Acqua e fangu, affucu, affucu
l'unna acciana e tuttu pigghia
acqua e fangu, arrancu, arrancu
se li capiddi fussiru di corda
se li urazza fussiru du remi
se li mo spaddi pinni dursali
se li jammi sapissunu natari
mi libberassi di stu mo nimicu
ca forti rumpi e tuttu ti sconquassa
ca forti sbatti e forti mi martedda
chist'acqua amica stu mo mari azzurru
ora m'ammazza ora m'assassina.
(…)
Antonella Pizzo:
http://viadellebelledonne.wordpress.com/2008/03/16/acqua-e-fango-messina-1908-2008/
CITTÀ TELEVISIONI E PERSONE DA SALVARE
Salerno, Messina, Telecolore (Sky, canale 849), Alessia Bielli, Peppe Leone e Carmelo Currò
E ovviamente Napoli da consegnare all'eternità
Il pensiero si è forse affacciato contemporaneamente nella mente di ognuna, mentre ascoltavamo le voci di Peppe Leone e Carmelo Currò. Ci siamo guardate. Una (non conta dire chi) ha piegato lo sguardo; si è ricomposta raddrizzando la schiena e, mentre respirava a fondo tornando, a guardare l'altra, si è accorta di essere osservata.
Contrariamente a quanto si dice, in realtà le gemelle, parliamo di noi, sono persone diversissime. Come è ovvio, giacché ogni essere un umano è un universo. Si potrebbe mai realisticamente pensare che due universi, seppure paralleli, comunichino telepaticamente?
Eppure ci è capitato. Due voci, le nostre, qualche secondo prima che si avviasse la videoconferenza, in cui avremmo parlato delle nostre fotografie, si sono sovrapposte:
-Però! Siamo capitate nel bel mezzo del terremoto. Dovremmo ringraziare Alessia Bielli e gli altri: questa esperienza sta divenendo unica.
È difficile credere che sia andata così; eppure è ciò che davvero è accaduto. Poi siamo tornate divergenti, delle rette parallele, degli asintoti, almeno sul piano della organizzazione dei pensieri.
Una ha detto all'altra: avremmo fatto bene a chiedere ai nostri genitori, che c'erano, cos'altro accadde quel in quei maledetti 90 secondi del 23 novembre 1980, oltre quel che ci hanno più volte sintetizzato. C'era anche Telecolore: rese conto della tragedia con una lunga no-stop e collegamenti dai tantissimi paesi colpiti.
Sappiamo di panico; di un grande errore commesso dai salernitani: tutti, dalle zone alte, per intendersi dal Carmine, si diressero verso il lungomare. Se fosse stato un maremoto Salerno avrebbe fatto la fine di Messina nel 1908. e guarda caso la famiglia di Carmelo Currò da lì proviene e si ritrova campano-salernitano per l'emigrazione forzata.
Carmelo Currò e Peppe Leone, immaginiamo neppure Alessia Bielli, non hanno potuto interferire con i nostri pensieri, con quelli che ci hanno percorse durante la trasmissione; non possono farlo ora, mentre scriviamo. In realtà, anche se per ragioni anagrafiche non c'eravamo nel cataclisma salernitano-napoletano-avellinese-lucano e in parte pugliese, così come non c'eravamo nel maremoto calabrese-siciliano, da un po' di tempo stavamo informandoci.
Ciò che ha svelato Carmelo Currò integra alcune nostre teorie, facendole apparire meno ingenue: ci ha detto, lo ha detto a ogni spettatore e a qualsiasi persona che sappia intendere, che i rischi esistono ancora, sempre, perché è vero che la natura è madre e matrigna, ma noi, figli scellerati, siamo una banda di fessi! Come definirci altrimenti, considerato che nel luogo in cui c'è stato un sisma ve ne sarà prima o poi un altro, e così, malgrado oggi esistano le leggi antisismiche, si continua a non rispettare le norme e si vuol costruire ponti avveniristici nel punto più esplosivo tra continente e isola. E stendiamo un velo pietoso sulla disinformazione. E che altro saremmo se anche il Vesuvio, il grande nonno, prima o poi si risveglierà. facendo nient'altro che il suo dovere, giacché è una forza irresistibile a volerlo, cogliendoci intenti a costruire case che diverranno tombe?
E i politici stanno a guardare.
Perché ci stavamo informando sui terremoti? Beh, forse pare brutto dirlo, ma ci siamo imbattute in una storia atroce e volevamo essere precise nel narrarla.
È la vicenda della prima ragazza che da Barcellona Pozzo di Gotto ebbe il permesso di andare all'Università, a Messina. Era la prima di sesso femminile a poterlo fare. Le fu imposto una condizione: non avrebbe mai dovuto allontanarsi dalla servetta (ora si dice badanti?) che le fu affidata. Lei ubbidì. Quando il maremoto le sorprese erano a teatro. Passarono mesi. Il papà li trascorse scavando tra le macerie. La ritrovò. Meglio: ritrovò l'anello di famiglia tra calcinacci e un mucchio di ossa.
Intanto c'erano state le navi russe tra le due sponde a dare l'allarme e a prestare i primi aiuti; Umberto Zanotti Bianco, di origini inglesi e svedesi, cresciuto in Piemonte, meridionalista (fondò nel 1920 Società Magna Grecia; fu anche il primo presidente di Italia Nostra); scoprì Heraion a Foce Sele (la foce che compare in uno dei nostri scatti fatti vedere in trasmissione da Telecolore) insieme a Paola Zancani Montuori, tanto fece per quelle terre e per il Cilento; Ada Negri che gridò: Fratelli in Cristo destatevi dal sonno andate a soccorso con zappe e leve con pane e vesti.
Nelle lontane terre dell'arsa Calabria crollano ponti e città i fiumi arretrano il corso sotto le case travolte le creature sepolte vivono ancora chissà.
Batte la campana a stormo.
Pietà fratelli, pietà
Cosa simile accadde nell''80: si scavò con le mani, tra cani agghiacciati, senza più la forza per latrare, bare in fila, corpi senza vita che non sarebbero mai più stati ritrovati.
Quei corpi sono ancora qui. Sono forse in noi. Quelle città ci sono di nuovo. Quelle grida non vorremmo si ripetessero. Li stanno ricordano, per sempre, Peppe Leone, Carmelo Currò, immaginiamo anche Alessia Bielli, Telecolore. E noi.
Illustrazione: la zona interessata dal maremoto nel 1908. Sullo sfondo il Vesuvio con il classico pennacchio.