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alessia e michela orlando: DA LOLITA A NONITA-APPRENDERE CIO' CHE FORSE NON SAPREMO MAI PIU'

Creato il 22 agosto 2010 da Gurufranc

alessia e michela orlando: DA LOLITA A NONITA-APPRENDERE CIO' CHE FORSE NON SAPREMO MAI PIU'

alessia e michela orlando: DA LOLITA A NONITA-APPRENDERE CIO' CHE FORSE NON SAPREMO MAI PIU'

SFONDARE UNA PORTA APERTA

O DUE O TRE O QUATTRO…

Nel 1575 toccò a quella di Porta Pia: una nuova arcata venne aperta giacché era stata chiusa quella della vicina porta Nomentana. Su questa notizia che, data la lontananza temporale potrebbe sembrare la solita favola metropolitana, non ci sono dubbi. Basta leggere l'iscrizione puntigliosa ancora leggibile sul fornice laterale:

PIVS IV PONT MAX

PORTAM PIAM

SVBLATA NOMENTANA EXTRVXIT

VIAM PIAM AEQVATA ALTA SEMITA DVXIT

Volendo approfondire, e andando a esaminare le incisioni rese pubbliche fino al 1577 si scoprirebbe che: c'è in ogni occasione una torre su un lato della porta. Appare successivamente mozzata: potrebbe esserlo per causa di un crollo o potrebbe esserci stato un abbassamento richiesto per ragioni architettoniche. Questo è un argomento che ci trascina stancamente, ma molto proficuamente, verso la società dell'immagine; verso le ragioni delle scelte concrete per le quali, ad esempio, nessuna costruzione a Roma dovrebbe superare la cupola di san Pietro; verso una storia che è sempre e comunque documentata e un'altra che non potrà esserlo mai: quella delle parole.

Possiamo leggere nella seconda di copertina del bellissimo PER DIFESA E PER AMORE La lingua italiana oggi, di Gian Luigi Beccaria:

Insostenibile si fa talvolta l'assedio delle parole, che si moltiplicano su giornali e riviste, rimbalzano da spot e telefonini, ci aggrediscono da manifesti pubblicitari, colano dai muri dei palazzi imbrattati, risuonano da radio e tv, sciamano nel polipaio di Internet. Nella babelica vitalità della nostra lingua, altre proposte giungono dall'inglese, altre ancora dai settori tecnici e specialistici, molte dai gerghi giovanili, mentre in sottofondo riemerge la vivacità dei dialetti.

Il grande fiume del bla-bla universale sembra sommergerci con termini spesso sconosciuti, enigmatici, petulanti, con un turbinare di voci che possono spesso manipolarci o allettarci, che ci disorientano e ci confondono ma anche ci attraggono, ci rischiarano, e ci consolano. Nel linguaggio continuiamo a cercare conforto: soltanto attraverso le parole possiamo conoscere iol mondo, plasmare il pensiero, soltanto attraverso le pagine dei grandi scrittori ricevimao emozionio decisive e profonde.     

Nelle premessa Gian Luigi Beccaria ci narra le regole della trasposizione fonetica adottate per le voci dialettali. A noi pare un tutto e solo un romanzo. E ci basta l'impostazione grafica, le prime parole del testo per poter dirci: Avete visto? Non pare anche voi così?:

I. L'ITALIANO OGGI

1. I L'assedio delle parole

Un assedio di parole sembra stringerci d'intorno. Parole che dobbiamo capire, o dalle quali talvolta dovremmo anche difenderci. C'è da badare a come parlano gli altri, e a come parliamo noi. Difenderci: è importante. Per riuscire a pensare. La realtà verbale che ci circonda è a tratti insostenibile, quasi una folla di voci, molte familiare, molte sconosciute, enigmatiche, petulanti, violente. Si accampano a caratteri evidenti sui titoli dei giornali che apriamo la mattina, insieme allo spettacolo delle immagini compaiono ingrandite su manifesti pubblicitari, colano dai muri dei palazzi imbrattati, risuonano   da radio  radioline e televisioni, si rincorrono da nazione in nazione, sciamano nel polipaio di Internet, si rifrangono da satelliti che stanno sulla nostra testa, lontani, giù sulle case che le accolgono nel palmo delle loro parabole aperte.

