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Allenamento tecnico e mentale nel Security Coaching

Creato il 27 gennaio 2011 da Ekis Sport Coaching @Ekis_srl

Mental coaching e difesa personaleCiao e bentornato! La scorsa volta abbiamo visto le caratteristiche del coraggio e quali abitudini e atteggiamenti mettere in pratica per “sviluppare il muscolo del coraggio”.

Sono passi fondamentali che, se applicati con costanza, possono fare un’enorme differenza a parità di allenamento e oserei dire addirittura in caso di scarso allenamento e conoscenze tecniche (ovviamente questo non vuol dire che non è importante allenarsi, al contrario allenamento tecnico, fisico e mentale congiunti portano al massimo risultato).

Infatti in ogni essere umano è “preinstallato” un programma di autodifesa mirato alla sopravvivenza e quindi governato dalla parte più antica e istintiva del nostro cervello. Se non lo blocchiamo, se non lo sabotiamo, può funzionare ed essere sufficiente a metterci in salvo in buona parte delle situazioni. E’ un po’ come il programma basico presente su ogni computer per visualizzare testi, immagini, ecc. C’è, non costa nulla, impara a conoscerlo e potrai farci molte cose.

Come ogni programma, se intendi sfruttarlo in maniera efficace e addirittura affidargli la tua stessa sopravvivenza, è bene che dedichi un po’ di tempo a imparare ad utilizzarlo e a scaricare “gli aggiornamenti” sviluppati da chi lo utilizza ai massimi livelli.

Proprio per questo è importante scegliere una persona che abbia tutte le competenze, tecniche, fisiche e mentali per formare le persone alla sicurezza: questo è il Security Coach.

Il Security Coaching non è uno sport ma chiaramente ha molte attinenze con l’allenamento agonistico (rif art 1) e questo riguarda anche la triade allenamento tecnico-fisico-mentale di cui abbiamo parlato prima.

Se ti piace la metafora informatica, per svolgere un lavoro di alto livello dobbiamo avere un hardware adeguato (forma fisica) un software efficace specifico e aggiornato (tecnica) e dare una adeguata formazione all’operatore (mental training).

Dando per definito l’hardware e la scelta del software, vediamo ora come opero sul fronte tecnico-mentale. Ti consiglio qui di rivedere l’articolo di Sara che illustra molto bene il ruolo dell’allenamento mentale.

Il mio compito  è quello di allenare le persone ad eseguire un gesto complesso, per quanto biomeccanicamente logico e coerente, da esprimere in una situazione inaspettata e di massimo stress (un’aggressione). Detto questo ho due aree a livello mentale su cui lavorare:

  1. a. condizionare in maniera precisa e automatica il gesto
  2. b. ridurre gli effetti negativi dello stress (distress) e trasformarli in motivazione alla sopravvivenza (eustress)

Oggi vediamo come opero praticamente a lezione sul primo punto:

Routine di presentazione e condizionamento di una tecnica:

  1. Dimostrazione dal vivo a velocità reale e ripetuta cambiando l’angolo di osservazione dell’allievo;
  2. Dimostrazione a rallentatore spiegando i dettagli dei vari passaggi e rottura della tecnica in step;
  3. Prima esercitazione pratica per sperimentare le sensazioni fisiche;
  4. Nuova demo con approfondimento dei dettagli e in certi casi anche con il supporto di  filmati per imprimere nella mente il gesto “perfetto”, l’eccellenza da modellare;
  5. L’allievo lavora mentalmente a occhi chiusi visualizzando se stesso, in modalità dissociata, eseguire la tecnica. Vengono eseguite diverse ripetizioni, e una volta definita l’immagine, si lavora sulla dimensione, sulla luminosità e su altre submodalità fino a sviluppare una sensazione di fiducia;
  6. L’allievo passa alla modalità associata, calandosi totalmente nella parte, vivendo emozioni e sensazioni. Qui la visualizzazione è in prima persona e anche in questo caso si lavora sul settaggio delle submodalità e sulla velocità delle esecuzioni e delle ripetizioni. Questa fase, che viene ripresa più volte nell’evoluzione dell’allenamento, viene riproposta a livelli crescenti di difficoltà
    1. Il primo livello consiste nell’immaginare l’aggressione sul proprio schermo visivo e mettere in atto la tecnica muovendo totalmente il corpo;
    2. Al secondo livello, a fronte dell’immaginazione della stessa aggressione, l’allievo impara a immaginare la propria reazione (sempre in modalità associata) limitandosi a fare micromovimenti con il corpo;
    3. Infine l’allievo arriva a svolgere mentalmente tutta le scena, senza muovere fisicamente il proprio corpo, e questo anche stando in una posizione diversa (ed esempio stando seduti e immaginando un’azione che si svolge in piedi o a terra)

Una volta acquisita dimestichezza con questa capacità di visualizzazione, è molto facile per gli allievi allenarsi in continuazione a livello mentale, creando ogni volta nuovi scenari e nuove situazione e questa è la chiave per mettere la nostra mente in condizione di poter affrontare istintivamente una situazione di aggressione inaspettata.

Questa tappa è il cuore dell’allenamento mentale e quella che, come si usa dire, “fa la differenza!” E’ molto importante qui introdurre progressivamente le emozioni che si provano nel momento dell’aggressione: sorpresa, paura, rabbia, ecc.

Più la visualizzazione sarà vivida, densa di dettagli e di emozioni, e maggiore sarà il risultato;

  1. Infine gli allievi tornano ad allenarsi fisicamente in coppia (o gruppi a seconda delle situazioni) e le prime volte rimangono totalmente stupiti di quanto sia cambiato il loro livello di efficacia dopo una mezz’ora di allenamento mentale!

Puoi applicare questa routine a qualsiasi tecnica di autodifesa. Il risultato sarà fenomenale tanto più quanto la tecnica stessa sarà biomeccanicamente logica e soprattutto basata sulle reazioni istintive di sopravvivenza in situazioni di alto stress. Per questo motivo, dopo aver studiato diversi sistemi, ho adottato il krav maga che ritengo essere il miglior “software” da installare, proprio perché basato scientificamente sulla biomeccanica e sull’istintività.

In ogni caso ti invito ad applicare il metodo che ti ho esposto a qualunque attività di apprendimento.

Grazie per l’attenzione e… resta collegato, perché nelle prossime puntate entreremo nella parte più affascinante, quella di come rivolgere a nostro favore le emozioni, anche quelle apparentemente più negative.

Buon allenamento.

Federico Fogliano
Di Federico Fogliano


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