8 febbraio 2014 • Primo Piano, Vetrina Cinema, Videos •
il giudizio di Antonio GentileSummary:
All is Lost – Tutto è perduto. Un uomo lotta per la sua sopravvivenza, non sappiamo chi sia, da dove viene, o dove sia diretto, sappiamo solo che sta sfidando le forze della natura nel bel mezzo dell’Oceano Indiano su di una piccola imbarcazione a vela. Il regista J.C. Chandor, da sempre esperto di navigazione, è alle prese con la sua seconda regia di cui scrive anche la sceneggiatura, e dopo il notevole “Margin Call”, dirige un film sperimentale e di grande coraggio, con l’unico protagonista per lui capace di impersonare un ruolo così singolare, “Robert Redford”, appassionato lupo di mare. Il protagonista si ritrova ad interpretare se stesso attraverso la manualità quotidiana e l’ingegno che nel momento di estremo bisogno nasce e prende forma attraverso una grande forza di volontà.
L’uomo senza nome, interpretato dall’incommensurabile Redford, è un impavido e coraggioso Ulisse dei nostri giorni perso in una immensa distesa d’acqua in continua trasformazione dove tutto è mutevole e l’imprevedibile diventa prevedibile, è il confronto di sempre tra l’uomo, che può disporre solo di pochi strumenti come un sestante ed una carta nautica, e il mare nella sua immensità, così mutevole nel suo aspetto, dove in un attimo la calma diventa tempesta.
L’uomo dà inizio alla sua epopea navigando con la sua barca a vela nel bel mezzo dell’Oceano Indiano, i suoi brevi attimi di riposo sono scossi da un improvviso e violento impatto con un container spinto alla deriva. L’urto provoca una falla all’imbarcazione, ma l’uomo riesce a riparare il grosso squarcio, rimettendosi in navigazione e seguendo una specifica rotta dell’oceano, purtroppo una minacciosa tempesta in arrivo lo mette a dura prova, avendo la meglio sul natante. Il navigatore solitario, ormai privo della radio e ferito dopo il rovesciamento della barca, getta in mare un natante e attende che la tempesta marina si vada placando. All’albeggiare il mare ormai è calmo, e l’uomo, con grande coraggio e determinazione, cerca di recuperare ciò che maggiormente gli può tornare utile per la sua sopravvivenza e per proseguire il suo viaggio. Gli strumenti che ritrova sono composti da un sestante, da una carta nautica e da risorse alimentari essenziali per la sua sopravvivenza, ma la barca ormai sta affondando e con lei affondano le speranze ma non la volontà di sopravvivere, ora l’unica cosa che resta da fare, è andare avanti.
![All Is Lost - Tutto è perduto All Is Lost - Tutto è perduto](http://m2.paperblog.com/i/217/2177573/all-is-lost-tutto-e-perduto-di-jc-chandor-un--L-uoPkiP.jpeg)
All Is Lost – Tutto è perduto
J.C. Chandor, proiettato verso grandi regie, sceglie un realismo rigoroso e allo stato puro, attraverso il quale emerge in modo sorprendente la sua abilità nel seguire con la macchina da presa il protagonista Redford attraverso una recitazione fisica sull’imbarcazione; le sequenze girate avvengono in assenza totale di dialoghi (ad eccezione di una decine di brevi monologhi) e di onirici flashback, facendo attenzione ad ogni minimo dettaglio che non diventi trascurabile, ormai il linguaggio del film non è verbale ma visivo. J.C. Chandor partorisce così un film epico e unico nel suo genere dove i protagonisti sono il mare come forza della natura e il coraggio come resistenza umana.
Difficile trovare paragoni con altri film, che raccontano vicende avventurose fra i flutti oceanici, come in “Vita di Pi” di A. Lee dove Suraj Sharma si contende una piccola imbarcazione con svariati animali, tra cui una ferocissima tigre, oppure “Moby Dick” (1956) di J. Huston in cui c’è un’ostinata lotta tra il capitano Achab (G. Peck) e la Balena Bianca, ma il personaggio generato da J.C. Chandor dà vita unicamente alle risorse personali del protagonista per sopravvivere alla furia marina di un oceano che come toglie le speranze all’uomo altrettante ne restituisce in dignità e in valore.
Robert Redford come protagonista assoluto di “All Is Lost – Tutto è perduto” riesce a coinvolgere lo spettatore nella sua realtà perduta nell’oceano, superando ogni ostacolo senza scomporsi mai, è lontano da un mondo dove tutto è digitale, ridonando all’uomo il giusto valore delle cose e dell’uso della manualità e del pratico saper fare. Solo Redford avrebbe potuto interpretare un personaggio così determinato e in un’intervista ci racconta come siano andati i fatti: “J.C. Chandor mi ha voluto per via della mia età e della mia esperienza, e mi ha detto: – guarda ho scritto questa cosa pensando a te, nel film ti rendi conto che è la natura a dominare tutto, non importa cosa cerchiamo, non importa cosa costruiamo o distruggiamo, pensiamo di comandarla, ma ci viene ricordato da sempre che è lei a dominare noi, e il film dimostra proprio questo. - Così ho accettato, senza farmi coinvolgere dalle difficoltà, e ne sono contento”.
“All Is Lost – Tutto è perduto”, è stato presentato al “Festival di Cannes 2013”, e distribuito nelle sale degli States nell’Ottobre dello stesso anno, inoltre è stato candidato come migliore colonna sonora per Alex Ebert ai “Golden Globe 2014”, purtroppo non ottenendo l’ambito premio che di sicuro meritava; è un film su cui si parlerà molto negli anni a venire.
di Antonio Gentile per Oggialcinema.net
All Is LostFestival di Cannes 2013Golden GlobeJ.C. ChandorRobert Redford