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Allenare la fatica con l’allenamento

Da Marcofre

Questa è una frase di Pietro Mennea. C’è qualcosa di eroico in quello che questo atleta affermava, che dimostra il giusto modo di affrontare le cose. Non puoi vincere la fatica, però puoi allenarla. Invece di cancellarla dal proprio orizzonte, meglio affrontarla. Mi pare un’ottima lezione per chiunque: non è possibile cancellare i propri limiti. Meglio allora lavorarci affinché diventino nostri alleati.

È qualcosa che anche chi scribacchia dovrebbe tenere in conto. C’è questa leggenda secondo la quale un autore produce sempre o quasi opere perfette. Invece dopo che si impara a leggere sul serio le opere, ci si rende conto che non è mai la perfezione quello che muove un autore. Bensì l’efficacia. E comunque un autore non riesce mai a eliminare i suoi difetti, ma grazie a essi ottiene quello che desidera.

Non è semplice da spiegare: però si tratta di considerare i propri limiti come risorsa, di cui però non conosciamo  ancora i mezzi per sfruttarli. È come avere un giacimento di petrolio e nessuno strumento per estrarlo. Come si può intuire, svelare il trucco per riuscire nell’impresa è privo di senso. Non lo so, e si tratta di una sfida che si può vincere solo se ci si impegna. Ma la scrittura è una faccenda del tutto personale, e la soluzione a questa sfida non si trova certo in qualche libro o in un post.

Di certo la scrittura è soprattutto riflessione, non solo sulla storia, bensì sul sistema più opportuno per risolvere i problemi che la storia regolarmente pone. Guai a pensare che la storia arrivi bella e servita. O che sia in grado di risolvere da sé ogni cosa. Ci sono innanzitutto gli aspetti pratici: se il personaggio prende una casa in affitto, i contatori sono sigillati? Oppure no? Qualunque sia la risposta, ci deve essere una ricerca per capire cosa comporta il subentro e/o la voltura.

Ma questi aspetti del tutto secondari (benché esistano autori che non se ne curano affatto perché sono troppo artisti per farlo), non possono offuscare il resto del problema. Non si scrive mai la stessa storia (benché spesso certi temi ricorrano sempre), ma questa spesso in filigrana porta con sé un dono. Purtroppo, chi scrive non lo sa riconoscere affatto. È duro di comprendonio, però sa che da qualche parte c’è.

Probabilmente è qui che ci si scontra con i propri limiti. Si arriva a toccare con mano che ci si è inoltrati in un territorio inedito, e lì la nostra preparazione culturale, la nostra sensibilità, paiono girare a vuoto.

Che fare?

Ribadisco: non ne ho idea. Di sicuro non si possono adottare soluzioni imparate leggendo altri autori. Quelle hanno funzionato bene con loro, non possono replicare quella magia con noi. È come indossare abiti che non ci appartengono. Meglio prendere atto di quello che siamo, e lavorare solo su quello. Chissà che la soluzione non sia nel talento. Forse è lui che ci aiuta a sfruttare i nostri limiti come se fossero una risorsa. E sono sul serio una risorsa.


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