Magazine Fotografia
Alessio Coghe: quando la strada diventa fotografia. Intervista di: Anna Diuccio
Da AlxcoghephotographerA.C.
http://www.schadula.it/alessiocoghe.html
hi è Alex (Alessio) Coghe.
Specializzato in Street Photography, pur praticando anche altri generi di fotografia, al genere dedica gran parte della sua produzione, scrivendo anche diversi libri e manuali sul genere e amministrando due communities, una in inglese e una in italiano, su internet dedicate alla fotografia di strada.
Photoeditor e uno dei soci fondatori del sito-magazine Hyde Park Photography, scrive articoli che sono stati pubblicati su Il Giornale, La Stampa e su The Leica Camera Blog fra gli altri. Numerose anche le interviste realizzate con famosi fotografi della scena internazionale. Lavora on assignment anche per il quotidiano inglese The Telegraph, che lo considera il fotografo di riferimento per il Messico.
In Messico, ed in particolare Città del Messico, sta portando avanti diversi progetti fotografici. Uno dei più importanti è il progetto work in progress The Mexicans, un lavoro teso a raccontare la gente messicana attraverso i gesti quotidiani, le particolarità di una megalopoli in grado di regalare in ogni istante il momento surreale e per questo unico.
Fotografo essenzialmente digitale (per il momento) utilizza sia il bianco e nero che il colore. Considera questa città fondamentale per la sua maturazione come fotografo.
Una particolarità: è uno tra i primi professionisti che ha creduto nella rivoluzione portata dai sistemi mirrorless. Ha così venduto la sua attrezzatura reflex a favore della Olympus Pen e-p1 che utilizza sempre con il pancake 17mm.
Per il tipo di fotografia che fa e anche per gli ambienti dove di solito lavora conviene utilizzare macchine compatte e discrete. Per i lavori più reportagistici utilizza una Canon G12. Possiede inoltre una Panasonic Lumix LX3. Ma in futuro si sta delineando la possibilità di utilizzare anche altre macchine.
Il Messico è paese di grandi contraddizioni, ricchissimo e poverissimo al tempo stesso, genuinamente e naturalmente surreale, e per questo creativamente stimolante e ispiratore per i progetti che il fotografo sta portando avanti.
A.D: Descriveresti brevemente il tuo genere fotografico?
A.C: Dare una definizione esaustiva della street photography non è semplice: ci si scrivono libri. La street photography è l’istantanea della vita urbana osservata per la strada nella sua quotidianità e nei suoi molteplici aspetti: l’ironia, la tragedia, l’imprevedibilità, la bellezza e a volte anche la crudeltà.
Le immagini di questo genere fotografico sono lo specchio della società, delle persone che la compongono, catturate durante la vita di tutti i giorni da qualche occhio attento alle sfumature dell’umana commedia che va in atto negli spazi pubblici. Essere uno street photographer significa entrare in sintonia con la vita, percepirne gli umori, gli odori, i colori, viverla con intensità per poi cercare di rappresentarla solo dopo averla assorbita.
Bruce Gilden ha detto: Se tu respiri la strada allora è una fotografia street. Ecco credo che questa citazione spieghi meglio di tante parole cos'è il genere fotografico in cui sono specializzato.
A.D: Quando è nata la tua passione per questo tipo di foto e come hai iniziato?
A.C: Come tutti si comincia senza avere una predilezione specifica verso un genere piuttosto che un altro, eppure io avevo bene in mente che era questo il tipo di fotografia che volevo fare. Ammiravo i lavori degli altri, studiando su internet e iniziando a frequentare una community molto grande italiana dove c'erano fotografi stradaioli davvero bravi. Ho preso tante bastonate da loro! Ma li ringrazio tantissimo, perchè sono convinto che solo così si possa crescere. Vedevo certi accostamenti: mi sembravano impossibili da realizzare. Pensavo non avrei mai avuto occhio per certe cose. Invece, eccomi qua...
