
Il simbolo del partito, per metà preso dal nome del suo leader. Quel retrogusto di maoismo che sta in Ronchi quando dice “caro Gianfranco”. Il pop un po’ trash di Menia. La retorica del Manifesto d’Ottobre, enfio di anafore da spot pubblicitario o, a piacere, da mantra autogeno. Sì, un po’ di Berlusconi è rimasto appiccicato a Fini, ma lo strappo adesso pare intero, e non solo sul piano della bassa politica: almeno sulla carta, c’è una nuova destra. Democratica e liberale, pare. Europea, come suol dirsi.Per dieci dodicesimi è la nuova destra che sembrava impossibile fino a cinque anni fa, quando a pensarla possibile c’era solo L’Indipendente di Guerri, che per pensarla possibile con troppo anticipo fu licenziato dall’editore, un certo Bocchino. In politica i tempi sono tutto, e io pensavo e penso che fosse An ad essere ritardo. Sempre tardi che mai.





