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alessia e michela orlando: UN AMORE DIVERSO TRA IL VESUVIO, IL VALLO DI DIANO E BOLOGNA-QUALCHE SEME DI ERBA DEL DIAVOLO (datura stramonium L.)-PEDOFILIA E UN SUICIDIO

Creato il 03 dicembre 2010 da Gurufranc

alessia e michela orlando: UN AMORE DIVERSO TRA IL VESUVIO, IL VALLO DI DIANO E BOLOGNA-QUALCHE SEME DI ERBA DEL DIAVOLO (datura stramonium L.)-PEDOFILIA E UN SUICIDIO

Gli indicibili segreti del bel Jenny

Dopo l'ennesima curva, Antonio trasse un respiro di sollievo: finalmente la striscia di asfalto sembrò raddrizzarsi, quasi per magia, davanti ai suoi occhi.

   Per tre ore, senza pause, non aveva fatto altro che pensare a Jenny, ascoltando il compact disc che gli aveva regalato sei mesi prima. Era mezzanotte in punto; avevano appena stappato la bottiglia per l'anno nuovo. Era il primo iniziato con loro due vicini, abbracciati. Napoli pareva essere ancora sottoposta alle incursioni aeree Alleate del '44 o martoriato dalle più lontane bordate laviche del Vesuvio; ma le ondate di brividi che l'assalivano non erano dovuti ai boati o agli improvvisi bagliori.

   Jenny lo turbava e inquietava.

Per tutta la serata aveva strimpellato la chitarra e imitato il tono suggestivo della voce di Sagi Rei, il cantante israeliano noto per la cover di I'll fly to you. Aveva concluso l'esibizione ripetendo varie volte la frase iniziale: I still believe in your eyes / I just don't care whot / You've done in your life. L'aveva anche cantata in italiano: Io ancora credo nei tuoi occhi / non m'importa di quello / che hai fatto nella tua vita. Alla fine aveva scosso la testa rattristandosi. Si era tirato su chiedendogli di tradurla e cantarla in napoletano, mentre lui avrebbe suonato. L'altro si era schernito, evidenziando di essere un napoletano anomalo e di non conoscere quella lingua suggestiva, certamente più bella dell'italiano letto su molte insegne: "Snackeria", "Yogurteria", "Frullateria" e addirittura "Scarpoteca"! Lo stesso Jenny sostenne che era vero, che aveva ragione Gian Luigi Beccaria che nel suo "PER DIFESA E PER AMORE La lingua italiana oggi" sosteneva: "Si scrive con i piedi, anzi con le scarpe, e stiamo frullandoci il cervello". Infine ci provò e ne uscì fuori qualcosa che ritenne mostruosa: I' crer' ancor' all'uocch' toie / nu' m' ne fott' 'e chell' ca fatt n'da vita toia. A Jenny piacque e tornò a incupirsi.

Quell'oggetto, apparentemente di scarso valore, l'aveva conservato nel cellophan; più volte l'aveva osservato e sfiorato come fosse una reliquia, insieme alla dedica scritta con inchiostro rosso su un post-it giallo. Jenny l'aveva attaccato a una vecchia copia di "Il Mattino", quasi a sottolineare alcuni righi in cui era scritto: "I napoletani hanno trovato nell'incursione aerea nemica un diversivo alla placidità di queste notti invernali". Lo aveva tenuto nascosto nella sua cartellina in cuoio invecchiato, e tirato fuori fissandolo intensamente. Con tono fermo aveva detto: "Antonio, leggilo questo giornale. Tu, integerrimo uomo del nord, potrai spiegarti molte cose. Potresti essere tu a narrare, finalmente senza riserve, la dignità di questo popolo. Considera che anche quando il conflitto declinò, i bombardamenti continuarono, solo per terrorizzare e fiaccare il morale della popolazione, per spingerla alla sollevazione agevolando gli sbarchi a Salerno e in Sicilia. Troverai anche una lettera spedita da Roosevelt a Churchill in cui dice: "Noi dobbiamo sottoporre la Germania e l'Italia ad un incessante e sempre crescente bombardamento aereo. Queste misure possono da sole provocare un rivolgimento interno o un crollo". E per "Italia" intendeva dire Napoli".

Antonio non si accorse che Jenny aveva tolto una busta dal pacchettino. Il tono e i regali lo sorpresero e si limitò a leggere il giornale. Il compact disc lo conservò sul cuore, nella sua tasca interna della giacca, sino alla tragica morte.

