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Alimentazione e donne – Il menarca

Creato il 15 marzo 2013 da Ariannarossoni

Come anticipato su Facebook, nelle prossime tre o quattro settimane il sito sarà occupato da articoli interamente in rosa, ossia dedicati ai reciproci condizionamenti di alimentazione e sistema ormonale nella donna.
Inizierei parlando dello sviluppo puberale nella bambina, mentre nei prossimi interventi parlerò di sindrome premestruale, ovaio policistico, fertilità, endometriosi e menopausa.
Cominciamo!

Si identifica spesso la pubertà femminile con la comparsa del menarca (ossia la prima mestruazione), ma le radici di questo intimo cambiamento sono molto più profonde: la pubertà è infatti un periodo che dura 3-4 anni, ed è caratterizzato da modificazioni tanto fisiche quanto psicologiche. I primi input al cambiamento precedono il menarca di almeno un paio d’anni e provengono dal sistema nervoso centrale, più precisamente da ipotalamo e ipofisi. Alcune sostanze secrete da queste ghiandole sollecitano le ovaie a produrre estradiolo, testosterone, estrogeni e progesterone, la cui interazione regola lo sviluppo puberale e la ciclicità mestruale.
Il cosidetto timing puberale è soggetto a innumerevoli influenze interne ed esterne al corpo: risente ad esempio dei livelli di serotonina, dopamina e insulina, così come viene condizionato da fattori nutrizionali, ambientali e psicologici.
In quanto dietista mi voglio focalizzare sul ruolo giocato dall’alimentazione, che di fatto è uno dei più importanti protagonisti della maturazione sessuale: lo sapevate, ad esempio, che sono necessari valori minimi di grasso e di peso corporeo per poter avere la comparsa del menarca? Gli studiosi hanno fissato la soglia a 47-48 kg, con almeno il 17% di grasso. In seguito sarà necessario almeno il 22% di grasso corporeo per poter assicurare la regolarità mestruale durante l’adolescenza e l’età fertile.
Più che la quantità di grasso in sé e per sé, ad essere decisiva per lo stimolo ormonale è la leptina, una sostanza secreta dal tessuto adiposo. L’aumento dei livelli di leptina non solo precede ma è anche causa dell’aumento degli ormoni sessuali circolanti; si produce più leptina quando si ha più grasso, dunque è per questo che si dice sia necessario avere un livello minimo di grasso corporeo per innescare quella catena di eventi che porta al menarca. E’ bene specificare che il distretto corporeo che produce maggiori quantità di leptina è quello gluteo-femorale: ecco perché poco prima della comparsa del menarca le ragazzine cominciano ad arrotondarsi proprio sui fianchi, ed ecco anche spiegata la tipica forma a pera o a clessidra che contraddistingue la silhouette femminile.

Alimentazione e donne – Il menarca

Tipicamente l’età media della comparsa del menarca è di 12-13 anni, ma non è sempre stato così e non sarà sempre così: dati epidemiologici precedenti il 1920 indicano che la maturazione sessuale all’epoca era raggiunta intorno ai 14-15 anni; negli ultimi vent’anni, invece, il menarca è precoce: non è infrequente che una bambina si sviluppi già a 9 anni. Il responsabile principale è il modo di alimentarsi: la scarsità o l’abbondanza di cibo determinano il raggiungimento di quei fatidici 48 kg a età diverse; se prima questo peso era mediamente raggiungibile intorno agli 11 anni, al giorno d’oggi non è affatto raro vedere bambine che alle scuole elementari già pesano più di 50 kg: come abbiamo visto questa soglia fa scattare in modo pressoché automatico la comparsa del mestruo.
Di per sé il menarca precoce non sembrerebbe essere un problema per la salute della bambina o della donna che diverrà, ma in realtà incide profondamente sul suo equilibrio psicofisico: da un punto di vista psicologico non è da sottovalutare il disagio che una bambina di soli 9 anni può percepire dall’essere ‘diversa’ dalle sue amiche. Dal lato fisico, invece, la maturazione sessuale anticipata determina un’esposizione precoce agli estrogeni: tanto prima e tanto più a lungo una donna è suscettibile alla loro azione, tanto maggiore sarà il rischio di contrarre cancro al seno, all’utero e all’endometrio. Non solo: avere il menarca in età infantile espone anche ad un maggiore rischio di sindrome dell’ovaio micropolicistico, sindrome premestruale, problemi alla tiroide; ultimo ma non meno importante, si verifica anche un blocco anticipato della crescita statuaria (ma non ponderale): questo si ripercuote sul picco di mineralizzazione ossea, predittivo per osteopenia e osteoporosi dopo la menopausa.

Capire in anticipo se una bambina sia a rischio di menarca precoce è possibile nel momento in cui già a 5 anni presenti un indice di massa corporea superiore a quello atteso per la sua età ed altezza. In questi casi il pediatra dovrebbe suggerire un intervento mirato a modificare l’alimentazione della bimba, di modo che si possa arrestare o -in caso di sovrappeso- invertire la rotta dell’aumento ponderale. Avendo solo 5 anni sarebbe inutile la prescrizione di una vera e propria dieta, anzi: un rigido schematismo a questa età sarebbe controproducente. Quando un bambino così piccolo è sovrappeso è facile che sia dovuto a un’alimentazione ricca di cibi industriali, dolci, carboidrati raffinati e porzioni eccessivamente generose di cibo: semplicemente cambiando queste abitudini è possibile ridurre i fattori di rischio legati a sovrappeso e obesità, e -nel caso delle bambine- ritardare il menarca di almeno un paio d’anni. Ovviamente in questi casi ci vuole la collaborazione del genitore che deve dimostrarsi determinato a non cedere ai capricci del figlio, perché sicuramente ci saranno capricci: il genitore deve essere all’altezza del suo ruolo di educatore, ma al contempo non deve risultare inflessibile; nei casi più problematici si consiglia di avvalersi del consulto di uno psicologo. Non bisogna poi dimenticare che mamma e papà devono essere soprattutto un modello per il figlio: più che nelle parole devono dimostrarsi convincenti nei fatti, dunque meno rimproveri e più esempi concreti. Come si può pretendere che un bambino ami le verdure, se i genitori sono i primi ad avanzarle nel piatto?

