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Alla scoperta della Laguna Sud

Creato il 23 luglio 2010 da Ghezzo Claudio @GhezzoClaudio

 

Alla scoperta della Laguna Sud
Mestre Carpendo Bissuola – Venezia (Tronchetto) – Lido – Malamocco – ALberoni – Santa Maria del Mare – S. Pietro in Volta – Portosecco – Pellestrina – Ca’ Roman (e ritorno)

 

Percorso di 70 Km. Con la maggioranza su strada asfaltata, Brevi tratti su argini e piste sabbiose

L’itinerario si snoda lungo il litorale che separa e protegge la città di Venezia dall’Adriatico, racchiudendo all’interno tra mare e terraferma, tutto questo è chiamato Laguna. Quest’istmo è stato formato dall’opera del mare e dei numerosi fiumi sfocianti, ma non nella forma attuale. Con attente opere di deviazione fluviale, i Veneziani hanno plasmato il territorio fino ad ottenere solo tre ingressi dal Mare così rendendolo più difendibile dagli attacchi nemici con la costruzione d’enormi bastioni, di cui sono presenti significative tracce, allo stesso tempo proteggono la laguna dall’attacco delle maree. Visitandolo l’itinerario in primavera o in autunno inoltrato, si possono riassaporare le emozioni e gli odori di una località unica al mondo, in Inverno la nebbia radente, l’acqua, la visione è ancora più affascinante.