Così è: un romanzo. Un insieme di faccende che via via transitano dalla parola che persuade, quella che ricorre a ogni sussulto della retorica. Prendi la pubblicità, che ci condiziona fin dalla culla e ci accompagna sino alla tomba. Crea dei bisogni di cose di cui potremmo magari fare a meno. Forse che al bar si beve sempre perché si ha sete? Nella maggioranza dei casi si prende l'aperitivo per il piacere di tenere il bicchiere in mano, come un simbolo di integrazione in una dinamica sociale (pagg. 11-12), allo stereotipo: I pubblicitari possono giocare con la lingua. Certo, i giocatori migliori sono gli scrittori, che bene la sanno manovrare, perché ben la conoscono (pag.13).

Si giunge così a uno dei temi che più stanno a cuore a Gian Luigi Beccaria: 1. 4 I fiumi esondano. Preoccupa non tanto lo strafalcione, l'errore di pronuncia, ma la dilagante inclinazione al conformismo linguistico, il frasario-ideario tuttofare, il surgelato insapore e inodore, la frase gettone, ai limiti a volte del parodico. Ricordo che anni fa a Sanremo, nel centrocittà, quand'era attraversata in più punti dalla ferrovia, c'erano apposti a due passaggi a livello dei cartelli che dicevano: «Attenzione. Questo passaggio a livello rimane chiuso e impresenziato dalle 22 alle ore 6». Si voleva dire «incustodito». A Roma in piazza di Spagna, al posteggio delle carrozze si leggeva (c'è ancora?) «Stazionamento per autopubbliche a trazione ippica».

Un romanzo. Le cui ultime parole sono: Eventualmente si può cambiare l'età dei personaggi, immaginare una Giulietta e un Romeo che invece di avere vent'anni ne hanno sessanta e passa (esperimento di Umberto Eco, quando in Diario minimo, ha riscritto Lolita di Nabokov raccontando la storia d un giovane che si innamora soltanto di vecchiette, non più di Lolita ma di Nonita). Si può provare poi a cambiare il sesso dei personaggi, scrivendo in una pagina o due la storia dell'Orlanda Furiosa, di Pinocchia, di donna Chisciotta o di Amleta, di Paola e Francesco. Di molto impegno (ci vogliono studenti assai bravi) è provare a cambiare il punto di vista del personaggio principale, mutare insomma la voce narrante: far raccontare a un muratore la torre di Babele, la storia di Madame Bovary dal marito…E poi, l'intervista impossibile: a san Francesco dopo l'incontro col lupo, a Ulisse legato all'albero della nave mentre le sirene cantano, improvvisarsi giornalisti e scrivere un articolo di cronaca dal titolo Delude la crociata, oppure Guerra di Troia: ore decisive, eventualmente la radiocronaca della traversata del Mar Rosso di Mosè alla testa del suo popolo, o la telecronaca dello sbarco dei Mille a Quarto…Si può provare per gioco. Anche se è un gioco non facile, come sempre è lo scrivere.    

Un romanzo. È un romanzo che ci ha trasportato nell'inferno, come nel paradiso in terra: quello in cui ti rendi conto che non capisci nulla;  nell'altro che potresti frequentare solo ponendo attenzione ai mille significati che l'insieme di poche lettere, messe insieme, saprebbero regalarti. Un romanzo: talvolta semiserio, altre tragico, ma leggibile così velocemente che ti resta solo la sensazione di benessere. E l'urgenza di rileggerlo, per apprendere tutto ciò che dovremmo sapere. Che forse non sapremo mai più.

Dal sito di Garzanti estrapoliamo:

«Gian Luigi Beccaria è il professore di italiano che tutti avremmo voluto avere.»
Aldo Grasso
«Beccaria scava nelle parole come un cane da tartufo.»
Claudio Magris

(…)Gian Luigi Beccarla, in Per difesa e per amore, ci dice «che lingua fa» oggi in Italia, disegna la mappa di un italiano ora «di plastica», ora invece fiorito melograno. Ricco di annotazioni sorprendenti, il libro è di lettura piacevole, ma anche utile e necessario perché soltanto conoscendo le parole, i loro usi e abusi, possiamo padroneggiare meglio i nostri discorsi, e soprattutto quelli di chi oggi – spesso con invadente arroganza – pretende di dirci la «verità».

Le foto: la copertina del libro PER DIFESA E PER AMORE la lingua italiana oggi.




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