COSA È IL "CANDIETERN"?
CHE CI FANNO IN UN CASSETTO DI UN INTERNO BORGHESE TUTTE QUELLE BOTTIGLIE? E QUEL TIPO AZZIMATO CON IL SORRISO STAMPATO E IMMUTABILE COSA HA DA SORRIDERE?
Aberrazioni televisive e scene di quotidiana banalità in un ricco ambiente
I fantasmi di dentro da svelare
CANDIETERN: ABERRAZIONI TELEVISIVE
Capitolo I
In una città imprecisata
Un televisore, perennemente acceso, occhieggia e ipnotizza; una donna, ancora sensuale, si lascia andare sulla poltrona, pronta a deambulare, scalza; abusa di Candietern; una finestra, una scala, (in cima alla stessa sembrerebbe profilarsi un volto mostruoso, enorme, lì dove dovrebbe essere una inerme porta, o è solo un gioco di ombre?), un'auto che transita alle spalle della donna; un repentino movimento di corpo femminile; movenze sinuose che si fanno anchilosate, forse una porta che si apre e il suo cigolio; un volto che si trasforma repentinamente. È solitudine finalmente, improvvisamente, interrotta o è una fuga impossibile dalla folla dei fantasmi di dentro? Che sta succedendo, quale rito drammatico si compie? Dove è il proprio mondo, che fine fanno le certezze, le abitudini, le gioie, i dolori, gli altri, noi stessi, quando tutto, in un attimo solo, precipita, si evolve a velocità vertiginosa e ciò che appariva ETERNO mostra la propria vacuità? Cosa si può volere mai di così devastante ed esagerato, da essere istanza irricevibile, da richiedere un violento respingimento, e forse una ricacciata in inferi che sembravano non esistere più? E se fosse tutt'altro? E se semplicemente fosse un sogno orrendo? Cosa accade nella vita reale, o in quella sognata che sempre vita è, essendo entrambe dimensioni essenziali e interdipendenti, di così devastante quando fai il gesto più normale, ovvero apri una porta? Chi e cosa c'è al di là della soglia? Le risposte ci sono: sono dentro ognuno di noi. Occorre avere il coraggio di analizzarle, di comunicarle.
Altre comunicazioni e ragguagli in BraviAutori, ovvero qui:
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La tavola è stata disegnata da DANIELE SOMMA, 19 ANNI; San Rufo (SA), su sceneggiatura di Alessia e Michela Orlando