'obiettivo di superare i campi.
Vogliamo che il sindaco finalmente costruisca un tavolo di vero dialogo e ascolti le nostre proposte, così non potrà più avere l'alibi dei rom che non vogliono collaborare. Eccoci qui con Santino Spinelli, Loris Levac, Nazzareno Guarnieri, Bruno Morelli, Bezzecchi, Nadja Halilovic e tante altre intelligenze rom che da tempo studiano la questione: ci mettiamo a disposizione. Finora Roma ha speso venti milioni di euro per non fare nulla, e ne chiede altri trenta. Una pioggia di soldi per lasciare tutto come prima.
Nei giorni scorsi ha partecipato ad un convegno a Lamezia Terme, dove lentamente l'amministrazione comunale sta distribuendo case alle famiglie rom che vivono al campo Scordovillo. In Italia ci sono percorsi positivi?
Ci sono, anche se pochi. A Lamezia esistono amministratori sensibili e attenti ai diritti umani che hanno capito come i rom debbano essere integrati. Si tratta di rom della ex Jugoslavia, in Italia ormai da molti decenni, che finalmente stanno lasciando i container. Sono specialmente le giovani coppie a beneficiare delle nuove case, e questo non può che lasciare ben sperare.
Anche per Roma prospetta una soluzione di questo tipo?
Lo slogan non è "casa per tutti i rom" ma una politica per l'alloggio che apra a tutti coloro che ne hanno diritto. Dobbiamo smetterla di parlare di rom, ma di famiglie in difficoltà che hanno il diritto ad una casa, esattamente come le famiglie romane o italiane. Parlare di romcome se fossero tutti uguali è semplicemente razzismo.
Fin qui l'intervista. Vi allego un video - del sempre utilissimo archivio di Radio Radicale - del 1° Congresso Nazionale della Federazione Rom e Sinti insieme (purtroppo solo la conferenza di avvio dei lavori della prima giornata) tenutosi, stando alla data di caricamento del video, nell'aprile del 2009 perché innanzitutto credo vada fatto un lavoro particolare quando si parla della c.d. "questione" rom il cui primo passo deve essere la conoscenza, e cosa c'è di meglio del conoscere attraverso le voci delle/dei protagonist*, anche alla luce del fatto che mai i media mainstream le fanno sentire (basta guardare al fatto che dell'ultimo episodio hanno parlato tutte le istituzioni, ma non una parola è stata chiesta ai genitori dei quattro bambini deceduti - per le politiche "di ordine pubblico" istituzionali - nell'incendio del campo di via Appia Nuova....)
Ed a proposito della politica dei campi vi invito a leggere il dossier su quello di via Salone (a Roma): Esclusi e Ammassati - Rapporto di ricerca sulla condizione dei minori rom nel villaggio attrezzato di via di Salone a Roma dell'Associazione luglio ed a trarne le conclusioni che più ritenete giuste...