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alessia e michela orlando: VORREMMO FOSSE FELICE IL SUO SGUARDO-IL BRIGANTE MICHELE CARUSO IN CAMICIA DI FORZA-PRIMA DELLA FUCILAZIONE

Creato il 17 agosto 2010 da Gurufranc

alessia e michela orlando: VORREMMO FOSSE FELICE IL SUO SGUARDO-IL BRIGANTE MICHELE CARUSO IN CAMICIA DI FORZA-PRIMA DELLA FUCILAZIONE

alessia e michela orlando: VORREMMO FOSSE FELICE IL SUO SGUARDO-IL BRIGANTE MICHELE CARUSO IN CAMICIA DI FORZA-PRIMA DELLA FUCILAZIONE

LA GUERRA CAFONA

Salvatore Scarpino - Boroli Editore

Michele Caruso ancora ci guarda. Il suo sguardo è terso. Così vorremmo fosse. Il suo sguardo è felice. Così vorremmo fosse. Il suo sguardo comunica forza. Così è. Il suo è un volto che potrebbe attribuirsi a un capo indiano. Michele Caruso è costretto in una camicia di forza. Michele Caruso non è pazzo: Michele è un brigante. E aspetta che lo fucilino.

Non possiamo sapere quali fossero i suoi pensieri. Quel che è certo: sapeva che stava per esalare l'ultimo respiro. Eppure la foto non trasferisce nulla della sua inevitabile angoscia. Neppure quella di chi sta per sparargli, che non  vediamo: è indotto, questo pensiero, dal piedi di Michele, poggiato su un masso. L'altro è più giù, sulla terra. Con la punta di questo secondo piede, il sinistro, sfiora un'altra pietra. Se ne sta seduto, in attesa che l'ineluttabile accada. E fu fucilato.

È solo uno dei tantissimi briganti che fecero quella fine. Chi si salvò fuggì in America. Oppure aveva tradito.

Salvatore Scarpino dà conto della storia di mille briganti e della cosiddetta reazione alla unificazione dell'Italia, nel suo LA GUERRA CAFONA Il brigantaggio meridionale contro lo Stato unitario. Era una guerra che non si poteva vincere. E non  si vinse. Ma le torture e le ingiustizie subite da centinaia di migliaia di persone restano nell'aria, tra le rocce, nei casolari centro-meridionali. Le loro grida ancora vagano, così come il loro sangue non è stato ancora assorbito dalla terra. È una sensazione fortissima, questa, indotta dalle immagini del libro. E dalle altre che si possono trovare nel web.

Era facile diventare briganti: bastava andare da qualcuno che si sapeva essere un capo; dire chi lo mandava ed era fatta: si era brigante in pianta stabile. C'era a disposizione una buona paga: cinque carlini al giorno e una percentuale sui saccheggi. E c'era la certezza che sarebbe ritornato il re con un esercito imbattibile. Le vicende narrate da Scarpino si incrociano più volte con quelle che riguardarono Crocco, di cui si è già scritto in altro articolo. Ma tanto di nuovo c'è da scoprire. Si troveranno, in questo libro altre fonti e altre verità, attraverso cui giungere man mano a quella più vicina ai fatti. A breve narreremo di un sequestro e si potrà con il diario del sequestrato dire, grazie a occhi indifferenti, quale fosse la vita menata dai briganti. Anche i loro giochi e ciò che mangiavano. Come le angosce che li assillavano. Emergerà anche uno spaccato della natura in cui si muovevano: è cambiato moltissimo.

Le foto: Michela Caruso in camicia di forza.

La copertina del libro La guerra cafona.



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