   Si era ritrovato a guidare a occhi chiusi. Li aveva riaperti un attimo prima di uscire fuori strada e volare oltre gli argini. Gli era parso di rasentare la follia, nell'immaginarsi ancora a bordo della sua Alfa Sud rossa, ma nel vuoto, al di sopra delle acque blu prossime alla spiaggia di Marina d'Albori. Aveva da poco lasciato alle spalle ciò che rimaneva del Fuenti abbattuto e la ferita inferta alla Costa Divina, e ricordato un proprio intervento al comune di Vietri sul Mare, quando aveva concluso: "Non ci sono proiettili sufficienti per mostri come quello. Non devono nascere bestie così assurde e spaventose, occorre che l'uomo impari a riconoscere il bello, a distinguerlo dal brutto che è il vero male".

   Poi era toccato a Jenny prendere la parola. Era molto bello Jenny, tanto da ricordare i belli e maledetti cinematografici. La folla di ambientalisti ammutoliti applaudì. Usava esordire con una frase ad effetto, dilungarsi in spiegazioni tecniche, raccontare qualche aneddoto divertente riconquistando l'attenzione, concludere senza abbassare il tono della voce con un'altra frase ad effetto, capace di incuriosire, allarmare, far adirare. La caratteristica più interessante stava nella capacità magistrale di generare domande.

   Quella volta non rispettò il solito canovaccio.

   L'osservò bene notando la fragilità, il respiro affannoso, lo sguardo spento, dominato dalle pupille dilatate. Iniziò con un tono dimesso, ma poi era riuscito a ipnotizzare i presenti ben disposti, con una frase ad effetto: "I mostri non esistono perché lo voglia una ragione prevalente. Eppure nascono, crescono, si evolvono e muoiono. Anche l'essere umano lo è stato, lo è ancora. Anche io lo sono ancora; sono quello che vedete, il mio corpo e la voce, ma anche il mostro che vi alberga. Sapete come si ammansiscono le api? Col fumo. E perché l'uomo lo fa? Per prendere il miele. Accade sempre così, in giugno o luglio, quando il miele è maturo: l'uomo le intontisce, le droga. Tuttavia, potrei mai dire di essere meglio delle api giacché sono più forte? E siamo certi che subiscono la metamorfosi solo per reiterare la loro società, senza il lievito della inventiva, della creatività? Vi siete chiesti perché mai Einstein si fermò a pensare alla loro vita, concludendo che se si estinguessero noi sopravviveremmo per un tempo brevissimo? È necessario avere dei dubbi anche in questo: che ne sappiamo del loro sentire? Siamo certi che rispondano solo agli impulsi chimici e al cosiddetto istinto naturale? E perché mai noi non lo avvertiamo e abbiamo scelto di andare verso l'autodistruzione? Di notte sono assillato da immagini mentali che mi trascinano in incubi indicibili. Mi costringono a svegliarmi trafelato, madido, tremante. Mi riaddormento e prendo pace vedendo scene catastrofiche: incendi spaventosi, bombe che esplodono, coltelli che sgozzano. Gli incendi si spengono quando vedo delle bombe esplodere nel loro punto di più alta incandescenza; l'energia delle bombe atomiche viene controllata da barre di catalizzatori che una mano enorme cala dal cielo; le mani che sferrano centinaia di coltellate vengono fermate da pillole che vedo ingoiate da bocche fameliche". 

   Non si capiva perché parlasse di se, degli incubi, quando si trattava di decidere cosa farne degli spazi dove prima era il Fuenti. Non lo aveva mai fatto, si era sempre mantenuto nell'ambito del tema stabilito. Finì dicendo: "So che stiamo perdendo tempo, siamo dei masochisti e dei sadici"; poi si girò e se ne andò senza voltarsi. Solo Antonio lo seguì, trovandolo seduto in un parcheggio affacciato sul mare, con il mento sulle ginocchia e gli occhi chiusi. Piangeva in silenzio.

   Gli poggiò una mano su una spalla. L'altro lo guardò e disse solo: "Aiutami".   

Fra meno di trenta chilometri avrebbe potuto finalmente raccogliere il miele dalle arnie, che Jenny aveva fatto sistemare vicino al Rio Freddo. Glielo aveva detto pochi giorni prima della fine: "Ho un segreto: sono nato e cresciuto a Bologna, ma le mie origini sono meridionali. Ci vado di rado nel Vallo di Diano, dove ho delle proprietà. Non lontano dalla certosa di san Lorenzo, di fronte, sotto la catena del Cervati, c'è una casetta con del terreno e una sorgente. Li, dove le mettevano pure i monaci, un amico ha sistemato per me alcune arnie".

   Finalmente vide il verde della pianura, mentre veniva aggredito dall'angoscia  e si pentiva di aver lasciato la costiera amalfitana, di non aver scelto di ritornarsene a Bologna, di non essersi dato la morte, insieme a Jenny. Spense lo stereo. Una lacrima scese senza preavviso, scoppiò in un pianto dirotto e cominciò a rivedere la fine.