Partendo dal quartiere di Carpendo Bissuola, Per raggiungere L’isola del Tronchetto dove viene effettuato l’imbarco sul ferry-boat, attraversiamo alcuni scorci del fiume Marzenego “ chiamato anche oselin” è di Forte Marghera. Passiamo Per il Ponte della Liberta che divide la laguna in due scorci distinti in uno si notano le campagne è la Barena, nell’altro lato si ammirano le fabbriche di Porto Marghera. Saliti sul traghetto, si gode il panorama lagunare per circa venticinque minuti. Passando dal canale della Giudecca, e dal bacino S. Marco, dopo la splendida visione del Palazzo Ducale, Si raggiunge il litorale del Lido con approdo a S. Nicolò. Durante le operazioni di attracco, volgendo lo sguardo sulla riva opposta della vicina bocca di poto si ammira la struttura possente del Forte di S. Andrea. “Rappresenta la maestà e grandezza delle più famose fabbriche fatte dal fasto de’Romani”(Vasari) Costruito nel 1543 dall’architetto Sanmicheli sopra le rovine di una precedente struttura, il Forte di S. Andrea costituiva la principale linea di difesa della bocca di porto del Lido, Chiamata “Do Castelli”: Castelnuovo era appunto quello a S. Andrea mentre Castelvecchio, sulla sponda opposta, era quello a S. Nicolò sulla punta est rispetto a dove ci si trova ora. L’enorme bastione, definito dall’imperatore Francesco I d’Austria, come “esempio irripetibile di fortificazione militare” è stato oggetto di restauri dopo lo sprofondamento degli anni ’50. L’isola di S. Andrea fu adibita anche a prigione “nobile”; Scesi, si prende subito a destra per Riviera S. Nicolò,passando davanti all’antico complesso del cimitero ebraico sorto in un’ area concessa nel 1386 dalla Repubblica Veneta alla comunità ebraica. Si continua per Viale S. Maria Elisabetta “ove è situato il capolinea dei Bus e dei Vaporetti di Linea” seguendo sempre per la banchina fino a imboccare Via Gallo, lungo la quale si attraversano alcuni pittoreschi canali arricchiti da imbarcazioni. Al Km 3,4 a destra per Via D. Selvo poi Riva del Corinto lungo la banchina della laguna; questa strada e molto tranquilla in quanto circolano solo le vetture dei Residenti e i ponti sui canali sono tutti ciclopedonali. Appena giunti sulla banchina ,si vede a destra l’isola di S. Lazzaro degli Armeni è una bellissima panoramica sulla città di Venezia. Proseguendo sempre sulla destra si ammira passando il Lazzaretto Vecchio, in profondità si scorge L’isola di S. Clemente e a Sinistra S. Spirito. S. Lazzaro degli Armeni è una delle isole meglio conservate dell’intero arcipelago lagunare; l’isola infatti, alla caduta della Serenissima, riuscì ad evitare tutte le occupazioni militari che si susseguirono, grazie ad un singolare stratagemma: issando ad ogni cambiamento di regime, la bandiera turca,simbolo di extraterritorialità (vigent ancor oggi), è così sempre stata rispettata. Nell’ XII secolo, fu attrezzata a lebbrosario per isolare i contagiati dalla lebbra (il “mal di S. Lazzo”) provenienti di mercanti del Medio Oriente e successivamente nel 1717 fu donata agli Armeni sfuggiti alla persecuzione turca, tuttora residenti. L’Isola del Lazzaretto Vecchio nel 123 su ad accogliere persone e merci infettate dalla pestilenza, trasformando il monastero degli Eremitani Agostiniani, costruito nel 1250, in ospedale, primo al mondo nel suo genere. S. Clemente deve il nome alla chiesa edificata nel 1141 e dedicata a S. Clemente; dal 1873 al 1992 fu sede del primo manicomio in Europa esclusivamente femminile, oggi sede di un Albergo di Lusso. L’isola di S. spirito deve il suo nome alla congregazione dei Canonici Regolari di S. Spirito fondata nel 1423; nel 1806 divenne proprietà dei francesi che la utilizzarono come caserma e polveriera, ruolo che svolgerà fino al 1965. Alla Fine della banchina, si prende a sinistra per Via Colombo per immettersi nuovamente in Via Gallo che si procede costeggiando il galoppatoio. Oltrepassando il ponte sul canale, con molte imbarcazioni all’ormeggio, di volta a destra in Via F. Ongana che porta lungo la riva G. e V. da Spira; in profondità vede Porto Marghera. Alla fine della via si segue l’argine del canale pedalando su fondo erboso e sbucando nuovamente in Via Gallo, solo per attraversare il ponte sul canale stesso, per poi guadagnare la riva opposta, percorrendo così Fondo Pezzano, Riva Pasquali e, girato a sinistra , Via S. Coletti che riconduce in Via Gallo. Ora usufruiamo della pista ciclabile con fondo alquanto sconnesso, fino a costeggiare di nuovamente la laguna. Da questo punto possiamo ammirare perfettamente e abbastanza da vicino, L’isola di Poveglia con affiancato l’omonimo forte, denominato “Ottagono”. Fu il primo degli ottagoni difensivi ad essere costruito nel 1379 a difesa dell’isola. Esso era unito a Poveglia per mezzo di un ponte in legno. Il nome dell’isola è dato dall’antica via acquea Popilia che congiungeva Chioggia ad Altino. Detta via fu fatta costruire dal console romano Popilio Lena. Attraversando il ponte sul Rio Strocca, si imbocca Riva G. Diacono e fatti pochi metri si giunge al centro dell’antico borgo di Malamocco (Km 8 ) meritevole di una vista fra calli e campielli. Malamocco, antico Metamaucus (dal nome del fiume che ivi sfociava), fu sede del governo della serenissima allorquando il Dogato si trasferì da Torciello; successivamente, nell’810, il governo stesso si stabilì a Rivo Alto (l’odierna Rialto). Nel 1107 fu completamente distrutta per opera del mare e successivamente ricostruita. Continuando sulla Strada Comunale Alberini, poco avanti scorgiamo in laguna un piccolo isoloto solitario. Trattasi dell’ “Ottagono Abbandonato”. Il nome deriva dal fatto che detto ottagono non fu mai interessato dagli adeguamenti dei sistemi difensivi operati nella prima metà del XIX secolo; insieme a quello di Poveglia e di Alberini faceva parte di una serie di tre batterie a difesa dagli attacchi provenienti dal mare. Percorsa la Strada Comunale Alberini e arrivati a Piazzale omonimo, sei segue a destra, per un breve tratto, la Strada Marina che porta a incrociare Strada della Droma, dove si volta a destra e sopra il ponte che si incontra poco più avanti, si prende la piccola biforcazione a destra, entrando in strada dei Forti. Questa è una stradina sterrata in assenza totale di traffico che circoscrive, dal lato laguna, una zona militare costruita sui resti di uno degli antichi forti litoranei. Dove la via si discosta un poco dall’acqua, si nota sulla sinistra un cippo di contaminazione. Continuando sullo sterrato, si arriva al punto d’imbarco per raggiungere la parte opposta della bocca di porto di Malamocco in località S.M. del Mare (Km 11,4). Mentre si aspetta che il traghetto arrivi a destinazione, si può osservare, anche con l’aiuto del binocolo, l’ottagono Alberini (il meglio conservato) e quello S. Pietro (il Bastione).

