Un prete che quasi nessuno considera un prete, piuttosto un combattente, un disubbidiente, “angelicamente anarchico” come lui stesso si definisce. Eppure, don Andrea Gallo, è un uomo di fede, con una vocazione forte, ispirata a Don Bosco, e da sempre al servizio dei deboli.
“La Chiesa è la mia casa e io ci sto bene” – ha detto - e il “Gallo”, come lo chiamano a Genova, ha sempre mantenuto con fermezza il proprio posto. Dagli anni del Carmine, la sua prima parrocchia, il suo è stato un impegno quotidiano contro gli affanni e le sofferenze della sua gente.
Un impegno affrontato con il Vangelo in una mano e la Costituzione italiana nell’altra. Un prete scomodo, insomma, che ha realizzato nella parrocchia di San Benedetto al Porto la sua comunità di accoglienza. Accoglienza per i poveri, per i disadattati, i perdenti, i sofferenti, i diversi, quelli che nessuno sa o vuole affrontare.
Il vangelo di Don Gallo, del resto, è quello di Dio ma anche quello della Resistenza, la lezione di un vecchio partigiano che ha unito la libertà all’amore di Cristo per dare e creare ogni giorno la speranza.