Care Alessia e Michela,
Ieri mattina sono stato a vedere la vostra mostra fotografica, accompagnato da Eugenio.
Ho trovato il vostro lavoro di enorme sensibilità con una ricerca dell'estetica e della "naturalezza" molto spiccata. Mi è piaciuto molto l'abbinamento con le poesie che accompagnavano ogni fotografia/quadro. Spero che continuerete a fare fotografie e ad esporle...così che molte persone possano avvicinarsi con semplicità a questa forma d'arte.
Vi ringrazio per avermi invitato e vi auguro di continuare su questa strada.
Un cordiale saluto
Mario Pirovano
Leggere queste parole, contenute in righe regolari, come fossero avvolte da una morbida copertina di velluto, con quel Care che precede i nostri nomi, ci ha sommerse di sensazioni piacevoli. le ha scritte l'attore Mario Pirovano e noi le abbiamo rilette, più e più volte, e ogni volta con lo stesso entusiastico piacere della prima volta. In parte perché non sembrava mai essere sempre lo stesso, in parte perché ogni volta si è potuto sottolineare una parola diversa. E, ovviamente, ci siamo chieste perché mai tutto ci sembrasse così straordinariamente piacevole.
Sapendo di non indulgere troppo nella voglia di auto apprezzarci, abbiamo finalmente letto il messaggio in controluce: non lo abbiamo visto nascere, ma abbiamo potuto immaginare Mario Pirovano intento a scriverlo. Ci è sembrato di poter sentire il rumore della penna, che ormai quasi nessuno usa più per scrivere cartoline, lettere, romanzi. Si, l'abbiamo proprio ascoltato. Resterà per sempre la sensazione uditiva e la voglia di accettare, mettere in pratica il suo consiglio: speriamo di poter conservare la voglia onnivora di raccontare ciò che è visto da una dimensione interiore, a noi stesse poco nota; poi, solo dopo, è vista dallo sguardo; poi, solo dopo, dall'obiettivo fotografico; infine si cerca di utilizzare le tecniche imparate, con la voglia esplosiva di migliorarsi, di esprimere, di raccontare i luoghi in cui tutto accade, dove le persone disegnano tracce o le cancellano e dove, in ogni caso, sono, marginali. Si tratta di una marginalità inevitabile: l'essere umano è perennemente in lotta e vinto; battuto senza possibilità di scampo dalla potenza della natura che, in ogni caso, lo tutela giacché ricrea le condizioni affinché possa perpetuarsi la specie. Fino a prova contraria, fino a che egli stesso, l'uomo, non saprà autodistruggersi. E allora un mistero potrà profilarsi a chi ritornerà a vivere su questa terra: ci saranno tracce che un nuovo uomo, semplice e molto più composto di noi, saprà leggere. Egli potrà essere colpito dai fulmini, dalla bellezza delle stelle, dall'armonia insita nel nascere e nel morire di una foglia. Speriamo che quel nuovo sguardo saprà trovare bello un latrato notturno, la freschezza dell'acqua bevuta nell'arsura estiva, cogliere la differenza tra lo stare bene e la malattia e, infine, saprà ritrovare il filo di una trama che potrà condurlo fuori dal labirinto delle domande inutili, dei bisogni indotti, delle paure secondarie. Speriamo che tutto ritornerà semplice e piacevole, arricchito da sottile piacere e dolce amarezza, quella inevitabile che la vita comporta. E speriamo che egli, questo uomo nuovo, sappia lasciare un irresistibile sorriso. Così come ha saputo fare Mario Pirovano.
La fotografia: Mario Pirovano all'opera.