La Repubblica oggi pubblica un’intervista a Giuseppe Procaccini, il capo di gabinetto del Ministero dell’Interno dimessosi a causa dello scandalo kazako. Le dichiarazioni del Prefetto dei Prefetti sono inequivocabili: Alfano sapeva, era stato informato. Ecco uno stralcio dell’intervista:
(…) come sono andate le cose?
"Il 28 maggio, nel tardo pomeriggio, inizio sera, dopo che era già stato in Questura, ho ricevuto nel mio ufficio al Viminale l'ambasciatore kazako, che mi ha rappresentato la situazione di questo pericoloso latitante che si sarebbe trovato in una villa a Casal Palocco. E ho quindi immediatamente interessato della questione il Dipartimento della Pubblica sicurezza nella persona del dottor Valeri.
Ho fatto da tramite. Nient'altro".
Era stato il ministro Alfano a chiederle di ricevere l'ambasciatore kazako?
"Sì. Ero stato informato che l'ambasciatore doveva riferirmi una questione molto delicata".
E lei, dopo aver incontrato l'ambasciatore, riferì al ministro Alfano quanto le aveva chiesto sul conto di Ablyazov? Che della questione si sarebbe occupato il Dipartimento?
"Sì. Gliene accennai successivamente ".
Quando?
"Non la sera del 28, perché ricordo che l'incontro con l'ambasciatore al ministero finì molto tardi. Direi dunque il giorno successivo. Il 29".
E lo fece per iscritto?
"Verbalmente. Penso sia normale ".
Quindi Procaccini afferma di aver informato il Ministro dell’Interno ma di averlo fatto verbalmente, quindi non può provarlo. Siamo di fronte ad uno scandalo nello scandalo: il capo di gabinetto, in sostanza, afferma che il Ministro Alfano, dichiarando di non sapere nulla della vicenda, mente in quanto egli stesso lo aveva informato. Alfano, dal canto suo, affermando e mantenendo la sua versione, sbugiarda il suo capo di gabinetto. Chi dei due mentirà? La certezza non possiamo averla, ma certo, a rigor di logica, è molto più semplice tagliare una testa, anche se coronata, tra i vari funzionari (e forse ne cadranno altre, in un bagno di sangue mediatico atto solo a tamponare falle intamponabili) piuttosto che far cadere il vice-premier nonché delfino di Berlusconi, il che potrebbe aprire scenari apocalittici per il Governo Letta. Scenari che, comunque, non è detto non si aprano lo stesso. E nel caso si aprissero, tutto sommato, non sarebbero poi così drammatici. Cadrebbe un governo che non governa, magari si scioglierebbero delle Camere inefficienti, si andrebbe a votare con una legge elettorale ignobile e si eleggerebbero nuove camere inefficienti che voterebbero un nuovo governo che non governerà. Cioè non cambierebbe nulla. Sempre che nel frattempo non andremo in default.
Luca Craia