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Aliquote al 20%: così unifico e ti stango!

Creato il 04 ottobre 2011 da Weesh_growing_ideas @Weesh_web

Aumentano benzina, luce, gas, telefono, spazzatura, Iva e tanto altro ancora. Non se ne puo’ piu’! Ma attenzione a  non fasciarsi la testa con tutte le batoste che registriamo nell’immediato: correremmo il rischio di dimenticarci di quelle che il nostro caro Stato ci prepara a fuoco lento. Chi vivra’ avra’ tempo per avvedersene, eccome. Dall’1 gennaio 2012 piomba la subdola unificazione delle aliquote di tassazione delle rendite finanziarie. Tanto per uscir d’arcano, pagheremo più tasse sugli interessi che normalmente fruttano i nostri risparmi ed investimenti.

Le cose stanno in questi termini: fino al prossimo 31 dicembre si lascia all’Erario il 12,5% dei guadagni procurati da obbligazioni societarie, titoli di Stato, dividendi su titoli azionari posseduti, fondi comuni e pronti contro termine. Il 27% di taglio lo subiscono oggi, invece, le rendite prodotte da interessi su conti bancari e postali, libretti di risparmio, certificati di deposito e obbligazioni con durata inferiore ai 18 mesi.

Dal primo gennaio del nuovo anno si cambia ed unifica: si tassa tutto al 20%. Conveniente? Neanche a pensarlo per un attimo. Basti soppesare il fatto che la stragrande quantità del gettito fiscale in materia riviene dal gruppo di investimenti attualmente tassato al 12,5% (con eccezione – limitatamente ai piccoli risparmiatori – delle azioni), ricettacolo della massa del risparmio italiano.

Non provate ad obiettare: “e quelli che calano dal 27 al 20%, allora?”. Ma lo sapete che per riuscire ad ottenere da un conto corrente degli interessi significativi (cosa impossibile coi libretti di risparmio) bisogna avere una giacenza media che si attesti sui 10.000 € (a spanne non oltre 100 – 130 € anno di interessi)? E che la maggior parte della gente, se non è in rosso sul conto, si batte quotidianamente per non avere un saldo a debito? Quanto mai potrà perdere lo Stato da questa fetta la cui tassazione cala di 7 punti? Briciole!

I risparmi dei cittadini confluiscono massicciamente sui titoli di Stato, fondi comuni e pronti contro termine. Proprio i primi (Bot, Btp ecc..) rimangono bene rifugio del piccolo investitore poiché l’aliquota di tassazione non verra’ aumentata. Per le altre categorie stiamo parlando, guarda caso, di quegli investimenti che tra qualche mese saranno tassati maggiormente.

Ancora una rivoluzione fiscale, dunque. Indovinate chi ha da perderci?

  Francesco Rella @Fallo Sapere


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