Magazine Cultura

alessia e michela orlando: MAGIA-ESP:OCCULTI MONDI SI SVELANO

Creato il 02 agosto 2010 da Gurufranc

alessia e michela orlando: MAGIA-ESP:OCCULTI MONDI SI SVELANO

alessia e michela orlando: MAGIA-ESP:OCCULTI MONDI SI SVELANO

MAGIA-ESP: OCCULTI MONDI SI SVELANO A SGUARDI E MENTI INCANTATE

di Alessia e Michela Orlando

IL TRUCCO C'È MA NON SI VEDE

dI PATRICK PAGE

Stiamo per fare una cosa oscena. Lo anticipiamo in maniera che chi non abbia ancora raggiunto la maggiore età, o non abbia sufficientemente pelosa la coscienza, possa staccare, cancellare questo file per sempre. Stiamo per fare un regalo a Monica di Pragmata. Un regalo che qualche pensiero erotico estivo potrebbe suggerirlo, ma solo a primo acchito. Poi i lettori e la stessa Monica non potranno che alzare le braccia e dire: chapeau!

È una sorpresa che vorremmo giocarci bene; vogliamo proprio centellinare il piacere che immaginiamo tutti proveranno. Regalare piacere: non è un po' porno?

Procediamo.

Quando scriviamo  broccolo non alludiamo mai al senso leggermente offensivo che talvolta assume. Se, invece, scriviamo fagiolo, la fantasia si scatena. Sarà per via delle tante varietà, dei tanti colori, anche screziati; sarà perché non sapremmo scegliere tra quelli di Sarconi e quelli di Controne; sarà perché lessi, conditi con aglio, origano e un filo di olio extravergine del Cilento, esattamente di Pisciotta, diventano cibo divino, siano essi cannellini o di altra tipicità; sarà perché abbiamo scritto di Bernini e ci siamo imbattuti in un suo illustre studioso, Fagiolo dell'Arco; sarà perché c'è un Fagioli, che nel suo La fagiuolaia, mette in poesia proprio la regalità degli omonimi:

Tutti i legumi abbassino la testa

dando al fagiolo il posto più eminente

che sublime fra loro alza la cresta

O che fagioli dunque saporiti!

È pazzo da legar chi non li loda

col chiamarli buonissimi e squisiti.

Ritornando ai broccoli intesi come esseri umani dotati di scarso acume, trattando l'argomento per intento meramente ludico (si dovrebbe verificare ogni volta se, quelli, i broccoli umani, non abbiano altre ottime attitudini; se non siano scienziati in materie in cui noi neanche mettiamo naso, sapendo di essere davvero scarse e che potremmo solo agitare sciocche e insipide domandine, rimanendo più asinelle di prima), è davvero ciò che ci sentiamo davanti a certi effetti da prestidigitatore.

