Due notizie si stagliano on modo particolarmente plastico nella settimana ormai al termine, una internazionale e l’altra prettamente italica: la prima è senz’altro l’acquisto di Goodreads da parte di Amazon, ben descritto e commentato in questoarticolo di Jeremy Greenfield: “ La maggior libreria ora è proprietaria del maggior social network di libri e lettori”, dice l’articolo, che riporta vari punti di vista, compreso quello di Mike Shatzkin, che come sempre non parla per perifrasi: ““It’s a really smart acquisition by Amazon and it goes to show that the competition missed a chance.” L’articolo va letto integralmente, ma sicuramente la mossa di Amazon sarà gravida di conseguenze, soprattutto per Barnes & Noble, che rischia di essere ulteriormente tagliata fuori dai grandi giochi.
La notizia nostrana viene dal solito ministro Profumo, che ci riprova e tenta di imporre al più presto libri di testo scolastici su supporto non cartaceo. La reazione degli editori è stata immediata e, come era prevedibile, non positivissima (ma c’è anche chi, come RCS, ha prontamente replicato con un prodotto a suo dire innovativo, il cosiddetto ebook+): ne hanno parlato già molti, compreso il Giornale e Wired Italia e, riassumendo le argomentazioni, quelle più consistenti e condivisibili riguardano da una parte l’impreparazione degli insegnanti (comunque colmabile con un po’ di buona volontà e seminari specifici) e dall’altra l’annosa scarsezza di risorse sia economiche sia tecnologiche delle scuole. Ho scritto a questo proposito vari post e quindi rischierei di ripetermi. Vorrei invece mettere in evidenza un post altrui, molto arguto e intelligente (e non c’è da stupirsi, visto che l’autore e’ @iscarlets): è stato un bene che lo abbia letto prima di scrivere questo mio post, perché il mio punto di vista iniziale era più prudente e in sostanza avallava i dubbi riguardanti le tante carenze ancora presenti nel mondo scolastico di fronte al digitale: carenze di tipo organizzativo, metodologico, tecnico, didattico.
Invece, leggendo le ragioni di Ivan, devo dire che mi ha convinto. Ecco le sue parole: “io penso che questa cosa sia stata fatta male e in fretta, ma che si debba fare, e che – giunti a questo punto – un’accelerazione sia necessaria.
Essere costretti a fare le cose a volte è l’unico modo per assicurarsi che vengano fatte. Se aspettassimo i tempi e le esigenze delle case editrici probabilmente dovremmo prepararci ad attendere una ventina d’anni, ed è sinceramente qualcosa che non ci possiamo permettere: le conseguenze sarebbero troppo gravi, sotto tutti i punti di vista.”
Ebbene, concordo. Vale in questo caso l’adagio “Il medico pietoso fa la piaga purulenta” considerando come piaga non solo l’atavica lentezza italica nel prendere decisioni, ma soprattutto la condizione sempre in retroguardia della scuola, legata a una cultura sorpassata, a metodi ancora troppo poco dinamici e innovativi. E’ inutile continuare a opporre resistenza a un qualcosa che è ormai tra noi, nell’uso quotidiano di adulti e ragazzi, e il cui rifiuto corrisponde ad un rifiuto della realtà stessa.
Ultimo link, piuttosto sostanzioso per lunghezza e argomenti: si tratta di un lungo articolo su Publishing Perspectives, dove si parla della crisi del settore, di librerie, di editoria per bambini e ragazzi e di moltissime altre cose interessanti e molto attuali. Prendetevi un po’ di tempo e leggetelo con calma, magari approfittando della pausa pasquale.
Ah, a proposito: auguri.