IL SEGRETO DELLA CONCUPISCENZA NAPOLETANA FINALMENTE SVELATO
VIAGGIO IN ITALIA un libro bello da morire. Da salvare. Come l'Italia
VIAGGIO A NAPOLI NEGLI ANNI '50-COSA DISSE IL SINDACO LAURO A SPACCANAPOLI MENTRE PASSAVA GUIDO PIOVENE? DIFFERENZE TRA L'INCESTO NEI BASSIFONDI NAPOLETANI E IN ALTRE METROPOLI
SAN GREGORIO ARMENO: IL SANGUE DI SANTA PATRIZIA SI SCIOGLIE DOPO DUE MINUTI DI PREGHIERA DAVANTI AGLI OCCHI SBALORDITO DI GUIDO PIOVENE
NAPOLI
Penetriamo nel Mezzogiorno e attacchiamo subito un argomento senza fine: Napoli.
È così che inizia il VIAGGIOdi Guido Piovene in Campania. Come si legge in quarta di copertina, emerge, da questo libro e dalla sezione, una visione speculare alla realtà; è una visione antropologica e storica, non scontata, non ripiegata sui luoghi comuni e sulla voglia degli abitatori di replicare i ruoli loro assegnati da millenni, dalla cartolina della loro zona e da se stessi. Scopriamo così che Piovene conosce i luoghi dove si reca (si reca ovunque in tre anni) e vuole andare nel non detto. Vuole andare nella VERITÀ. E la verità di Napoli quale potrebbe essere eliminati i luoghi comuni, oltre la cartolina? Davanti agli occhi dello scrittore-giornalista si staglia una città che è la più parigina delle città. E perché mai? Questa sarebbe domanda da rischiatutto e, non sapendo come giocarcela per trarne un vantaggio economico, un raddoppio, una vincita all'asso piglia tutto o a rubamazzo, lo diciamo subito e gratuitamente: perché Guido Piovene è concupito. Ma non a letto, bensì a tavola, da GINO DORIA che gli offre la colazione nella pizzeria rustica della Certosa di San Martino, OGGI MUSEO DI STORIA NAPOLETANA e: Le balaustre del cortile barocco sono ornate di teschi, ma anche queste immagini funebri sono piuttosto languide che tremende, nel profumo delle violacciocche e nell'aria primaverile. (…) La, colazione che ho chiamato di stampo parigino, fu un elegante contrappunto di cibi raffinati come il caviale e di cibi rustici come la pizza, cota sotto i nostri occhi in un grande forno.
E prima ci ha detto cosa davvero siaSpaccanapoli: (…) è sempre un l'unico mezzo a nostra disposizione per capire sul vivo che cosa fosse una metropoli del mondo classico. Nemmeno Roma ce lo illustra con la stessa evidenza, parlo, s'intende, della vita, non degli stili. Dovunque si volge lo sguardo, si scorgono sotto scorci strani o in cannocchiali sghembi scale, tabernacoli, chiese, obelischi barocchi,. I tabernacoli risplendono anche nel fondo dei cortili delle case d'abitazione, tra i festoni della biancheria: è un popolo, come tutti sanno, che ha confidenza col sacro, ed uno degli ostacoli a restaurare le chiese monumentali sono le abitazioni ingrommatesi tutto intorno, appiccicate alle cappelle, talvolta perfino sul tetto. Qui si vendono polpi, ed insieme brodo di polpi, la più economica di tutte le bevande calde, perché costa dieci lire; qui è la friggitoria ed il banco dei «passatempi» che sono cibi da sgranocchiare. Le ragazze in un «basso» mettono insieme fiori finti; l'antiquariuccio spia sulla soglia della bottega. La folla fa la coda davanti a un portone; è il sindaco Lauro che parla nel cortile di un palazzo. L'altoparlante, mentre passo, mi porta alcune sue parole: «Devo rendere conto della mia amministrazione a voi, popolo napoletano…». Chi ha qualche lira, mangia la pizza, lo sfilatino con dentro la pasta, il formaggio, la frittata, i fagioli,. I bambini, le «creature», brulicano. Anche nei ristoranti medi, pochi sono gli avventori senza i bambini intorno. Napoli è una città allattante e poppante, perpetuamente gravida. Un semidio napoletano è l'amore; nella coscienza popolare, l'amore si redime con la procreazione. La povertà napoletana ha i suoi vizi, ma da uno è quasi esente, l'incesto, piaga dei quartieri troppo promiscui di altre metropoli: troppo profondo è qui il sentimento della famiglia e del sangue.
Piovene sa come tutto ciò sia già stato narrato in mille occasioni e, quindi, passa immediatamente a dirci cose meno note:Nella Napoli vecchia, così densa di folla, si ritagliano ancora le oasi silenziose di grandi conventi. Il professor Rusconi, uno dei soprintendenti alle Belle Arti per Napoli e la Campania (gli altri due, all'epoca, erano Maiuri e Molajoli), mostratimi i restauri in corso nelle chiese della città devastate dai bombardamenti, mi introduce in uno di essi. È il convento di San Gregorio Armeno; con monache vestite metà di nero e metà di rosso scarlatto, come le formiche rosse; con una bella chiesa barocca, dorata, simile a un cofanetto o a un teatrino di corte. La missione di queste monache è di fornire le ostie e il vino per la Messa a tutte le chiese campane, per garantire, come vuole il precetto, che l'ostia sia di puro grano, ed il vino soltanto d'uva; abili nel laboratorio, sono abili anche in cucina, e mi offrono infatti le prelibate sfogliatelle alla crema in un grazioso camerino settecentesco. In un armadio di reliquie,conservano in due reliquari il sangue di Santa Patrizia, che fu nipote di Costantino Imperatore. Il sangue, dice la leggenda, sgorgò da un dente estirpato dal teschio un secolo dopo la morte. Tutti sanno del sangue raggrumato di San Gennaro, che si liquefa a data fissa. Ma, questo è il punto cui volevo accennare, il suo non è un caso unico, pur essendo il più noto. Il fenomeno della liquefazione del sangue si ripete in Campania anche per altri santi. Il sangue di santa Patrizia, nel convento di San Gregorio Armeno, dopo un minuto di preghiera delle monache, si sciolse anche davanti ai miei occhi sbalorditi, scorrendo sui cristalli del reliquario e prendendo un colore rubino.
Un libro da salvare.