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Allo stato attuale

Creato il 29 agosto 2011 da Malvino
Come era facilmente prevedibile, i privilegi del clero cattolico risultano intoccabili. Parte dell’opinione pubblica ha tentato di metterli in discussione, e non già per abolirli, ma solo per adeguarli alle difficili condizioni economiche del paese, senza trovare un solo esponente del ceto partitocratico disposto a farsene carico.Dalle pagine di Avvenire, per voce di Angelino Alfano, il Pdl rinnova la stretta intesa con le gerarchie ecclesiastiche che Silvio Berlusconi aveva sigillato, all’indomani della sua vittoria elettorale del 2008, con una frase degna di passare alla storia: “Il Governo non può che compiacere il Papa e la sua Chiesa”. Il sostegno che la Segreteria di Stato Vaticano e la Cei avevano dato al centrodestra nel corso della campagna elettorale era stato pieno, la maggioranza parlamentare della quale godeva il Presidente del Consiglio era solidissima, gli scandali riguardanti la sua vita privata erano ancora da venire, il “caso Boffo” non aveva ancora rotto l’incanto, la crisi economica internazionale sembrava volgere al termine e comunque la posizione dell’Italia sembrava relativamente solida, di là dai guasti strutturali di sempre. Di lì a poco, in una impressionante catena di eventi a lui sfavorevoli, Silvio Berlusconi si sarebbe trovato in serie difficoltà su molti fronti, il clero cattolico avrebbe cominciato a smarcarsi, ma il dovere del Governo di compiacere il Papa e la sua Chiesa non sarebbe mai venuto meno sulle questioni rilevanti: i privilegi del clero cattolico in pressoché ogni settore della vita pubblica venivano mantenuti, consolidati e, per quanto possibile, accresciuti.Ben al di là della conferma di un impegno a salvaguardare gli interessi vaticani sul territorio italiano, Angelino Alfano fa sue (“toto corde”) le ragioni che il giornale dei vescovi ha opposto a quanti si sono limitati a chiedere se la Chiesa fosse disposta a fare la sua parte a fronte di una manovra finanziaria che dovrà far cassa per oltre 40 miliardi, con l’intento dichiarato di tagliare le aree di privilegio: “per attaccare la Chiesa si usano cifre fantasiose e si inventano privilegi che non esistono”, “le sue presunte ricchezze sono ricchezze dei poveri”, “si è usato l’arnese rugginoso di un concetto di uguaglianza fasullo”, a farlo erano stati i soliti “nichilisti professionisti, con la loro cultura della morte e dell’edonismo vuoto”. Non diversamente è stato per il maggiore partito di opposizione. Alcuni ex democristiani hanno subito liquidato come provocatorie le richieste di una equiparazione fiscale tra gli immobili di proprietà ecclesiastica destinati ad attività di natura “non esclusivamente commerciale” (e qui, una volta per tutte, c’è da chiarire che, dove il clero cattolico intraprende, nulla ha dichiarato fine esclusivamente commerciale), e poi è ufficialmente intervenuto il segretario, Pierluigi Bersani, a dimostrare tutta la sua goffa malafede invitando “chi discute di Ici e Chiesa” a “farsi un giro nelle Caritas” (come se fossero in discussione le sedi della Caritas).La Lega ha evitato addirittura di esprimersi, in tutte le sue componenti, e così l’Idv di Antonio Di Pietro e i comunisti di Nichi Vendola. Qualche sussurro incomprensibile del Terzo Polo, ma intuibile come di fastidio a faccenda oziosa. Unici a parlare, i Radicali italiani di Mario Staderini e i Socialisti di Riccardo Nencini, in tutto sei gatti, che, trovandosi, hanno pensato bene di sollevare l’attenzione anche sull’8xmille, altro problema senza soluzione.In generale, possiamo concludere che il nostro ceto politico non riesce a considerare privilegi quelli che dal Concordato del 1929 ad oggi sono maturati in posizione di prerogativa della Chiesa nei confronti dello Stato. D’altro canto, la Chiesa li rivendica come diritti che ormai sono inestricabili da quelli relativi alla libertà di culto. Su questo punto trova sostegno in un ceto politico che, fatta eccezione per forze prossime all’irrilevanza, è complessivamente organico al sistema entro il quale Stato e Chiesa hanno ampie aree di comune interesse a trasformare la cittadinanza in sudditanza. Allo stato attuale, questo sistema è inattaccabile. Chi ha sollevato la questione dei privilegi della Chiesa non poteva aspettarsi che averne conferma, e poi nientaltro. 

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