La tavola è ormai completamente apparecchiata per l’All Star Game 2015 a New York che si giocherà sul parquet del Madison Square Garden domenica 15 febbraio. Scelti i due quintetti, votati dai tifosi di tutto il mondo, e scelte le star che allieteranno le pause, Ariana Grande e Christina Aguilera, i 30 coach NBA hanno selezionato le 14 riserve – 7 per squadra – che completano i roster di Est e Ovest. Come sempre si viene a creare una grande discussione riguardante chi è stato selezionato e chi invece è rimasto a casa: in questo caso ha suscitato scalpore la mancata chiamata di giocatori come Lillard, Cousins, Knight e Korver, gente che ha lasciato un segno bello profondo in questa prima parte di stagione 2014-15.
Eastern Conference
#NBAAllStarNYC riserve Eastern Conference: Teague, Millsap, Horford, Wade, Bosh, Irving, Butler. Fuori Love, Rose, Korver, Knight
— Basketcaffe.com (@Basketcaffe) January 30, 2015
A Est spiccano tre nomi degli Atlanta Hawks, la squadra in vetta alla classifica di conference con addirittura 38 vinte e 8 perse e con 17 successi consecutivi (31 nelle ultime 33 gare): Teague, Millsap e Horford ci stanno assolutamente ma probabilmente avrebbe meritato di più la chiamata il tiratore Kyle Korver, il giocatore simbolo del gioco di coach Budenzholzer e che sta giocando una stagione senza uguali, visto che tira oltre il 50% da tre e dal campo. Gli Hawks hanno tre giocatori alla gara delle stelle per la prima volta dalla stagione 1979-80, quando furono chiamati John Drew, Eddie Johnson e Dan Roundfield.
Prima chiamata per Jimmy Butler, assolutamente meritata come rappresentante dei Chicago Bulls vista la sua esponenziale crescita rispetto alla passata stagione (da 13 a 20 punti di media). Ci sta chiaramente la scelta di Kyrie Irving dei Cavs, anche più di Kevin Love, perchè è uno dei talenti migliori di tutta la Lega e ha piazzato in stagione delle prestazioni da vero All Star, ultima i 55 punti contro Portland, e in più è l’MVP in carica dell’All Star Game. Infine la squadra è completata dai due veterani dei Miami Heat, Chris Bosh e Dwyane Wade, sempre chiamati nelle 5 stagioni giocate assieme. Forse bastava selezionarne uno solo e fare spazio a qualche altro nome, ad esempio Marcin Gortat degli Wizards, Brandon Knight dei sorprendenti Milwaukee Bucks di questa stagione, e uno degli Hornets fra Kemba Walker e Al Jefferson. C’è comunque l’incognita degli infortuni e Wade è proprio uno dei candidati a dare forfait: in quel caso uno tra Korver e Knight meriterebbe certamente la chiamata.
Western Conference
#NBAAllStarNYC riserve Western Conference: Durant, Westbrook, Thompson, Duncan, Aldridge, Harden, Paul. Fuori Lillard, Cousins e Conley
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Ben più complessa e agitata la questione per quanto riguarda l’Ovest. La quantità di talento e il record delle squadre ha fatto sì che i candidati ad una maglia per la partita delle stelle fossero decisamente tanti ma è anche vero che qualche chiamata è stata un po’ forzata. Spicca il nome di Tim Duncan, alla 15esima partecipazione all’All Star Game (come Shaq e Garnett): il 38enne veterano degli Spurs non ha rubato nulla, sta facendo una stagione eccellente in termini numerici e San Antonio è campione in carica, ma il caraibico non ha mai mostrato grande interesse per questo appuntamento e ci sono ragazzi che avrebbero meritato molto di più la chiamata.
Su tutti DeMarcus Cousins! Con Boogie in forma i Sacramento Kings a inizio stagione viaggiavano a ritmo playoffs poi, con lui fuori per infortunio e anche la cacciata di coach Malone, l’annata dei californiani è crollata. Questo non toglie nulla ai meriti di Cousins che, dopo un grande Mondiale con Team USA, sta viaggiando ad oltre 20 punti e 10 rimbalzi di media, unico con Anthony Davis e LaMarcus Aldridge, che però all’All Star Game ci saranno, giustamente per altro. Aldridge è stato inserito fra le riserve con Chris Paul, imprescindibile la sua presenza, con James Harden, capocannoniere della Lega ad oltre 27 punti a sera, con Klay Thompson, altro giocatore che non si poteva lasciar fuori, per il record degli Warriors con l’amico Steph Curry (prima volta dal 1992-93 che Golden State porta due giocatori, allora furono Mullin e Tim Hardaway), e per le incredibili prestazioni individuali, ultima quella dei 37 punti in un quarto contro i Kings (record NBA).
Completa la Western Conference il duo degli Oklahoma City Thunder, Kevin Durant e Russell Westbrook. Premesso che i due ci stanno all’All Star Game perchè fanno certamente entrambi parte della Top Ten dei migliori giocatori della Lega, ma probabilmente il record di OKC (23-23, fuori dai playoffs), e le tante gare saltate per infortunio, potevano spingere i coach a chiamarne uno solo dei due, magari KD, MVP in carica e assolutamente influente sulle sorti della squadra (secondo dietro a Anthony Davis per PER; OKC è 14-7 con lui, 9-16 senza). Al posto di Westbrook si poteva selezionare una delle tante guardie che stanno facendo bene in questa stagione, come Monta Ellis di Dallas, Mike Conley di Memphis e soprattutto Damian Lillard di Portland. Il caso di Dame è singolare ed è il giocatore che, con Cousins, ha fatto più di tutti “indignare” il popolo del web: il nativo di Oakland, già tagliato da Team USA per i Mondiali la scorsa estate, viaggia a oltre 21 punti di media ed è il più prolifico nei quarti periodi, in sostanza il più decisivo per le sorti della sua squadra. I coach hanno fatto scelte diverse ma una speranza c’è ancora: l’infortunio alla spalla che ha chiuso anzitempo la stagione di Kobe Bryant libera un posto in quintetto e di conseguenza uno fra le riserve. E’ molto probabile che il Barba James Harden, o al massimo Klay Thompson, parta fra i primi cinque, e di conseguenza Lillard, o al massimo Cousins, possa comunque partecipare al weekend delle stelle di New York.