L’ospite del Le Storie – Diario italiano è Alessadro Gassman che, nonostante fosse il figlio di…non era sicuro che avrebbe fatto l’attore. Invece, ha iniziato giovanissimo e ha saputo nel tempo guadagnarsi un posto tra i nostri big-attori, diventando uno degli attori italiani tra i più apprezzati. Oggi si cimenta anche in veste di autore del libro: Alessandro Gassman, in cui racconta la sua carriera di attore, ma anche il rapporto con il padre Vittorio e il dolore per la sua scomparsa. Ha iniziato giovanissimo e con addosso l’ombra ingombrante del padre. “Quando mi dicono questa cosa, rispondo sempre che è stata un’ombra sicuramente grande, immensa e parlo da fan di mio padre, ma con la sua ombra mi ha anche coperto in giornate particolarmente assolate. Mi ha dato refrigerio in qualche maniera. È un’ombra che mi porto dietro e della quale sono molto orgoglioso”.
Un figlio orgoglioso della bravura istrionica del padre e noi, da italiani, non possiamo far altro che condividere tale sentimento nei confronti della grandezza di un attore

C‘è un padre, Vittorio, e c’è un figlio, Alessandro. C’è un uomo che da figlio è diventato padre, e che decide di mettere in carta l’esperienza più comune e meno comunicabile della vita: il rapporto con chi ci ha generato, sospeso tra conoscenza intima e irriducibile estraneitaà, amore e conflitto, eredità e libertà. Ombra protettiva ma anche schiacciante e tuttavia Alessandro è riuscito ad emergere in tutta la sua originalità. È riuscito a trovare la sua strada.”Mio padre era talmente straordinario, con una personalità talmente evidente che il pubblico lo amava e desiderava vedere lui in quei personaggi. Era quasi impossibile dimenticare che quel personaggio fosse interpretarto da Vittorio Gassman”.
E il figlio a scuola era un somarone, non faceva un fischio dalla mattina alla sera e rispettava le regole solo grazie alla severità paterna. Un passato da ribelle che è stato bloccato dalla severità di quell’uomo immenso che lo obbligò a iscriversi alla Bottega teatrale di Firenze, dove lui era direttore e poteva tenerlo d’occhio. “Al liceo ero un ribelle, uno che faceva facilmente a botte. Ho avuto come tutti, un’adolescenza turbolenta e non mi sono fatto mancare niente dei cliché di quel periodo, poi grazie al teatro mi sono calmato e ho iniziato a canalizzare le mie energie” . Uomo maturo, 47 anni e padre di Leo, 14 anni, (che invece è bravissimo a scuola) è un padre attentissimo e ammette che il passaggio da figlio a padre è stata un ‘esperienza incisiva: ” Sono rinato al meglio come uomo, ma ho saputo tirar fuori anche un altro interprete, più sensibile, più curioso”. Oggi predilige il teatro e la regia, dirige i suoi spettacoli cercando dei personaggi centrali nel racconto ma non dei protagonisti a tutto tondo perché vuole raccontare mondi, storie corali. Dirige il Teatro Stabile del Veneto, il più giovane direttore teatrale, producendo in assoluto più drammaturgia contemporanea italiana. ” Credo che l’attore sia uno strumento, parte di un orchestra che debba suonare la musica che è stata scritta”.

E anche Vittorio Gassman sarebbe stato fiero di suo figlio, oggi.






