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Worst Case Scenario era già film culto nel momento in cui svelava il suo bizzarro soggetto, perché un attacco nazi-zombie messo in atto dalla Germania per aver perso i mondiali del 2006 con l’Olanda meritava tutto il respect possibile, ma purtroppo la sorte è stata amara e la pellicola, causa vari problemi finanziari, non è mai stata completata. Il regista Richard Raaphorst si è visto così costretto a trovarsi qualcos’altro da fare, e quasi dieci anni dopo eccolo a modellare e a dirigere questo strambo, poverissimo ma affascinante Frankenstein’s Army, che per tematiche e spunti non si allontana molto dagli wehrmacht zombie calciatori ma riesce sorprendentemente a dribblare gli ostacoli più classici e le banalità più truzze del recente cinema zombesco per addentrarsi su una strada piuttosto personale che molti, solitamente, preferiscono evitare.
Sorvolando sulla povertà esecutiva causata da una sceneggiatura che sembra partire solo a film già iniziata – incredibilmente e misteriosamente inutili i primi quindici minuti, dove lo squadrone russo protagonista vagabonda quasi senza alcun interesse verso lo spettatore, che resta abbastanza perplesso nell’attesa di un qualche tipo di inizio – e soprattutto sulla scelta stilistica di un mockumentary che, trovando ambientazione durante la seconda guerra mondiale, non è mai credibile nonostante qualche piccolo stratagemma tecnico (il cambio delle lenti per lo zoom), Frankenstein’s Army possiede una certa forza visiva che raramente si trova nell’horror di questi ultimi tempi, o meglio, una forza visiva che altrove sarebbe stata abitualmente spremuta e sterilizzata per associarsi a standard effettistici di largo uso e consumo ma che qui viene sostenuta da una sincerità e da una passione che spazza via il misero budget a disposizione e la scarsa tecnica padroneggiata.
Le creature nate dalla follia chirurgica del solito mad doctor diventano davvero il fulcro del film, perché ognuna di esse si differenzia dalle altre mostrando un’amorevole vena creativa, un’attenzione sopra la media, una costruzione attenta e dettagliata che sì, deve andare incontro a limiti evidentissimi, ma che brilla per ingegno anatomico in questi pezzi di cadaveri ora armati di falce ora trampolieri su picche appuntite, ora stravaganti esseri biomeccanici dotati di innesti militari ora veri e propri sbilenche creazioni nazi-steampunk (pollici alto per la citazione di Robocop). Certo, il film non è molto altro, la trama è semplice e più che altro utile alla sfilata dei mostri del nazi-Frankenstein, mancano elementi importanti come un buon ritmo e un qualche tipo di atmosfera/inquietudine data da queste enormi, assurde bestie che vivono nei sotterranei di un paesotto di campagna, in fondo abbiamo sostanzialmente questi zombie goffi, lenti e impacciati che camminano, uccidono, disturbano, attirano e fanno innervosire i protagonisti, ma senza mai impaurire o innescare qualche tipo di tensione, come fossero semplicemente lì, manichini semoventi di un freak-museum. Resta comunque una visione tutto sommato piacevole, a me è bastato, magari poi voi ripassate di qua e ditemi com’è andata, eh?
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