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alessia e michela orlando: MICHELE CHI? MATTEO RICCI E MICHELE RUGGIERI-SALERNO

Da Gurufranc

alessia e michela orlando: MICHELE CHI? MATTEO RICCI E MICHELE RUGGIERI-SALERNO

alessia e michela orlando: MICHELE CHI? MATTEO RICCI E MICHELE RUGGIERI-SALERNO

MICHELE RUGGIERI CHI?

MATTEO RICCI

UN GESUITA ALLA CORTE DEI MING

Michela Fontana

Le SCIE MONDADORI

UN LIBRO DA SALVARE

Prologo.

MICHELE RUGGIERI conseguì a Napoli il Dottorato in utruque iure, ovvero in Diritto Canonico. Poi entrò nella Compagnia del Gesù a Roma. Era il 27 ottobre 1572. Conclusa la formazione, partì: destinazione Lisbona. Era quello il tragitto verso la porta che conduceva all'Estremo Oriente. Era lì che andavano i missionari. Lì sarebbe andato anche Michele. Nell'attesa della nave che lo avrebbe condotto a Goa, fu ordinato sacerdote. Era il marzo 1578.

L'ABITO DEL MANDARINO

Zhaoqinq, Cina, 10 settembre 1583

Di fronte al Giappone si estende un immenso impero che gode di

pace profonda e che, secondo quanto dicono i mercanti portoghe-

si, è superiore a tutti gli stati cristiani nella pratica della giustizia

…i cinesi che ho visto…sono acuti e ansiosi di imparare…niente

mi fa supporre che lì vi siano cristiani.

FRANCESCO SAVERIO

L'udienza

Il prefetto Wang Pan indossava un'ampia tunica d seta rossa, arricchita da una pettorina quadrata sulla quale spiccava l'elaborato ricamo di due anatre selvatiche. Le maniche della veste erano tanto lunghe e ampie da nascondere le mani.

Questo è l'incipit di MATTEO RICCI UN GESUITA ALLA CORTE DEI MING di

Michela Fontana.

I prologo è nostro.

Qualche attimo ancora, nella pagina successiva, e Michela Fontana ci narra di Matteo Ricci inginocchiato di fronte al funzionario. Con lui c'è Michele Ruggieri (nato a Spinazzola. Sanno qualcosa di quella lingua; nulla della loro cultura, della storia, dei costumi di quell'impero tanto lontano.

È, questo, un libro avvincente, da conoscere, da salvare. Da non dimenticare.

Come quella fatidica data: 10 settembre 1583: i due gesuiti non l'avrebbero mai dimenticata giacché dopo almeno trenta anni di inutili tentativi, una missione gesuita decollava nella Cina dei Ming.

Matteo Ricci era nato a Macerata il 6 ottobre 1552. Ora si ritrovava in una condizione straordinaria. Suo maestro fu Alessandro Valignano (che meriterebbe un discorso a parte, anche per essere stato uno sfregiatore di donne).

La formazione dei due: nei collegi gesuiti la preparazione della filosofia implicava la conoscenza della cosiddetta filosofia naturale, ovvero della matematica  che comprendeva anche astronomia, musica, discipline applicate come la meccanica, l'architettura e la geografia.

I cinesi coltivavano tutto quello ed erano disinteressati verso le armi.

Non a caso il capitolo VI si intitola CONFUCIO INCONTRA EUCLIDE e se si possa subito leggere: La matematica è la porta e la chiave di tutte le scienze: Ruggero Bacone.

Ricci e Ruggieri si erano imbarcati insieme il 20 marzo 1578. Erano in tredici i missionari in partenza. Il viaggio fu affrontato con tre caracche: la San Luigi, la San Gregorio, la Buon Gesù. I due viaggiarono sulla San Luigi.

Il nome vero di Ruggieri era Pompilio, latino; dovette essere sostituito con un nome cristiano (in Cina assunse il nome mandarino di Luo Migjan Fuchu). Questi già l'anno prima aveva tentato di entrare in Cina dopo essere stato un mese sulla costa del Malabar: ebbe l'ordine di recarsi a Macao. Lì avrebbe dovuto attendere il momento propizio per entrare in Cina. Intanto, già dal luglio 1579, seguendo una raccomandazione, studiava il cinese. Si era reso conto che i suoi progressi erano insufficienti e faticosi. Lo stesso Ricci ne venne a conoscenza. Si avvalse di un pittore che, seppure non conoscesse la sua lingua, almeno poteva disegnare i caratteri cinesi. Sei mesi dopo era, in ogni caso, in grado di confessare utilizzando quella lingua affatto diversa dalla sua. Pubblicò anche un catechismo cinese.

La vicenda procede tra fatti rocamboleschi e modifiche delle strategie per divulgare il cristianesimo ed è ben noto come Ricci divenne un gran conoscitore del cinese che apprese utilizzando adeguate tecniche di memorizzazione.

Era già da tanto tempo in Cina quando, nel 1609, a 57 anni, da 27 in quei luoghi remoti, era molto stanco. Una caviglia infortunata anni prima gli dava i tormenti e soffriva di emicrania. Sapeva che non avrebbe più rivisto l'Europa; ma era certo che i missionari, dopo la sua morte, avrebbero potuto vivere in pace nella Cina che ormai conosceva benissimo.

Michele Ruggieri, invece, la rivide. Rientrò a Roma per richiedere l'invio di un ambasciatore in Cina; ma l'impresa si rivelò impossibile per via di una fase estremamente complessa, con continui avvicendamenti dei Papa. Si ritirò a Salerno, dove si dedicò alla traduzione dei Quattro libri: i classici cinesi sulla introduzione alla filosofia confuciana, e continuò a scrivere poesie in cinese. Fu anche confessore nella scuola di Salerno. Morì l'11 maggio 1607. Matteo Ricci, che era ormai Lì Mǎdòu (利瑪竇), gli sopravvisse esattamente tre anni: mori l'11 maggio 1610.

Le foto: - miniatura; Matteo Ricci.

- sovraccoperta del libro di Michela Fontana.



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