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Che ormai ci siamo, è evidente. So che è generalmente conosciuta e riconosciuta come momento di rinascita, di stanchezza psicofisica da lazzaronite, di caldo misto a freddo e chiaro intersecato allo scuro; ma per me è costruzione. Non è la mia stagione preferita, nonostante ci sia nata, ma è quella che da più corda alla volontà di fare. Il clima cordiale, le giornate che si allungano, il freddo dipanato, il caldo appena percepito, i fiori che esplodono, il richiamo del fuori. Ci pensavo giusto ieri: i viali alberati di Brescia ci stanno restituendo i petali che vestono quei rami rinsecchiti, ed il tempo per una passeggiata vien da se. Io ho uno Strizza anticonvenzionale, vasto direi... del quale son sempre stata curiosa, perché ha la capacità di sbalordire... Anche solo passeggiando come se nulla fosse, tra una coppia in tenuta ginnica ed un gruppo di indiani che gioca a quel misto tra il baseball ed il cricket. "Tu cosa sogni?" chiede lui, ed io sciorino una brevissima elencazione dettagliata. "Cosa sono per te i sogni?" rincara, "Cose che non si avvereranno mai!" rispondo io. Lui si blocca. Io continuo. È una cosa strana. Le parole son sempre parole, eppure nelle teste e nelle coscienze di ognuno di noi, rimbalzano e risaltano in modi differenti. Lui cerca segni di dolore, di cordoglio, ci sediamo nel suo studio e ci riflettiamo, perché di dolore non ne sento. Fa strano.Non mi ero mai chiesta cosa fossero i sogni per me, ed ora che so di identificarli come cose irraggiungibili non faccio che pensarci. Ed ho ragione io.Ho proprio ragione io.
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