A.D: Il tuo lavoro non è un po’ pericoloso, viste le leggi sulla privacy?
A.C: Questo è un tema che mi interessa molto. C'è grande confusione in merito. A partire dal discorso della privacy. Non bisognerebbe confondere questa legge con la legge che tutela il diritto d'immagine che ognuno di noi ha. Ma molti per ignoranza, altri per ragioni di comodo tendono a fare confusione. Trovo buffo (eufemismo) che in città piene di videocamere a circuito chiuso si faccia caso al fotografo. Vorrei ricordare inoltre che nessuno ti può obbligare a cancellare le immagini dalla tua fotocamera. Neanche la polizia. Sarebbe quello un abuso di potere bello e buono. Solo un'autorità giudiziaria può fare questo. Se l'immagine è per uso personale, poi, a meno che non intervengano altri fattori, non c'è reato alcuno. La pubblicazione dell'immagine è un fatto diverso e in parte controverso. Sapevate che abbiamo, in Italia, una legge fatta ai tempi del Fascismo?
A.D: Puoi spiegare in che modo riesci a scattare queste foto?
A.C: Eheheh. Molti non se lo spiegano soprattutto dopo aver visto che tipo di ottiche utilizzo: infatti sono ottiche normali o al più grandangolari. Questo significa che mi devo avvicinare molto alla persona.
Ma questo fa parte dell' essere uno street photographer.
A.D: Quali sono i requisiti fondamentali di uno street photographer?
A.C: L'invisibilità! Non scherzo, è il primo requisito che si richiede ad un fotografo di strada. Questa capacità si acquisisce con l'esperienza. Poi senza dubbio la capacità di immergersi nella strada, diventare un tutt'uno con essa. Poi non dimenticherei...una bella faccia di bronzo!!!
A.D: Quali sono le reazioni più comuni della gente che fotografi?
A.C: Qui in Messico è differente. In Italia le cose, ammetto, siano più complicate. Qui non è raro che se qualcuno ti scopre ti fa il gesto di vittoria o ti chiede altre foto!
Ovviamente non sempre è così e a volte trovi anche chi non capisce o non gradisce.
A.D: Quale è il limite tra la foto ‘documentaristica’ e la foto come arte?
A.C: Non lo so! La verità è che il confine è così sottile...penso al famoso ritratto della ragazza afghana di
Steve McCurry, ad esempio. Vai a scoprire dove finisce la foto documentale e inizia l'arte...
A.D: C’è una tua foto preferita?
A.C: Non ho foto preferite. Ho foto a cui sono sentimentalmente più legato, per una sensazione percepita al momento dello scatto, per una sua relazione con degli accadimenti legati alla mia sfera personale quando l'ho realizzata. Se devo dirtene una penso a “The Kid”. Quel bambino che sale il montarozzo di sabbia ha per me un valore speciale: l'ho scattata il giorno prima di sposarmi.
A.D: Progetti per il futuro?
A.C: Beh, questi sono giorni particolarissimi per me. Ancora non so se riuscirò a partire per Los Angeles, per un evento internazionale al quale sono stato invitato, selezionato tra 32 fotografi da tutto il mondo.
E poi questi sono i giorni del lancio in grande stile di HYDE PARK PHOTOGRAPHY, il sito magazine di cui sono uno dei soci fondatori nonché photoeditor.
E' un progetto ambizioso al quale teniamo molto. Contiamo su un sito che offre dei servizi per i fotografi che nessuno offre nel mondo, se non attraverso l'appoggio di terze parti. Siamo in grado, ad esempio, di offrire la vendita delle proprie immagini come le stock images agencies, o di costruire loro un sito professionale sotto tutti gli aspetti a partire da un dominio personale.
Studiando bene un plan (free, silver pro, pro gold) mettiamo a disposizione per il fotografo delle vere opportunità e una vetrina internazionale per la propria attività.http://feeds.feedburner.com/AlessioCogheStreepher
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