Una sera di marzo, quando i primi tepori si avvertivano pure in via Mascarella, a Bologna, era andato al cinema Odeon. Aveva visto con piacere Sword of the Stranger, un film a cartoni giapponese, di Masahiro Ando. Rientrato a casa, aveva trovando Jenny nudo, con il mortaio tra le mani. Assistette al momento in cui lo poggiò sul tavolo e si mise a pestare qualcosa. Ogni tanto si fermava e aspirava da una sigaretta dal fumo pestilenziale. Lo sguardo era allucinato. Sul tavolo c'era una bottiglia di Taurasi già stappata. Quando si accorse di lui, gli si rivolse come non lo vedesse e disse: "Che il rito si compia".

Era corrucciato; pareva invecchiato di colpo. Se ne stava curvo, come sottoposto a un peso immane, con la bocca spalancata. Richiudeva le labbra solo per fumare. All'ennesima boccata le sue labbra si serrarono senza più fumare; prese una manciata di poltiglia dal mortaio, la versò in un bicchiere a palla, lo riempì di vino e trangugiò di colpo tutto. Le rughe sparirono immediatamente. Si alzò con agilità inaspettata e ciò che finì di compiersi davanti agli occhi di Antonio fu stupefacente. Non gli era mai capitato di assistere alla trasformazione istantanea di un corpo umano: Jenny sembrava dominato da più personalità che, di volta in volta, lasciavano spazio a quella che risultava vincente in un evidente conflitto, rappresentato dalle contorsioni corporee e dalle voci. Talvolta assunse pure l'atteggiamento di una donna bellissima, sprizzante sensualità da ogni poro, nell'incedere a testa alta, lanciando occhiate a destra e a sinistra, come camminasse tra una folla plaudente. Altre volte metteva le mani in testa come se si difendesse e cedesse all'orrore nel vedere mostri bruttissimi ed enormi.

Tentò di capire cosa stesse accadendo, lo interpellò per nome, pose domande; ma la voce non penetrava la cortina di fantasmi che ormai  avevano conquistato la mente di Jenny. Si avvicinò al tavolo notando una busta di carta color marroncino, quasi piena di semi neri lucenti. Ricordò che una volta Jenny glieli aveva descritti dicendo: "Ho visto semi neri pericolosissimi nella mia proprietà nel Vallo di Diano. Eppure non sembrerebbero capaci di dare gli effetti che danno! Pensa, da loro nasce una bella pianta dai fiori grandi, bianchissimi. Le api ne sono attratte e non so che effetto possa fare quel nettare. È nota come "erba del diavolo" o "erba della strega". Si tratta dello stramonio; appartiene alla famiglia della Datura. Nei paesi indoeuropei c'era sempre una guaritrice in grado di saperla dosare. Bastava una porzione grande quanto un francobollo per dare il sonno ai bambini indiavolati. E non ti dico dove la inseriva".

Antonio adesso li vedeva gli effetti. All'improvviso Jenny si avvicinò al balcone; per un attimo parve rientrare in se; gli si rivolse: "Adesso tocca a te. Non deludermi. Dopo, solo dopo, potrai alzare il piatto che vedi sulla tavola, quello con i disegni dei limoni della costa di Amalfi, e aprire la busta. Ora io salirò su questa sedia e mi lancerò nel vuoto. Se ti accorgerai che sarò titubante, dovrai spingermi".

Il tono perentorio e lo sguardo non ammettevano repliche. Per un attimo pensò che avrebbe fatto esattamente ciò che Jenny aveva chiesto. Gli si avvicinò mentre l'altro si girava e: "Antonio, riempi un altro bicchier di vino e aggiungici un pugno di semi pestati". Antonio eseguì. Jenny bevve ancora una volta tutto e gli ridiede le spalle. La mano di Antonio si avvicinò alla schiena del giovane. Non ci fu bisogno della spinta.

   Sotto il piatto c'erano sei fotografie. Antonio riuscì a guardarne solo tre. Nella prima compariva un bambino di due o tre anni, nudo, tra due maschi anziani. Jenny aveva lo stesso viso del momento in cui lo conobbe. In un'altra foto c'erano ancora i due anziani e una donna nuda. Nella terza foto erano ritratti Jenny da grande e un bimbo di due o tre anni, nudi.


Illustrazione: Datura stramonium, nota anche come Erba del diavolo e Erba delle streghe. Narcotica, sedativa, allucinogena. Ricca di alcaloidi; velonosa. Diffusisssima in Italia.

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