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Amare a prescindere: Faber e la cura del disagio psichico

Creato il 29 agosto 2013 da Sulromanzo
Autore: Daniele DusoGio, 29/08/2013 - 14:30

Fabrizio De André, Dori GhezziFaber in Mente. Potrebbe essere il titolo dell’ennesimo spettacolo in memoria di Fabrizio De André, invece è qualcosa di più: è un progetto che aiuta ad affrontare il disagio psichico (anche) per mezzo delle canzoni di Faber. L’esperienza, raccontata anche tramite il sito Amicidellamente.org, prosegue ormai da quattro anni, offrendo sostegno, strategie e soluzioni concrete al disagio a singole persone e a intere famiglie (perché il disagio psichico è, in gran parte dei casi, una malattia sociale).

Ora tutto questo è anche in un libro di Gabriele Catania, psicoterapeuta dell’Unità Operativa di Psichiatria dell’Ospedale Luigi Sacco di Milano, nel quale ha fondato e presiede l’Associazione Amici della Mente Onlus, oltre a dirigere un Centro di Psicoterapia impegnato nella “lotta allo stigma psichiatrico”.

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Il volume si intitola La terapia De André, come comprendere il disagio psicologico attraverso le parole del grande cantautore (ed. Sperling & Kupfer, 197 pagg., 16 €) e racconta le vicende di casi clinici parafrasando alcuni dei testi delle canzoni del cantautore genovese. Così la Canzone del padre diventa Canzone del padre depresso, Un medico diventa Un medico ossessivo, La ballata dell’amore cieco (o della vanità) diventa La ballata dell’amore di vetro (o dell’anoressia), con una sovrapposizione di elementi clinici reali ai tratti esistenziali dei personaggi raccontati da De André che regala voce ad un mondo troppo spesso chiuso nel silenzio. Perché spesso il problema della follia è proprio nella negazione del linguaggio del folle.

Attraverso le storie di alcuni dei suoi pazienti, Catania illustra la condizione primaria per risolvere moltissimi problemi, ossia “amare a prescindere”. Solo accettando l’altro “con un atteggiamento costruttivo anche se ci delude, anche se è diverso da noi”, è possibile instaurare quell’empatia, sempre presente nei testi di Faber, per mezzo della quale ci riconosciamo tutti uomini di pena, e proprio in questo uguali tra noi, ognuno con gli stessi diritti dell’altro e, soprattutto, con la stessa dignità.

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