Dino Valls, Labyrinth
Ci si illude di aver programmato tutto, di tenere sotto controllo le situazioni, gli impegni, le avventure, il quotidiano continuo e ripetitivo.
E poi ci si ccorge che invece è questo incalzare, rincorrersi e sopravanzare degli avvenimenti che prende il sopravvento e diventa il nostro padrone, la corrente che travolge il timone.
L'agenda ben strutturata, compressa, solo un poco fitta, ma appena appena, improvvisamente diventa un fiume in piena, le date si riversano fuori, strabordano sulla scrivania, diventano rivoli e poi fiumi, incontenibili, che vivono di vita propria.
Ogni telefonata è una minaccia; ogni appuntamento è temuto come una possibile grana; saluti appena le persone che si presentano alla tua porta per paura che possano aggiungere pesi a quello che già trascini.
Comincia l'insofferenza e la ribellione. Ce l'hai con te stessa; per non saper dire di no, per essere sempre troppo entusiasta e fiduciosa nelle tue forze e nella dedizione altrui.
Certo, perché poi, alla fin fine, questo è il problema più serio: di chi fidarsi? Chi davvero ti aiuterà a portare il peso e chi invece, come il fantasma dell'apologo, si sistemerà sulle tue spalle e diverrà sempre più pesante, ogni ora che passa?
Le cose crescono intorno a te. O forse, la sensazione più giusta da descrivere è un'altra: è quella di Alice nel paese delle meraviglie che si ritrova schiacciata da un mondo che le precipita addosso, le si restringe addosso, diminuisce e la schiaccia.
E' così: il mio mondo mi va stretto. E non c'è cura dimagrante che tenga, in questo.
O forse sì?