Come ogni anno, quando arriva l’estate si parla di “allarme ozono” come se la cosa non interessasse durante tutti gli altri mesi dell’anno, ma a dire il vero si ritorna sempre sulla necessità di cautelarsi dallo “smog estivo”, un male che uccide ogni anno 21 mila persone e causa 14 mila ricoveri legati a problemi respiratori. Un killer silenzioso ma letale, provocato dall’inquinamento che è più dannoso di qualunque chiacchierato batterio. Ancor più in Italia, dove i livelli di inquinamento raggiunti negli ultimi anni hanno destato l’allarme dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA).
L’agenzia europea ha di recente pubblicato un rapporto da cui emerge che tutti i Paesi europei hanno oltrepassato i limiti imposti, con una media giornaliera di circa 120 microgrammi di ozono per metro cubo di aria.
Sembra infatti che le emissioni di molti inquinanti atmosferici siano calate drasticamente dal 1990, con un conseguente miglioramento della qualità dell’aria nella regione, così scrive D’Agata, responsabile di un dipartimento tematico dell’IDV. Tuttavia, dal 1997 le concentrazioni di particolato e ozono nell’aria non registrano miglioramenti significativi nonostante il calo delle emissioni. Una percentuale significativa della popolazione urbana europea vive ancora in città in cui si superano alcuni limiti imposti dall’Unione europea per la qualità dell’aria (fissati per la protezione della salute umana). Una serie di paesi sforerà anche presumibilmente uno o più tetti di emissione legalmente vincolanti entro il 2010 per quattro importanti inquinanti atmosferici. Il bisogno di ridurre l’esposizione all’inquinamento atmosferico rimane una questione importante.
Mentre in Italia, asserisce D’Agata in una sua nota stampa, il trend all’inverso. Noi italiani infatti nel 2010, siamo stati l’unico Paese ad aver superato la soglia limite per oltre 50 giorni (54 giorni). La situazione più allarmante è stata registrata nella provincia di Lecco, a Valmadera, dove il record è stato di 240 microgrammi per metro cubo ottenuto per 4 giorni. In particolare, i dati hanno assegnato la maglia nera all’Italia. In generale, dunque, la maglia nera va alle città del Nord, tra cui Milano, Monza, Novara, Bergamo e Padova, seguite da quelle del centro come Perugia e Terni e al sud da Siracusa e Taranto.
Le categorie di popolazione particolarmente suscettibili ai rischi di esposizione ad ozono sono:
i bambini, le donne in gravidanza, gli anziani, chi svolge attività lavorativa e fisica all’aperto e in particolare:i soggetti asmatici, i soggetti con patologie polmonari e cardiologiche
I dati non sono confortanti e, Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” suggerisce di evitare le prolungate esposizioni all’aperto nelle ore più calde della giornata e riducano al minimo, sempre durante le stesse ore, lo svolgimento di attività fisiche affaticanti (passeggiate in bicicletta, gare, attività sportive in genere) che comporterebbero un aumento dell’impegno respiratorio.
E’ opportuno svolgere tali attività nelle prime ore della giornata (non oltre le ore 10 del mattino) oppure nel tardo pomeriggio o alla sera (dopo le 18).
Magazine Ecologia e Ambiente
Ambiente e Ozono: secondo l’EEA è l’Italia lo Stato più inquinato
Creato il 29 giugno 2011 da Yellowflate @yellowflatePossono interessarti anche questi articoli :
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