Il senato della Serenissima decretò, il 6 luglio del 1571, la costruzione di questi ottagoni che, insieme all’ottagono abbandonato, costituivano la difesa del porto di Malamocco e del canale di S. Pietro. Le navi che fossero riuscite a forzare le imboccature dei porti presidiati dai forti avrebbero trovato, appena dentro la laguna, questi isolotti protetti da spesse mura ed inavvicinabili perché lontani dai canali navigabili. Queste postazioni fortificate sono state attive fino alla seconda metà del 1800, rimaneggiate nel tempo e ristrutturate per renderle idonee ai mutamenti delle strategie difensive susseguitasi negli anni. Sbarcati, s’imbocca la Strada Comunale dei Murazzi che costeggia da un lato il mare e dal altro la laguna. Sulla sinistra di questo tratto di percorso, si notano i resti del forte di S. Pietro; più avanti, alla fine di un rettilineo (Km 14,7) dove la strada abbandona l’acqua, si prende il viottolo a destra che porta a percorrere uno stupendo tratto d’argine, inizialmente libero, poi brulicante di numerose e pittoresche imbarcazioni da pesca, sull’argine, le reti poste ad asciugare. Arrivati in Strada Comunale della Laguna, ci si inoltra nel bellissimo borgo di S. Pietro in Volta.

Alla scoperta della Laguna Sud
Caratteristico porto di pescatori. Attorniata da basse case di pescatori, da pochi palazzotti, da orti e vigne, si nota la chiesa parrocchiale dedicata a S. Pietro, ricostruita nel 1777 sul precedente edificio secentesco, terminata nel 1844 con facciata neoclassica. Questa zona deve il suo nome al santo del giorno in cui i veneziani sconfissero gli Ungheri (29 giugno del 965), mentre “in Volta” ricorda la curva dell’isola. Si prosegue percorrendo vicoli, piazzette e banchine ricche di imbarcazioni, attraversando così anche il borgo di Portosecco.

La chiesa di Santo Stefano, ricostruita nel 1646, costudisce una reliquia del Santo. Caratteristico il campanile a cupola. L’interno è a una sola navata. Sull’altare maggiore la pala settecentesca rappresenta il martirio di Santo Stefano. Ancora oggi, durante le sere estive, si può scorgere qualche donna del luogo intenta alla nobile arte del merletto con il tombolo seduta all’aperto davanti alla sua casa in faccia alla laguna o qualche vecchio che ripara le reti da pesca. E’ questa un’antica tradizione, di lavorare e vivere per molte ore al giorno nella zona antistante la propria abitazione. Seguendo il corso di un cataletto ci s’immette sulla Strada Comunale dei Murazzi. La quale ci fa ammirare alcune cooperative di pesca che si occupano della distribuzione dei molluschi, si scorge un cantiere navale, Lungo questo rettilineo possiamo prendere una delle innumerevoli vie che ci riconducono alla Strada Comunale della Laguna che costeggia il paese di Pellestina, all’altezza della chiesa di S. Antonio. L’abitato di Pellestrina è il più popoloso dell’Isola e presenta le caratteristiche abitazioni dei pescatori dei colori sgargianti e un intricato disegno di calli e campielli. Pellestrina e formata da quattro quartieri legati ai nomi: “Busetto, Scarpa, Vianello e Zennari”, le quattro famiglie che ricostruiscono il paese dopo la completa distruzione avvenuta durante la guerra di Chioggia. Lungo il litorale di Pellestrina si trovano ben tre chiese e due oratori. Percorrendo la via che costeggia la laguna, fra orti e vigneti, ammirando i palazzotti e le case dei secoli XVI-XVII, s’incontra la chiesa di S. Antonio, edificata ai primi del settecento su preesistente oratorio seicentesco. L’interno è ad una navata. Continuando, ecco il Tempio Votivo dell’Apparizione, costituito da Andrea Tirali nel 1718, di forma ottagonale con due torrette. Il tempio custodisce un’antica immagine miracolosa della Vergine Maria; si ricorda in particolare l’Apparizione della Madonna nel 1716 ad un ragazzo, annunciandogli la vittoria della Serenissima contro i Turchi. Accanto, il Monastero dei S. Vito e Modesto, oggi in abbandono. Verso la punta sud dell’isola troviamo l’arcipetrale d’Ognissanti. Percorsa tuta la banchina con caratteristiche analoghe agli altri centri visitati ci s’immette nuovamente sulla Comunale, giungendo al cimitero e all’Imbarco della motonave per Chioggia, che segna la fine dell’abitato il percorso diventa sterrato fra Laguna e Murazzi, unico collegamento carrabile tra mare e Laguna. A metà circa di questo tratto, incastonata nel marmo della barriera che ci separa dal mare, insiste una enorme lapide con la scritta latina: “Ut sacra aestuaria urbis et libertatis sedes perpetuum conserventur col ossea moles ex solido marmore contra mare posuerunt curatores aquarum MDCCLI” (i curatori delle acque nell’anno 751 posero contro il mare un’opera colossale fatta di solido marmo affinché fossero conservati in perpetuo i sacri estuari, sedi della città e della libertà). Al termine della diga, si arriva in Località Ca’Roman.