Effetti da prestidigitatore…ci pare da preferirsi all'espressione trucchi magici, che un bisticcio in termini comunque lo cela ed è fuorviante. In certe vicende, di magia se ne trova: neppure l'ombra. È solo artifizio e velocità di mano, senza alcunché di villano. Per quanto pure sulla velocità ci sia da obiettare: i migliori prestigiatori sono quelli che le mani le muovono lentissimamente. Più sono lenti e più ti fregano. È allora, quando rallentano, tipo la mano-ragno del bellimbusto a fianco, che ti percorre il ginocchio al cinema, fingendo, se reagisci, che stava per dirti: Oh, hai visto che bella fotografia in questa immagine…,  che ti menano per il naso lasciandoti la certezza sia accaduto un miracolo. Lo diceva pure René Laland, prestidigitatore argentino, con villa vicino casa del calciatore della Juve e campione del mondo CAMORANESI. Noi, per scrivere questo pezzo con competenza sufficiente, lo abbiamo cercato il Laland; You Tube ormai ti dà i riflessi di chiunque e di qualsiasi cosa; questa facilità-modalità di ricerca, da una parte ci piace e ci è utile, dall'altra ci dà una spinta verso le scaffalature delle librerie. Vuoi mettere l'immagine con il foglio scritto e l'odore della carta inchiostrata? Certo, il futuro è l'e-book, pure noi ce ne avvaliamo, ma i nostri racconti, usciti in sette o otto antologie e nel web, ogni tanto li possiamo materialmente regalare (sperando il loro destino sia non finire in luoghi inappropriati). Ovviamente non solo di sensi si tratta, anche se pure il tatto entra in gioco quando sfiori un foglio di carta: può essere ruvido, liscio, satinato, sottile, più o meno spesso, vecchio, intonso, scadente, di ottima qualità, candido come i politici…e può essere inchiostrato in mille modi nonché contenere prose eccellenti, scopiazzate, originali, eccitanti, deprimenti…E, per non tediare: un libro stampato ti può aprire altri mondi, ti può condurre per mano verso altri libri, verso altri universi. Per questo abbiamo lasciato Laland alle prese con un mazzo di carte, trattenuto con una sola mano: lui, da bambino, perse un braccio. Eppure divenne un grande, forse il più grande dei prestigiatori specializzati in close-up. Avesse usato i grandi apparati, quelli dove le donne sono segate in due o in tre eppure ritornano intere, solitamente per il piacere degli spettatori giacché sono sempre belle, alte, bionde figliole, non ne avremmo parlato. Forse perché non si è mai visto una grassona entrare in quella specie di cassa da morto messa in verticale per far veder solo il pancino nudo, una mano, una punta di piede. Quella si che sarebbe stata una magia politicamente corretta e meritevole di applausi. No, Laland, non usò quelle macchine: troppo facile. Fanno tutto da sole e il mago di suo ci mette la presentazione e quattro saltelli, un baciamo prima e uno dopo, una toccatina al pancino, un fazzoletto tra le dita della mano che esce dal sarcofago. Lui, il dolcissimo René Laland che abbiamo virtualmente conosciuto da poco, ripreso in un suo viaggio e relativi spettacoli in Francia, ci metteva ben di più: una faccia ironica alla Peter Seller; una mano agile, ma mossa lentamente; la voce, la sua voce dolcissima, da nonno che racconta una favola forse truce, sanguinolenta talvolta, ma dal lieto fine. E quando dice: No se puede hacer mas lento, no se puede hacer mas lento, non se puede hacer mas lento…ovvero: non si può fare più lentamente, ti veniva vogli di dormire. Di sognare cose belle. È stato così, lasciando René Laland alle prese con un mazzo di carte, che, grazie a You Tube (lo dobbiamo questo ringraziamento), possiamo rivedere anche adesso che non c'è più, ci siamo imbattute in: IL TRUCCO C'È MA NON SI VEDE, di Patrick Page. Lo abbiamo scelto tra tanti, non italiano, pur sapendo ci siano molti prestigiatori italiani che ne hanno scritto di buoni libri. Non solo Silvan. Lo consiglia nel suo sito, a un cinquantenne che vorrebbe apprendere i rudimenti della magia, lo stesso Massimo Polidoro (anche lui ne ha scritto un paio): docente universitario, prestigiatore, tra le anime del CICAP. I disegni a corredo del libro sono sufficientemente chiarificatori; eppure è leggendolo che si scoprono altarini che gli occhi non vedono. Quasi mai. Sappiamo non essere così per tutti: conosciamo un tipo che già a tre anni, osservando i prestigiatori vedeva il trucco e non l'effetto. Sicuramente ci rimette non poco: certi effetti sono davvero belli  e ti lasciano a bocca aperta. Non abbiamo mai assistito a certi numeri, ma a qualcuno si: abbiamo visto, ad esempio, delle spade appuntite entrare in una scatola dove prima si è collocata la testa della solita biondona. Non possiamo nascondere un pensiero-desiderio dal retrogusto leggermente sadico: chissà se stavolta quella ne uscirà almeno con un occhio accecato. Macchè: neppure una esile traccia, un'ombra, di sangue. Le spade, sfilate, dunque, senza neppure un goccio di liquido rossastro (noi ce l'avremmo messa almeno una goccia…) ci riconsegnano la bellezza algida di quel volto ancora più abbagliante di prima, con un sorriso a tremila denti bianchissimi, tenuto acceso a lungo per sottolineare le sforbiciate di gambe tornite e l'inchino, mai anchilosato, del mago, quello che forse si è procurato un po' di calli alle mani. Le spade. Ecco l'idea, la lampadina che si accende come il sorriso della bionda algida: è qui il regalo a Monica di Pragmata e se non si squaglierà, lei che a Roma si sarà imbattuta mille volte nella cosa cui si sta per narrare e che si vuole celebrare, se non dirà lo chapeau di prima, dovremo incenerirci, sparire senza mai più ritornare giacché non siamo mica l'Araba Fenice:

Figlia dell'acqua e della terra, la sua abbondanza si offre

a chi la sospetta chiusa in un castello di avarizia.

Sembra, per il suo biancore e per l'inaccessibile rifugio,

una vergine greca nascosta in un velo di spade.

Si tratta di un ortaggio, del carciofo, il cui nome deriva dall'arabo kharshuf, cui il poeta arabo Ben-al-Tolla dedicò i suggestivi versi. Invitiamo a impararli a memoria, caso mai acquisendo le tecniche di certi prestigiatori, che sulla mnemotecnica fondano molti spettacoli e la propria celebrità. Ne indichiamo uno che abbiamo studiato: Harry Lorayne. Compare anche nel nostro e-book, scaricabile gratuitamente, SENZA MACCHIE, insieme a Giordano Bruno, che fece una fine atroce a Roma.

LA prima immagine a commento dell'articolo è tratta dal sito di Massimo Polidoro:

http://www.massimopolidoro.com/magia-e-illusione/come-si-diventa-prestigiatori-intervista-su-millionaire.html

L'altra immagine è: ESP, di Patrick Page e DeCourcy Ken

 



Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :