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"Taken at the flood" (1948) - letteralmente "seguire la corrente" - nasce dalle ceneri del secondo conflitto mondiale quando le incursioni aeree e i bombardamenti su Londra hanno da poco cessato di fare da eco sonoro e scenografico alla messa in scena delittuosa, che presto si consumerà.Una di queste bombe, tuttavia, è caduta sulla casa londinese del milionario Gordon Cloade seppellendolo in cantina con tutta la servitù. La giovane moglie Rosaleen e il fratello di lei, l'avventuriero David Hunter, stranamente si salvano dalla tragedia e diventano ricchi sfondati, grazie alla mancanza di un testamento che devolva tutti i beni del defunto Gordon ai suoi parenti più prossimi.
Termina il prologo e, con esso, anche la guerra ma, come tutti i conflitti, non senza che porti con sé strascichi e rancori. La difficoltà di trovare il cibo, il rincaro delle tasse governative e la penuria sono la gramigna che sta facendo salire la febbre da denaro. E di fronte ad una corposa - e moralmente ingiusta - eredità non può che aprirsi una caccia letale.
Anche la detonazione iniziale si propaga in onde per tutto il romanzo, rimbombando nelle orecchie dei personaggi, spostandone le esistenze e facendo esplodere una battaglia d'altro tipo, fatta di sotterfugi e menzogne, anche del cuore.
La coraggiosa Lynn Marchmont infatti, tornata in patria dopo aver servito nelle Ausiliarie della Marina britannica, dal conflitto armato passerà a quello disarmante dei sentimenti, costretta a scegliere tra il suo rassicurante e spento fidanzato Rowley Cloade e lo spericolato David Hunter, giunto nel villaggio di Warmsley Vale da Londra con la sorella ereditiera a rompere quella sicurezza e a sconvolgere la sua, come la vita degli altri.
Rosaleen, l'ereditiera, intanto teme per la propria vita messa in pericolo dalla bramosia altrui e quando alla locanda del villaggio giunge uno strano tipo che vuol provare a tutti i Cloade l'invalidità del suo matrimonio - e quindi l'inesistenza delle sue pretese al patrimonio - la situazione precipita. Lo sconosciuto viene trovato nella sua stanza con la testa fracassata da un paio di molle da camino e monsieur le detective Hercule Poirot entra finalmente in scena.
Proprio lui che, una sera di due anni prima, in una Londra sotto assedio, aveva ascoltato un'insolita conversazione al "Coronation Club" sull'esistenza di un precedente marito di Rosaleen e che ora capisce come il caso shakesperiano gli stia tornando utile nel presente per sbrogliare un intreccio che tiene uniti tre cadaveri.
"Alla deriva" è uno splendido decoupage di attraenti e disperati personaggi che non deludono, sobrio nei dialoghi, sferzante nelle considerazioni sulla natura umana e incisivo nelle descrizioni.
In un caleidoscopio fatto di parentele e ricatti, conversazioni carpite da una porta all'altra e morti imprevedibili - tutti si aspetterebbero che il mirino della Christie punti subito a Rosaleen ma non è così - non c'è pausa nella tensione, prevedibilità e lentezza nel mescolare le carte. La scrittrice è leale come sempre, ci dà una vera e propria lente d'ingrandimento per osservare i dettagli e ci urla gli indizi nell'orecchio senza lasciarli seppellire dal frastuono dei depistaggi e dei colpi di scena, in un libro che è un godibilissimo pacco ad orologeria, pronto a far deflagrare la verità in maniera emozionante. A spingere il bottone dell'ordigno sarà come sempre Poirot nel finale, ma con quella discrezione che ormai tradisce la poca simpatia di Agatha per la sua ingombrante creatura.
Non potrò mai dimenticare questa lettura e la pagina che stavo scorrendo quando le porte di quella sala si sono finalmente aperte restituendomi mio padre ancora intero ...
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