Non ci è mai piaciuto accodarci ai complottisti. Di nessun genere e natura. Trasformare in complotti molti dei fatti della Storia e della politica, ci è sembrata quasi sempre una scorciatoia per descrivere, in maniera superficiale e semplicistica, momenti inquadrabili in contesti molto più semplici e naturali. In questo caso, però, nel caso delle dimissioni di Benedetto XVI, qualche domanda sorge spontanea, soprattutto dopo l’ultimo tratto di vita di Papa Wojtyla, durante il quale il dolore e la sofferenza, che il mondo ha potuto vedere stampati sul volto del Papa polacco, hanno rappresentato l’essenza stessa del cattolicesimo. Che Joseph Ratzinger non fosse in perfetta forma, se n’erano resi conto in molti. Bastava osservarlo in televisione per capire come i suoi già scarsi sorrisi, fossero scomparsi del tutto. C’è da dire che il caso del “corvo” vaticano, il cameriere personale del Papa scoperto a diffondere documenti segreti, ha colpito Benedetto XVI meglio di un uppercut andato a segno. E che la motivazione addotta dal cameriere “L’ho fatto per proteggere il Papa”, abbia dato il colpo decisivo alla volontà del Pontefice di continuare a svolgere il suo ruolo di capo universale della chiesa cattolica. Sono mesi che nel segreto delle stanze d’Oltretevere, imperversa una lotta di potere senza soste né quartiere all’interno della Curia. Sono mesi che nessuno risparmia colpi bassi a nessuno, e che il cardinale Carrozziere, “vittima” apparente delle rivelazioni del “corvo”, non sia poi quel gran giglio di purezza che vuole sembrare. Già il legame a filo doppio con Silvio, e il di lui fratello Gianni Letta, qualche dubbio dovrebbe farlo nascere, sospetti non derubricabili nelle marchettone dell’8 per mille, nei contributi straordinari alle scuole cattoliche, ai giornali cattolici, alle sale cinematografiche parrocchiali, agli oratori, alle chiese restaurate con fondi destinati allo Stato, all’ex Ici ora Imu, alla copertura finanziaria totale dei grandi eventi. Il profilo di quello che è stato per anni un vero e proprio voto di scambio, va ben oltre il puro aspetto economico, e non nascondiamo una certa curiosità nel cercare di saperne di più. Che il cardinale Carrozziere sia inviso al 50 per cento della Curia romana non è un mistero e, forse, il desiderio del Papa di porre fine a un dissidio lacerante per la Chiesa, ha contribuito non poco alla decisione di dimettersi perché, per chi non lo sapesse, la fine del regno di Benedetto XVI si porta appresso anche quella del Segretario di Stato più potente degli ultimi 150 anni. Le cronache di questi giorni ci dicono che c’è un candidato Papa più forte degli altri, uno che rischia di entrare cardinale e di uscire Sommo Pontefice sul serio. Si tratta di Angelo Scola, l’arcivescovo di Milano che CL e la Lega vollero fortemente per cancellare quel post-comunista post-conciliare di DionigiTettamanzi. S.E. Scola (nessuna parentela con Ettore), ciellino ante litteram e professore di filosofia di Silvio Berlusconi, sembra abbia le carte in regola per prendere il posto di Ratzinger. E c’è un altro aspetto che convaliderebbe la non troppo nascosta voglia di diventare Papa del successore di Sant’Ambrogio; quando fra gli altissimi prelati ha iniziato a prendere corpo la voce che Benedetto XVI si sarebbe dimesso, il cardinale Scola ha incominciato a prendere le distanze da CL. Nessun altro commento è richiesto.
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All’ombra del Cupolone. Solo problemi di salute?
Creato il 12 febbraio 2013 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Non ci è mai piaciuto accodarci ai complottisti. Di nessun genere e natura. Trasformare in complotti molti dei fatti della Storia e della politica, ci è sembrata quasi sempre una scorciatoia per descrivere, in maniera superficiale e semplicistica, momenti inquadrabili in contesti molto più semplici e naturali. In questo caso, però, nel caso delle dimissioni di Benedetto XVI, qualche domanda sorge spontanea, soprattutto dopo l’ultimo tratto di vita di Papa Wojtyla, durante il quale il dolore e la sofferenza, che il mondo ha potuto vedere stampati sul volto del Papa polacco, hanno rappresentato l’essenza stessa del cattolicesimo. Che Joseph Ratzinger non fosse in perfetta forma, se n’erano resi conto in molti. Bastava osservarlo in televisione per capire come i suoi già scarsi sorrisi, fossero scomparsi del tutto. C’è da dire che il caso del “corvo” vaticano, il cameriere personale del Papa scoperto a diffondere documenti segreti, ha colpito Benedetto XVI meglio di un uppercut andato a segno. E che la motivazione addotta dal cameriere “L’ho fatto per proteggere il Papa”, abbia dato il colpo decisivo alla volontà del Pontefice di continuare a svolgere il suo ruolo di capo universale della chiesa cattolica. Sono mesi che nel segreto delle stanze d’Oltretevere, imperversa una lotta di potere senza soste né quartiere all’interno della Curia. Sono mesi che nessuno risparmia colpi bassi a nessuno, e che il cardinale Carrozziere, “vittima” apparente delle rivelazioni del “corvo”, non sia poi quel gran giglio di purezza che vuole sembrare. Già il legame a filo doppio con Silvio, e il di lui fratello Gianni Letta, qualche dubbio dovrebbe farlo nascere, sospetti non derubricabili nelle marchettone dell’8 per mille, nei contributi straordinari alle scuole cattoliche, ai giornali cattolici, alle sale cinematografiche parrocchiali, agli oratori, alle chiese restaurate con fondi destinati allo Stato, all’ex Ici ora Imu, alla copertura finanziaria totale dei grandi eventi. Il profilo di quello che è stato per anni un vero e proprio voto di scambio, va ben oltre il puro aspetto economico, e non nascondiamo una certa curiosità nel cercare di saperne di più. Che il cardinale Carrozziere sia inviso al 50 per cento della Curia romana non è un mistero e, forse, il desiderio del Papa di porre fine a un dissidio lacerante per la Chiesa, ha contribuito non poco alla decisione di dimettersi perché, per chi non lo sapesse, la fine del regno di Benedetto XVI si porta appresso anche quella del Segretario di Stato più potente degli ultimi 150 anni. Le cronache di questi giorni ci dicono che c’è un candidato Papa più forte degli altri, uno che rischia di entrare cardinale e di uscire Sommo Pontefice sul serio. Si tratta di Angelo Scola, l’arcivescovo di Milano che CL e la Lega vollero fortemente per cancellare quel post-comunista post-conciliare di DionigiTettamanzi. S.E. Scola (nessuna parentela con Ettore), ciellino ante litteram e professore di filosofia di Silvio Berlusconi, sembra abbia le carte in regola per prendere il posto di Ratzinger. E c’è un altro aspetto che convaliderebbe la non troppo nascosta voglia di diventare Papa del successore di Sant’Ambrogio; quando fra gli altissimi prelati ha iniziato a prendere corpo la voce che Benedetto XVI si sarebbe dimesso, il cardinale Scola ha incominciato a prendere le distanze da CL. Nessun altro commento è richiesto.
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