Ed oggi conosciamo un altro autore, ne abbiamo già iniziato a parlare qualche giorno fa, Alessandro Chiarelli.
Ne continueremo a parlare molto presto, con il suo libro ” Che io Bruci”..
Un autore che grazie alla sua padronanza linguistica e forse anche al suo lavoro sa essere tagliente al punto giusto.. senza quasi accorgersene. Davvero interessante.
- Alessandro, prima di tutto grazie per essere tra le nostre pagine, dai rompiamo il ghiaccio, parlaci di te Io? chi sono io. Bella domanda. Mi trovo già davanti alla pagina bianca, l’incubo di ogni scrittore. Io sono, io sono… Dirò cosa faccio, sperando mi definisca. Scrivo libri nel tempo libero mentre nel tempo non libero lavoro, nella polizia, tengo un corso ad un Master per l’Università di ferrara, sulla tutela dei minori maltrattati e abusati, e ogni tanto viaggio per il mondo.
- Di cosa parlano i tuoi libri? Della vita, delle persone, di cosa ci facciamo qui. Di chi siamo, parlano della domanda che mi hai fatto prima. Ecco, scrivo libri per scoprire chi sono, e chi siamo. Parlo di me, parlo di noi.
- Quanti ne hai scritti? Ne ho pubblicati 2, un altro è pronto, ma ogni romanzo ha bisogno di una fase di maturazione per poi essere rivisto. Ho pubblicato anche volumi scientifici, capitoli di testi collettanei, ma sono cose diverse.
- L’idea di scrivere un libro così forte nasce dalle tue esperienze lavorative? Non c’è mi un’idea a monte. Quando inizio a scrivere un romanzo non ho un piano preciso. Non scrivo gialli e non ho incastri da fare combaciare. Mi metto lì, e di getto esce una storia. Il fatto che nei due libri che ho pubblicato ci sia qualcosa che ha a che fare con l’abuso dei minori significa di certo che il mio lavoro ha un peso determinante nelle mie emozioni, nella mia vita e trova catarsi nella creatività dei romanzi. Ma nel prossimo romanzo bambini che soffrono non ce ne saranno. O meglio ci sono nella versione adulta, perchè spesso l’infanzia, la sua qualità, il modo di interiorizzare le figure di riferimento è la misura in cui le persone riescono a essere felici.
- Qual è la fase più difficile nella stesura di un libro? La fine, capire quando è finito. Capire dove tagliare. Il materiale che si mette insieme è come un blocco di marmo a cui devi cominciare a sottrarre, scolpendo, levigando, spostando. Talvolta anche riscrivendo – però occorre intervenire poco – perchè il tono complessivo se lo riscrivi sei mesi dopo è già diverso. Può finire che sembrino innesti non armonici con l’insieme. Ogni romanzo ha una gestazione, rimane protagonista della tua vita, i suoi personaggi affollano la tua mente durante il giorno, mentre fai le cose più banali. Quando lo chiudi, rientrare davvero, con tutti e due i piedi in quel mondo, è impossibile. Rientri come lettore, sei quasi un estraneo. Per questo puoi tagliare, levigare, ma è meglio che aggiungi poco, perchè è come mescolare due mani.
- A quale pubblico sono rivolti i tuoi libri? Non penso a un pubblico particolare. Penso a un lettore appassionato che abbia voglia di scoprire le chiavi di lettura più profonde di un testo.
- I tuoi libri: dove possiamo trovarli? Nella mia zona in libreria. Sennò su IBS.it, Amazon, oppure ordinandoli all’editore, direttamente a [email protected]
- Che lettore sei tu? Onnivoro. Leggo molto e più cose assieme. Sono un lettore molto esigente e non necessariamente finisco i libri che inizio. Ultimamente prediligo letteratura anglosassone. Mc Carthy, Barnes, Carver, Salinger, Conrad. La letteratura italiana sta esprimendo poco, in linea con il resto del paese.
- Libro scritto, parti riviste, poi la penna mette l’ultimo punto, che sensazione provi? C’è un momento di vuoto alla fine. È un momento difficile staccarsi da un mondo. Lascio passare la tristezza e dopo poco creo un altro mondo.
- Scrivi con la tastiera o carta e penna? Esclusivamente tastiera.
- I tuoi prossimi impegni? Tanti, sono sempre impegnato su più fronti…
- Il tuo rapporto con i social … Non li amo particolarmente, sono solo su facebook, non ci dedico troppo tempo. La dimensione dei social se non stai attento ti brucia le ore del tuo tempo e non te accorgi.
- Hai partecipato a qualche concorso? se si a quali? Sono stato selezionato con il mio primo romanzo “disonora il padre e la madre” per rappresentare la polizia alla fiera del libro di Torino, nel 2009. per il resto no, mai fatti concorsi. Sarò sincero. Le attività di contorno allo scrivere, non mi fanno impazzire. Non amo molto presentare libri, né fare concorsi. Amo scrivere. E stare anonimo e tranquillo.
- Alessandro, intervistato da Destinazione Libri…perchè questa scelta? Perchè siete simpatiche un sacco, e perchè me l’avete chiesto.
- La domanda che non ti abbiamo fatto e che ti aspettavi? falla e rispondi pure. Non mi aspettavo domande in realtà. Non c’è una domanda che vorrei che mi fosse fatta.
- Scriveresti mai un romanzo rosa? No. Non è nelle mie corde.
- Che messaggio deve rimanere al lettore dopo aver letto Che io Bruci? Nessun messaggio. Se qualcosa gli ha toccato il cuore sono felice. Se si è riconosciuto, se gli è piaciuto, se ha trovato qualcosa che somiglia a qualche bellezza è valsa la pena scriverlo e pubblicarlo.
- Stai già pensando al prossimo libro? No, ma non vedo l’ora di cominciare. Come ho detto non so di cosa parlerò e questo non saperlo mi piace un sacco.
- Questo libro è un messaggio che hai voluto lanciare o è un modo per denunciare e mettere in evidenza uno dei problemi più importanti? Niente di questo. E’ un romanzo. Ogni romanzo implicitamente contiene una serie di messaggi e significati. Contiene l’anima di chi lo scrive, in qualche modo.
- Scrivi saggi, scrivi testi universitari e scrivi “romanzi” a quale di questi ti senti più vicino? I romanzi sono la mia creatività. I saggi sono lavoro che può essere più o meno gradevole ma rimane lavoro e non ha la libertà della creazione pura, quella che ti accende mente e cuore e li fa volare in armonia nel cielo della parola scritta.
Noi lo ringraziamo ancora una volta, e prestissimo potrete leggere la recensione del suo libro.
Alessandra