Oggi vi racconto di due posti sull’isola di Creta che non hanno molto in comune tra loro, ma sono state le mie sole teppe nella parte orientale dell’isola.
Il primo dei due è l’Altopiano di Lasithi. Noi lo abbiamo visitato durante il primo giorno del nostro viaggio su questa incantevole isola e lo abbiamo raggiunto direttamente dall’aeroporto di Heraklion in circa un’ora e mezza d’auto su una strada molto agevole.
Essendo stati i primi chilometri che percorrevamo su questa terra greca, abbiamo apprezzato in modo particolare il percorso che ci ha portati all’altopiano poiché già soltanto la strada regala scorci affascinanti e verrebbe voglia di fermarsi ad ogni curva prima di arrivare a destinazione. Nel corso nei giorni ho poi imparato una cosa di Creta: ogni strada che si percorre regala meraviglie, tra l’altro quasi mai uguali le une alle altre.
L’Altopiano di Lasithi altro non è che una grande depressione posta tra le montagne della catena del Dikti. Questa enorme pianura si trova a 900 metri sul livello del mare e ospita campi coltivati e moltissimi frutteti: uno scorcio di rara bellezza.
La caratteristica identificativa di questo posto sono i mulini, anche se in realtà bisognerebbe dire ciò che resta dei mulini. Proprio all’ingresso dell’altopiano siamo stati accolti da tre meravigliosi mulini a vento in pietra con le pale di metallo e tela bianca. Ci siamo però resi presto conto che, benché dalla bellezza indiscutibile, queste tre costruzioni hanno uno scopo prettamente turistico. Una volta che ci siamo affacciati sull’altopiano abbiamo visto che i mulini in funzione erano pochi e comunque la maggior parte non aveva nemmeno i teli attaccati alle pale.
Ecco, questo è uno di quei casi in cui mi sarebbe piaciuto fare un salto indietro nel tempo, precisamente nel XVII secolo quando i mulini erano ancora utilizzati per la macina e per l’irrigazione e quando sull’Altopiano di Lasithi se ne contavano circa 20.000. Posso solo immaginare che colpo d’occhio dovesse essere la vista di 20.000 mulini dalle pale bianco lucente sparsi per tutta la vasta pianura. Oggi di mulini ne restano circa 5000 e solo pochi di questi sono in funzione.
La principale attrazione di questo luogo è la grotta di Dikteon (anche detta grotta di Psyhrò), dove si narra che Rea diede alla luce il figlio Zeus di nascosto, con l’intento di sottrarlo al padre Crono il quale aveva un’abitudine quantomeno discutibile: divorare i propri figli. La visita a questa grotta richiede però un po’ di fatica: la si raggiunge infatti con una salita di circa 15 minuti.
Il secondo posto di cui vi parlo oggi è il famoso Palazzo di Cnosso, il sito archeologico più importante di tutta Creta. Qui parto con una dritta a mio parere fondamentale: per visitarlo in tutta calma e senza ressa conviene essere tra i primi a staccare il biglietto al mattino (il costo dell’ingresso è di 6 euro). Noi ci siamo recati al sito alle otto del mattino e questo ci ha permesso di visitarlo prima dell’arrivo dei numerosi gruppi di turisti.
Il palazzo si trova vicino all’aeroporto, per la precisione a 5 chilometri da Iraklio. Le rovine di questo palazzo furono scoperte nel 1900 dall’archeologo britannico Sir Arthur Evans il quale si appassionò talmente a questo posto e al lavoro di scavi che vi dedicò ben 35 anni della sua vita. La visita dura in media un’ora e mezza e permette di farsi un’idea abbastanza chiara di come potesse presentarsi il palazzo nel suo periodo di massimo splendore, ovvero nel 1700 avanti Cristo. Ciò che sicuramente contribuisce ad aumentarne il fascino sono le fedeli riproduzioni degli affreschi , tra i quali svetta l’affresco del Toro.
Una raccomandazione che vale per entrambi i luoghi di cui vi ho parlato: fate molta attenzione ai cartelli se, come noi, siete sprovvisti di navigatore perché ce ne sono pochi e basta distrarsi un attimo che ci si perde per le strade dell’isola. Buona esplorazione!