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ama la tua città!

Creato il 04 luglio 2011 da Luci

c’è, su internet, un giornale locale, che riporta le notizie accadute in città.

rispetto a un giornale locale “normale” ha, in più, il fatto che i lettori possono commentare.

secondo me è cosa buona e giusta, è divertente, a volte permette di confrontarsi e regala al lettore la possibilità di dire la sua e essere letto, invece che ascoltato, al bar, da una barista assonnata.

questo non vuol dire che i commenti siano diversi da quelli del bar, intendiamoci. il fatto che siano scritti nero su bianco e in un posto dove virtualmente tutti li possano leggere non li nobilita di certo.

la stessa cosa vale anche per questo mio sfogatoio personale, per carità, vale per tutta internet.

ma diciamo che leggere tanta “lucchesità” tutta insieme, a volte può generare scoramento.

provo a spiegare, ai non lucchesi, cosa sia la lucchesità.

la lucchesità è un sentimento ostentatamente vantato dai lucchesi di equidistanza dal mondo e dalle cose, di laissez faire, di qualunquismo, direbbe quella minoranza di lucchesi che, come me, la “lucchesità” non la sopporta e per questo motivo non governerà né cambierà mai questa città.

la lucchesità è il non cercar rogne, non esporsi, non farsi mai notare per una presa di posizione, anzi, stigmatizzare coloro che lo fanno, andando sempre a cercare il retropensiero, quello che non viene detto ma tanto mica siamo fessi, si sa dove si vuole andare a parare.

la lucchesità è girare con le ciabatte e la canottiera pensando che il male del mondo siano i giovani, gli zingari e la politica, che tanto si sa, sono tutti uguali.

la lucchesità è votare sempre il più forte e il più potente, anche se sono tutti uguali comunque si vota a destra, poi si va a dire che sono tutti uguali perchè sotto sotto puzza il culo.

la lucchesità è un blocco a crescere, una morsa terribile che stringe fra la tradizione soffocante e il progresso che non riesce a farsi strada.

la lucchesità sono i paesi e le campagne, la lucchesità è il cinismo del commerciante, la mentalità da bottegaio, l’amore per i soldi che ti fa vivere da povero anche quando i soldi ce li hai.

la lucchesità è pensare che chi vuole cambiare queste cose sia un pazzo, un irresponsabile, ma che, soprattutto non ami lucca.

se è così no, non la amo, perchè la sogno diversa, sogno una città da amare dove la gente si saluta per strada invece di farsi la radiografia per scoprire dove hai comprato i vestiti, sogno una città con posti per ritrovarsi e discutere, e non soltanto per gli amici delle piante grasse, delle torte alla crema o delle sacre tradizioni medievali, sogno un’agorà, un posto dove si possa dire quello che si pensa guardandosi negli occhi e non nascosti dietro a un link, dove il rito sacro della domenica “messa, pasticceria, pranzo dalla suocera, mercatone uno” sia UNA possibilità di passare il tempo e non l’unica.

forse sogno un’altra città.


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