Non tutti concordano sull’eccellenza di Gabriele Salvatores.
Parte della critica sostiene che all’inizio ha inventato un linguaggio, ma poi l’ha reiterato troppe volte (raccontare la fuga va bene, ma dopo un po’ bisogna cambiare tema).
Anche molti fans fanno presente che “Mediterraneo” non meritava un Oscar (vero. Anche perché preferirlo a “Lanterne rosse”…)
C’è chi dice che gira in maniera scolastica (girava in maniera scolastica) e persino che non ha mai fatto un capolavoro. Cosa su cui dissento nel modo più assoluto.
Personalmente ammiro sia la persona che il suo evidente e incommensurabile amore per il cinema.
Della persona dopo. Dell’amore subito.
Gabriele ha sessant’anni, ma la sua voglia di mettersi in gioco e di sperimentare, è tutt’altro che in declino. Tralasciando i primi due film e la famosa quadrilogia della fuga (di cui si è detto anche troppo), avviciniamoci ai film più recenti.
Sono uno diverso dall’altro. Per contenuti, montaggio, tecnica registica. Sembra che siano stati girati da tanti Salvatores, ognuno con la sua cifra stilistica. Non tutti riusciti, certo, ma ciascuno con qualcosa da dire.
“Sud”, film un po’ sgangherato, vanta almeno due pregi importanti: l’aperta denuncia della pratica del voto di scambio e una colonna sonora rabbiosamente bella.
“Nirvana” è il tentativo di confezionare un film di fantascienza italiano senza farci ridere dietro dal mondo intero. Nel complesso, quindi, riuscito. Nessuna comicità inconsapevole e un dignitoso dispiego di mezzi.
“Denti” (tratto da un libro di Starnone) è un film dai contenuti coraggiosi, girato in maniera originale e interpretato da un Sergio Rubini in stato di grazia. Non c’è che dire: oniricamente cupo. Ma interessante la riflessione psicanalitica, un colpo d’ala la sorpresa finale e memorabile il cameo di Villaggio. A me è piaciuto moltissimo, i critici (invece) l’hanno snobbato. Chissà poi perché.
“Amnèsia” ha una storia complicata di vite che s’intrecciano, cozzano, si sfiorano, a caccia della “seconda opportunità”. Amaro e originale. A tratti commovente. L’ho visto due volte a distanza di anni e la seconda mi è piaciuto molto più della prima. Prova che trattasi di film d’autore, altrochè.
E poi vogliamo parlare di “Io non ho paura”, tratto dal libro di Ammanniti? C’è qualcosa, in questo film, che faccia una grinza? Lo sviluppo incalzante, la bellezza della fotografia (d’autore, eh sì…), il colore del grano, l’ipnotico frinire delle cicale, il caldo che sembra di sentire sulla pelle. I dialoghi affilati come rasoi, la recitazione impeccabile. No. Nulla che faccia una grinza. Anche se Gabriele non aveva mai diretto bambini protagonisti e per la prima volta sulla scena.
Per me questo film è un capolavoro. Ebbene sì.
“Quo vadis baby?” l’ho trovato sinceramente bruttino. “Come Dio comanda”, inferiore alle aspettative (troppo bello il libro? Forse).
“Happy family”, invece, è delizioso. Me lo stavo facendo sfuggire, ma per fortuna, sono riuscita a noleggiarlo. Una pirandellata frizzante, moderna, con un montaggio freschissimo. Sembra il film d’esordio di un giovane talento.
E qui arriviamo all’uomo Gabriele Salvatores. E alla modestia divertita di un regista giovane dentro, appunto. Uno di quelli in eterna evoluzione, che non rinunceranno mai a cercare il soggetto folgorante, l’ottica originale e il graffio da maestro. Uno di quelli che sanno sempre sorprenderci.
L’ho conosciuto all’aeroporto di Berlino, durante un’attesa estenuante causata da una copiosa nevicata. Mio marito ha girato con lui uno spot, diversi anni fa. E ricordando la sua amabilità per nulla scostante, gli si è avvicinato per salutarlo e presentarmelo.
Un signore colto e gentile. Senza alcun vezzo da divo. Anzi: sinceramente curioso di tastare il polso al suo pubblico. Ci ha chiesto cosa pensassimo di “Come Dio comanda”, annuendo pensosamente alle critiche sul casting e quindi, con la spontaneità più serena del mondo, si è messo a raccontare il suo ultimo progetto. E gli ridevano gli occhi, gli s’illuminava il viso dall’entusiasmo.
Oggi sappiamo che comincerà a girare a fine agosto il suo film forse più ambizioso, tratto (anche questo) dal libro di uno scrittore russo.
Ci sono le news di “Educazione siberiana” un po’ ovunque, ormai.
E quindi tutti gli “in bocca al lupo” del mondo! Al cinema italiano, alla mitica Colorado e a Gabriele Salvatores: uomo, regista, viaggiatore e lettore appassionato.
Anche se personalmente gli ho già attribuito uno specialissimo premio alla carriera, non vedo alcun motivo per cui non debba sorprenderci ancora.
Ancora e ancora.