Alimentazione e donne – Il menarca

Lasciamo però perdere l’educazione alimentare in famiglia per ritornare al problema del menarca precoce. Ancora prima del raggiungimento dei 5 anni, un campanello d’allarme può suonare fin dalla nascita della bambina: i ricercatori hanno infatti correlato un basso peso alla nascita con l’anticipo delle mestruazioni. Questo fatto potrebbe sembrare in contrapposizione a quanto ho detto in precedenza -ossia che le bambine sovrappeso, e non quelle sottopeso, sono quelle a cui fare attenzione- ma in realtà il confine è labile. Mi spiego meglio: una bambina sottopeso alla nascita si è formata in un ambiente carente di nutrienti, magari per inadeguata nutrizione materna (inadeguata sia come quantità che come qualità). Il suo organismo ha recepito questo stato carenziale come un segnale di pericolo, e ha attivato quei meccanismi di difesa che gli permetterebbero di sopravvivere in un ambiente esterno ostile; la reazione è piuttosto logica: l’organismo ha interpretato la carenza nutrizionale in utero come una carenza di alimenti al di fuori dell’utero, e quindi si è predisposto a consumare poco e accumulare tanto per poter sopravvivere. In realtà fuori dalla pancia della mamma la disponibilità di alimenti è tutt’altro che carenziale! Il nostro corpo non avrebbe quasi nemmeno bisogno dei meccanismi di accumulo energetico, perché di energie ne trova in continuazione al bar, al ristorante, al supermercato e alle macchinette presenti in qualsiasi luogo affollato. Una bimba che nasce con la predisposizione ad accumulare grasso si troverà particolarmente svantaggiata in un ambiente ipercalorico come il nostro, perché aumenterà di peso facilmente e lo perderà con difficoltà. Se anche al momento del parto la bambina è sottopeso (perché si è formata in carenza di nutrienti), nel giro di poco tempo avrà un sorprendente recupero ponderale, anche superiore a quanto atteso: i genitori e il pediatra devono stare particolarmente attenti a non far sì che la bambina pesi più di quanto dovrebbe, perché questo porterebbe al menarca precoce.

Un motivo che non concerne strettamente l’alimentazione e che può causare un anticipo delle mestruazioni -oltre che le più svariate problematiche legate al ciclo- è l’esposizione ai cosiddetti endocrine disruptor (perturbanti endocrini), sostanze chimiche altamente tossiche e difficilmente degradabili, che rimangono a lungo nell’ambiente. Essendo liposolubili penetrano nel tessuto adiposo, dove si accumulano; queste sostanze hanno il potere di sovvertire l’equilibrio ormonale e sessuale di bambini e adulti, provocando sterilità, amenorrea o dismenorrea. Gli endocrine disruptor sono contenuti principalmente nel materiale plastico: fino a qualche anno fa, ad esempio, era consentito l’uso di pellicole alimentari in PVC che adesso sono illegali proprio per la loro tossicità. Allo stesso modo, anche il bisfenolo A di cui erano fatti i succhiotti da biberon è stato bandito solo anni dopo la sua commercializzazione. A scopo cautelativo, consiglio di evitare il più possibile l’utilizzo di plastica in cucina, soprattutto se a messa a contatto con alimenti grassi (penso ad esempio alla consuetudine di coprire i formaggi con la pellicola trasparente).
Un endocrine disruptor naturale -pur se molto meno potente di quelli chimici- è la soia, o meglio i fitoestrogeni che essa contiene (ne avevo parlato qui): meglio limitare molto la sua presenza nell’alimentazione della bambina (e anche dei maschietti, perché interferisce anche con il loro sistema ormonale). Tenete conto che il quantitativo di soia nascosta che ingeriamo può rivelarsi anche molto consistente: l’olio di soia è ampiamente utilizzato dall’industria alimentare (in etichetta può essere indicato come semplice “olio vegetale” o “margarina”), così come la fibra o le proteine derivate dalla soia (anche questi ingredienti possono essere segnalati come “fibra/proteine vegetali” senza specificare altro).

In conclusione di quest’articolo avrete capito quanto l’alimentazione sia importante ai fini della maturità sessuale della bambina: non tanto perché esistano alimenti e/o nutrienti in grado di favorire la pubertà, quanto perché l’eccesso calorico e abitudini errate determinano un aumento di peso che incide sull’età del menarca e -a lungo termine- sulla salute della donna.
La settimana prossima parlerò del ciclo ormonale in età fertile e della fastidiosa sindrome premestruale che affligge la maggior parte delle donne: in molti casi i dolori legati al ciclo possono essere attenuati o addirittura evitati del tutto semplicemente prestando attenzione a quello che si mangia. Pronte a scoprire come?


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