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Alle prese con un romanzo storico! Laura Bellini racconta la sua esperienza

Creato il 01 febbraio 2014 da Soleeluna
sPerché ho deciso di scrivere un romanzo storico? Questa è la domanda con cui ci siamo lasciati la volta scorsa. Ebbene, premetto di essere un tipo di scrittrice forse un po’ anomala. Ogni romanzo per me rappresenta una sfida e un motivo per migliorare mettendomi alla prova. Nessuno dei miei libri, o quasi, rientra nello stesso filone letterario, ma non solo. Anche se trovaste due romanzi da inserire nello stesso genere, vi accorgereste comunque che il mio stile è completamente diverso in ogni libro. Prendo come esempio le ultime pubblicazioni, non perché non vada fiera delle prime, ma mi rendo conto che il mio modo di approcciarmi alla scrittura ha subito enormi cambiamenti, tanto da non riconoscermi quasi più nella ragazzina che ha scritto Il coraggio dell’amore o in quella che si è lasciata trasportare dalla sua piccola saga composta da Lontano da te e Ancora tu. Non sono più nemmeno simile a colei che si è affacciata per la prima volta al panorama fantasy con I disegni imprevedibili del destino. Diciamo che la mia crescita inizia a evincersi dalla stesura de Il mondo dopo te: un fantasy. Ma non avevo appena sostenuto di non scrivere lo stesso generi di libri? Ebbene, Il mondo dopo te è scritto in un registro molto particolare. Tralasciamo il fatto che il romanzo parta dalla fine e che il lettore andrà a ritroso negli eventi per capire cosa ha portato la vecchia Hope su quella panchina e concentriamoci sullo stile. Il romanzo presenta un alternarsi di capitoli passato e al presente nei quali il lettore imparerà a conoscere Hope per quella che era e per la persona che è diventata, ma soprattutto parteciperà alle sue decisioni e ne comprenderà i motivi, vivendo, allo stesso tempo, il momento della scelta e scoprendone le conseguenze.

Il gioco dei ricordi è anch’esso un fantasy, ma anche qui assisterete a un cambio di registro in quanto, per la prima volta, questo romanzo è stato scritto completamente al presente. Non solo, la storia di Ayleen è influenzata dal passato e proprio in quel passato i lettori dovranno accompagnarla. E qui subentra il mio primissimo approccio con informazioni storiche inserite nel romanzo. Si parlerà di antica Roma, del terribile conte Dracula, del Cinquecento degli Sforza, dei nativi d’America e via dicendo.

