Magazine Cultura
Da oggi parte una rubrica, quotidiana spero, in cui utilizzerò alcuni vocaboli o verbi della lingua napoletana per illustrare il tema del giorno in ambito politico, economico, sindacale o di costume sociale
• Abbabbià
• Abbaccarse
La lingua napoletana (perché di vera e propria lingua trattasi) è ricca di vocaboli che non trovano un’immediata traduzione nella lingua italiana. L’italiano, infatti, trovando la propria genesi storica soprattutto nelle pagine letterarie, piuttosto che nella vita quotidiana, è una lingua meno capace di racchiudere in un verbo o in un sostantivo un significato ampio e sfaccettato. Insomma, pur non volendomi avventurare in disquisizioni linguistiche, per le quali peraltro non possiedo l’autorevolezza, vorrei con questa rubrica fissa (che spero possa diventare un appuntamento quotidiano) provare ad illustrare il “tema del giorno”, partendo da uno o più vocaboli della lingua napoletana. Un modo divertente, ma anche concretamente attento alla realtà per svelare i segreti giochi della politica, dell’economia o semplicemente per mettere alla berlina costumi sociali e cattive abitudini quotidiane. L’argomento di oggi non poteva essere che la crisi di governo, o meglio l’assenza di un governo e la conseguente difficoltà di trovare una formula politica (o soltanto numerica) per giungere ad una governabilità, che sarà comunque risicata e provvisoria. I risultati elettorali li conoscete e le dichiarazioni delle prime ore non fanno che confermare che non si arriverà presto ad un accordo fra le tre compagini politiche che più che mai hanno in mano il destino della Nazione. Tutti sappiamo, infatti, che l’assenza di un governo, o peggio la sua natura provvisoria, saranno certamente causa di seri guai economici, vista la nostra dipendenza quasi totale dall’umore dei grandi investitori internazionali, ricorrentemente chiamati a sottoscrivere ingenti quote del nostro debito pubblico, con cui lo Stato provvede poi a pagare le nostre pensioni, i nostri stipendi e tutti i servizi pubblici ai cittadini. Ecco che allora, già nell’immediatezza del dopo-elezioni, Nichi Vendola, fino a qualche ora prima acerrimo nemico di Grillo e del suo movimento, si è affrettato, dopo aver incassato una sonora scoppola elettorale, a lusingare o meglio ad abbabbià (trad. confondere, raggirare con artifici e lusinghe, spesso non realizzabili) il “populista, predicatore internet autoreferenziale”, così infatti Vendola definiva Grillo prima di essere folgorato da improvvisa (ed interessata) attenzione al fenomeno politico 5STELLE e, soprattutto, al loro successo elettorale. Insomma, “Nichi il narratore” si è repentinamente apprestato ad abbabbiare Grillo ed i suoi supporter, accasandoli di imperio nel grande alveo della sinistra movimentista, pacifista, ambientalista, altruista, ecc. ecc. Bersani, da parte sua, nella sua prima uscita pubblica post elettorale, anche se in puro linguaggio politichese, ha provato ad abbaccarse (trad. mettersi d'accordo su un'opinione, una dichiarazione o un'azione; mettersi all'unisono; diventare coerenti con qualcosa o qualcuno) con Grillo proponendogli un’alleanza di tipo democristiano. In soldoni, la proposta è questa: Bersani si farebbe da parte (per sua stessa dichiarazione: “non abbandono la nave, ma posso anche fare il mozzo”) per lasciare spazio ad un Presidente del Consiglio incaricato che possa essere ampiamente gradito ai grillini. I quali, a loro volta, sarebbero chiamati a votare (anche parzialmente) la fiducia, senza entrare però nella compagine governativa. In cambio di tanta generosità, così come anche il saggio D’Alema ha suggerito, i grillini potrebbero avere la Presidenza di una delle due camere e/o indicare un nome di prestigio per la carica di Presidente della Repubblica. Per ora Grillo continua a strepitare (e come aspettarsi altro) negando qualsiasi tipo di accordo con Bersani (un morto che cammina, lo ha definito). Ma un po’ per la pressione dalla base, un po’ per non dare la sensazione di essere solo un “picconatore” dello status quo e soprattutto per consolidare le proprie posizioni elettorali, è probabile che entro la fine di marzo consentirà la formazione di un governo, che sia a tempo e di scopo (durata massima un anno). Come avete notato, i due vocaboli napoletani di oggi sono molto più appropriati per descrivere il senso profondo e la complessità della situazione politica italiana. Per esprimere in lingua italiana la medesima complessità, infatti, io stesso ho dovuto usare una quantità spropositata di vocaboli, dilungandomi in perifrasi ardite ed intricate che spero, peraltro, non vi abbiano annoiati al punto da non farvi giungere alla fine di questa mia nota odierna.
Ciro Pastore Il Signore degli Agnelli
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