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Allarme OMS: epidemia di obesità infantile

Creato il 17 gennaio 2015 da Lasfinge
Allarme OMS: epidemia di obesità infantile17/01/2014
In effetti è proprio un vero allarme quello lanciato dalla Organizzazione Mondiale della Salute sul dilagare della obesità infantile: i dati diffusi in seguito alla seconda riunione della Commissione ECHO, tenutasi il 13 e 14 gennaio, depongono per un aumento continuo della prevalenza di obesità nell'infanzia al punto che si prevede che dagli oltre 42 milioni di bambini obesi al di sotto di 5 anni registrati nel 2013 si possa arrivare addirittura a 70 milioni nel 2025.
L'obesità nell'infanzia espone ad una serie di rischi per la salute sia nella stessa età infantile, che in seguito nell'età adulta: aumentano infatti asma, ipertensione, disturbi muscolo-scheletrici, insulino-resistenza, steatosi del fegato, apnea ostruttiva durante il sonno e diabete di tipo 2.
Il grafico dell'aumento della obesità infantile sale dal 5% del 2000 al 6% del 2010 fino al 6,3% del 2013, la prevalenza di obesità al di sotto dei 5 anni aumenta in tutto il mondo, ma maggiormente nei paesi a basso reddito, soprattutto quindi in Asia ed Africa: nel 2013 ci sono stati 18 milioni di bambini in sovrappeso in Asia, 11 milioni in Africa e 4 milioni nei Caraibi e nell'America latina.
Evidentemente una situazione di questo genere va affrontata con campagne di tipo educativo, ma soprattutto garantendo a livello mondiale una adeguata possibilità di nutrimento per tutti: è abbastanza difficile convincere a mangiare meno una persona che non è sicura di poter mangiare anche domani ed ancora più dura persuadere una madre nutrice ad alimentare meno o diversamente il suo bimbo in un mondo in cui ogni giorno muoiono di fame 18 milioni di bambini, specie se alcuni di questi abitano nella stessa città e specie se quella madre non dispone di risorse economiche sufficienti per scegliere alimenti diversi per i suoi figli.
Il problema che va ad affrontare la Commissione, costituitasi in luglio 2014 è da gestire non soltanto con le campagne educative, ma innanzitutto con un piano di ridistribuzione delle risorse alimentari e questo coinvolge molti soggetti istituzionali e politici a livello internazionale.

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