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Alienazione e sessualità in Her, La Vie d’Adèle, Lo sconosciuto del lago

Creato il 14 marzo 2014 da Drkino

by · 14 marzo 2014

Eros mancante…

-Her: In una Los Angeles cibernetica di un prossimo futuro, Theodore, incapace di superare un matrimonio fallito, si innamora perdutamente della voce di un computer.
-La Vie d’Adèle: Emma e Adèle si amano, si sfiorano e non smettono di cercarsi in una passione dirompente e senza riparo.
-L’Inconnu du lac: Amori furtivi tra le sponde di un lago in cui Franck conosce Henry, solitario abitué e poi Michel, uno sconosciuto misterioso.

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Tra l’ineffabile idillio vocale nella struggente love story raccontata da Spike Jonze in Her e il voyeurismo carnale, l’intrecciarsi di corpi famelici scrutati dal realismo tragico di Kechiche e Guiraudie, c’è un unico filo conduttore che è anche l’intima essenza di un cinema impetuoso ma anche etereo. Perdita e alienazione in una futuristica Los Angeles (Her), nella Parigi borghese ( La Vie d’Adèle), tra le sponde di un lago (L’Inconnu du lac), luoghi in cui la sessualità pulsa di vita propria e diventa protagonista assoluta del racconto cinematografico. Uno spazio vitale in cui si consuma la vita del sentimento e in cui si agita (e si adagia) il connubio di corpi e anime. Al di là dell’intento provocatorio volto al facile scandalo, i tre film decostruiscono, concettualmente e visivamente, la dirompente forza della sessualità, trasformando l’orgasmo in implosione catartica. Collasso emotivo e pulsionale deflagrante dall’interno e capace di produrre simultaneamente estasi erotica e perdita di sé.

Misantropia irrimediabile nel caso di Theodore, innamoratosi perdutamente del proprio ultramoderno sistema operativo, una voce senza

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corpo. La solitudine del desiderio estemporaneo, riflessa sullo specchio d’acqua del lago nel film di Guiraudie. La voglia famelica di Adèle, ipnotizzata e stretta nelle spire avvolgenti di Emma e destinata poi a vagheggiare solamente i tormenti della passione. Nei tre film, al desiderio bruciante si accompagnano alienazione e isolamento, perdite incancellabili che conducono ad un eros mancante, ad un amplesso che, nel caso de L’Inconnu du lac e de La Vie d’Adèle è esplicito, mentre nel complesso Her è assente o mascherato dietro un idealizzante platonismo. Theodore ci prova ad avere un rapporto sessuale, ma è costretto a cercarlo con la persona sbagliata, una ragazza sconosciuta che concede il suo corpo in prestito poiché Samantha, il sistema operativo di cui l’uomo è invaghito, ne è sprovvisto.

E torna l’assenza, la perdita irrimediabile che ha un costante bisogno di essere colmata. Adèle non riesce a fare a meno di toccare,

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stringere, possedere ogni centimetro di pelle della ragazza dai capelli blu, ma dopo lunghe traversie sentimentali è costretta a separarsi da lei, producendo la più grande sconfitta del suo eros affamato e scottante. Gli amori furtivi immersi nel quadro naturalistico del film di Guiraudie esprimono, nella routine orgasmica, la più profonda esclusione dal mondo esterno, posizionati come in una scacchiera con argini acquei, ma liberi di fare le mosse a proprio piacimento e senza regola alcuna. Un amore illecito e, per così dire, liquido. Siamo di fronte ad un collasso della libidine, prima straripante, poi attenuata dall’irrompere improvviso di una separazione, simbolica o fattuale: l’omicidio (L’Inconnu du Lac) il tradimento (La Vie d’Adèle) l’accettazione della fine di un matrimonio (Her). La fenomenologia amorosa di Stendhal insegna e circoscrive le tappe obbligate dell’iter sentimentale nella sua prosa cristallina, così come la vita dell’adolescente Adèle sembra scandita al ritmo del tumulto affettivo della Marianna di Marivaux: ammirazione, piacere del bacio, speranza, nascita del sentimento, prima cristallizzazione (coincidente con una fase di puro idealismo), comparsa del dubbio, seconda cristallizzazione (rafforzamento o falso convincimento della felicità provata dall’amante).

Per Theodore, invece, nessun piacere deriva da baci furtivi o abbracci appassionati. L’alienazione si produce in lui allorché è costretto a stringere il corpo di un’altra perché la voce di cui è invaghito vive nella sola virtualità. Il film riflette, riproponendo un prossimo scenario distopico, sulla fine di un amore, quello di Theodore per la moglie con cui ha vissuto ogni tappa relazionale, attraverso il rimosso psicanalitico vivificato dalla voce di un computer e dal falso calore di un corpo occasionale. L’erotismo di cui si nutrono i tre film è fatto di un simbiotico intreccio di idea e materia, libidine sfrenata e platonismo. Il cinema decostruisce un individuo scisso tra alienazione e solitudine e lo fa attraverso la sua brama sessuale, in potenza o in atto, inesorabilmente votata all’autodistruzione, alla perdita o alla conoscenza dei propri istinti inquieti o sedati. Eros tempestoso come un urgano, autocoscienza della perdita nel malinconico senso della fine.

Vincenzo Palermo

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