I romanzi che seguono devono ancora vedere la luce, ma vi anticipo che Ho cercato il tuo nome, (titolo del tutto provvisorio, visto che Sparks ha avuto la brillante idea di copiarmelo!), restando ancora una volta nel genere fantasy, sarà un romanzo corale, tutto scritto in prima persona al presente, mentre quello che seguirà L’eco del tuo respiro è un ritorno alla terza persona al passato e a un genere più romance/avventura. Come avrete potuto notare, nessuno dei miei romanzi conserva mai le stesse caratteristiche del precedente. A questo punto, dopo aver terminato L’eco del tuo respiro, mi sono chiesta in che altra maniera avrei potuto mettermi in gioco. I registri stilistici li avevo ormai provati tutti, o quasi, mi mancava solo di cimentarmi in un genere nuovo che non avesse nulla a che fare con il fantasy o con il romance. Il pensiero di provare con uno storico aveva già fatto capolino nella mia mente alla stesura de Il gioco dei ricordi così non ho fatto altro che assecondare quella curiosità per rendermi conto se sarei stata in grado di portare a termine un progetto tanto impegnativo. Impegnativo, sì, perché lo storico, a differenza degli altri romanzi, comporta una preparazione del tutto particolare. Non pensate di potervi cimentare in questo genere con le sole vostre conoscenze scolastiche o andando a cercare trafiletti su Wikipedia. Purtroppo, (o per fortuna!), questo non è sufficiente perché altrimenti tutti saremmo in grado di prendere un paio di informazioni e trasformarle in romanzo storico. Una volta deciso di intraprendere questo tortuoso viaggio è stata la volta di scegliere l’epoca storica che avrei voluto trattare. A dire la verità non avevo dubbi a riguardo. Amo la Scozia da sempre, il risultato naturale di questa passione è stato scrivere la storia di questo luogo magico. Ma quale periodo scegliere? Sinceramente non ho trovato grosse difficoltà nemmeno qui. La storia scozzese è costellata di grandi uomini che hanno combattuto per la libertà della loro terra, ma dal mio punto di vista non esiste un momento più toccante che non la disfatta della speranza di questo popolo. SUGGERIMENTO: SCRIVETE UNA STORIA CHE VI INTERESSA perché passerete tanto di quel tempo a studiarla che se dentro voi non è presente alcun interesse per il passato del popolo che avete scelto e per la sua storia, allora vi troverete a rinunciare dopo poco tempo. A questo punto dovevo iniziare a reperire il materiale che mi sarebbe servito per la stesura del romanzo. Bene! Provate voi a cercarmi con un solo click informazioni utili, che non siano le due righe di storia raccontata sui libri scolastici, sulla Scozia in questo determinato periodo. Le prime ricerche sono state un buco nell’acqua, tutto ciò che trovavo erano i racconti della campagna di Charles Stuart, veramente riassunti, dal suo sbarco in Scozia alla disfatta di Culloden. Ma io queste cose già le conoscevo. Non mi serviva sapere a grandi linee, ma avevo bisogno di dettagli, dovevo riuscire a seguire il Principe passo dopo passo, conoscere il suo modo di confrontarsi con il suo esercito, le sue idee, il suo carattere. Ero costretta a dovermi immedesimare in un esercito composto da Highlanders, conoscere a menadito i clan che parteciparono alla sommossa, i loro motti, i colori dei loro tartan e non solo questo perché il romanzo non doveva essere incentrato sulla guerra, quindi avevo bisogno anche delle gente del popolo, dei nobili, dei loro usi e costumi, del gaelico… La mia storia non sarebbe stata incentrata sulla battaglia di Culloden, ma quell’episodio doveva solo diventare il centro focale della storia, il momento in cui tutto cambia, quindi avevo bisogno di informazioni sulla vita, sui pensieri e sulle abitudini degli scozzesi, prima e dopo la disfatta. C’erano molti personaggi storici da citare, The Butcher, Lord Balmerino, la corte inglese e loro non potevano essere solo comparse silenziose. I miei personaggi dovevano avere una casa, possibilmente la stessa in cui viveva il clan in cui li avevo inseriti. C’erano castelli da ricercare, distanze da conteggiare e tempi di percorrenza fra una città e l’altra. sarebbe stato facile usare Google Maps, non fosse per un piccolo dettaglio. bene che gli andasse, all’epoca si spostavano con carrozze, ma più spesso a piedi. Sono i dettagli a rendere un romanzo storico di qualità o a farlo diventare banale. Piccoli dettagli che possono sembrare insignificanti, come il sapone che usavano a quei tempi, ma che in realtà fanno davvero la differenza fra un lavoro accurato, (come deve presentarsi un romanzo con la pretesa di essere classificato come storico), e uno superficiale. gE ci sono stati testi da tradurre. Sì, tattiche militari in inglese, diari in inglese, racconti sulla sommossa in inglese, ritratti del personaggi in inglese… Avevo davvero paura di non farcela e spesso, incappando in una miriade di difficoltà, ho pensato di abbandonare il progetto trasformandolo in un romanzo che mi desse tregua. Ma io non ero sola mentre scrivevo. Ian e Eilís volevano che raccontassi la loro storia, mi spronavano a resistere suggerendomi come muovermi in mezzo a un mare in tempesta senza nulla cui potermi aggrappare. Decidere di voler scrivere un romanzo storico è semplice, farlo seriamente diventa un altro paio di maniche, quindi… FATELO SOLO SE SIETE DISPOSTI A PERDERE ORE DI SONNO, a perdere diottrie davanti allo schermo e a imbottirvi di aspirine per combattere il mal di testa dovuto alla frustrazione. Sapete quante volte mi sono io stessa domandata chi me l’avesse mai fatto fare? Eppure, amici, una volta che sarete arrivati alla fine di questo tormento, vi sembrerà di aver corso in una strada in discesa, ogni piccolo pezzetto del puzzle finirà per incastrarsi al suo posto, troverete reperti, diari, documenti su tutto ciò che vi serve perché è vero che la fortuna aiuta gli audaci. Sarete ripagati di ogni sforzo e fatica. Vi troverete a rileggere il vostro lavoro domandandovi quale fosse stato il punto in cui avevate deciso di mollare. Quindi volete sapere perché ho scelto di scriverne uno? Perché ho imparato tanto su una storia che mi affascinava, ma che non avevo mai approfondito. Perché sapevo che se fossi uscita vincitrice, sarei stata più forte e in grado di fronteggiare qualsiasi altra sfida futura. Ho scelto di farlo per mettermi in gioco, ancora una volta, testando la mia capacità di adattamento. L’ho fatto soprattutto perché amo scrivere. E scrivere una storia è un po’ come viverla! Ho passato mesi nel freddo e umido clima scozzese, ho visto le montagne con le cime innevate affacciata a una finestra di un un castello. Ho passeggiato nella brughiera con il suo manto di erica, ho respirato il profumo della natura selvaggia e incontaminata. Ho camminato passo passo accanto a un esercito composto da Highlanders, ho vissuto successi e sconfitte, ho avuto paura e ho esultato insieme a faloro.  Ho imparato che, molto spesso, il destino di un popolo è nelle mani di un solo uomo, un personaggio che ho amato e odiato allo stesso modo. Mi sono allontanata dalla Scozia provando una profonda nostalgia che si è mitigata solo dopo avervi fatto ritorno. Io ero lì, con loro, a distanza di quasi tre secoli, ma era come se quegli avvenimenti io li vivessi sulla mia pelle. Quando ho iniziato questo romanzo mi sono promessa, che al suo termine, avrei coronato il mio sogno di visitare questa terra che tanto mi ha dato pur io non vi abbia mai messo piede. Non l’ho ancora fatto, ma in un certo senso il mio viaggio l’ho ottenuto e quando i miei piedi si poseranno davvero in terra scozzese so che avrò la sensazione di essere già stata lì!

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