Alla scoperta della Laguna Sud
L’oasi di Ca’Roman si trova all’estremità meridionale della laguna sud di Venezia. L’area rappresenta, con la caratteristica vegetazione del suo sistema dunoso, uno dei pochissimi ambienti litoranei sopravvissuti agli insediamenti balneari. Ma Ca’Roman è d’eccezionale interesse naturalistico soprattutto per le colonie d’uccelli di ripa, “ fratini e fraticelli”, che tornano a nidificare ogni anno dai primi di aprile a metà di luglio. Si trovano ancora i resti dell’antico forte omonimo nascosto dalla vegetazione, percorrendo fino alla lanterna per la segnalazione del porto. Da qui, volgendo all’indietro lo sguardo, la visione dello spazia a destra su tutto il litorale lagunare, a sinistra, sulle città di Chioggia e Sottomarina.

Siamo arrivati così al giro di boa dopo essersi riposati assaporando l’aria salmastra satura di iodio, e perché no, se la stagione lo permette, tuffandosi per una salutare nuotata, si fa a ritroso il percorso fino ad arrivare a S. M. del Mare per rimbarcarci sul ferry-boat che riporterà in zona Alberini. Perdere per pochi minuti il traghetto può rivelarsi una fortuna, siccome lascia il tempo per camminare sui ciottoli fino all’acqua e magari, trovandosi in questa zona quando cala la marea.

Dopo la traversata, sbarcati sulla sponda opposta, si prende la strada asfaltata Stradon Zaffi da Barca che costeggia il campo da golf, uno tra i migliori d’Europa, costruito sull’area dell’antico forte militare eretto nella prima metà del XVII secolo. Si segue ora Strada della Droma e di seguito, la Strada Vecchia dei Bagni. Cosi ripassiamo Mallamoco e Alberini Per ritrovarci al Lido così ci rimbarcheremo sul Ferry che ci porterà al Tronccheto. Al Lido prenderemo il Lungomare G. Marconi. Così potremmo ammirare Il Liberti ed il Lungomare.

Tra la fine dell’ 800 e gli inizi del ‘900 furono costruiti diversi edifici in un piacevole stile Liberty. Fra questi ricordiamo: villa Kamakura in via Cipro, caratterizzata da alcune vetrate colorate; villa Mon Paisr in gran Viale, dell’architetto Sullam (1906), con i suoi feri battuti e ‘liagò, con l’evidente  richiamo alla Secessione viennese; villa Gemma in via Dardanelli, tipico esempio di Art decò; villa Mirandolina sul Canale delle Qatro Fontane, dalle forme luminose ed eleganti; la farmacia Excelsior, in via S. Gallo, dai poggioli a conchiglia, disposti elegantemente sulla facciata; L’hotel Hungaria in Gran Viale, vasto edificio della facciata ondulata rivestita di ceramiche policrome ornate di figurazioni. Procedendo dalla fine del Gran Viale sulla destra troviamo le due spiagge più rinomate del Lido, Quella del Des Bains e quella dell’Excelsior, che traggono il nome dai rispettivi grandi alberghi. Il primo in stile mitteleuropeo, praticamente famoso al tempo della Bella Epoque, vide l’ambientazione del romanzo di Thomas Mann, “Morta a Venezia”, e girarsi le scene dell’omonimo film di Visconti. Il secondo, in stile neo moresco (907, architetto Sardi) caratterizzato da torrette, cupole e pinnacoli, ha ospitato numerose celebrità, in una cornice fiabesca e orientaleggiante. Nei pressi si affacciano, su di un vasto Piazzale sul mare, la moderna sede estiva del Ex Casino e il Palazzo del Cinema che vide nel 1932 la prima mostra internazionale d’are cinematografica.

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